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Dichiarazione di Nicola LATORRE

Alla data della dichiarazione: Senatore (Gruppo: PD) 


 

PSE. «Nel gruppo hanno prevalso scelte nazionaliste, non europeiste» - INTERVISTA

  • (21 novembre 2009) - fonte: Corriere della Sera - Maria Teresa Meli - inserita il 21 novembre 2009 da 31

    Massimo D’Alema l’inglese lo conosce poco o come dice il Financial Times lo parla male ed è questa una delle ragioni per cui la sua candidatura è stata bocciata?

    «Lo conosce, lo conosce»: a rispondere è Nicola Latorre, vicecapogruppo del Pd al Senato, nonché dalemiano doc, che punta l’indice contro il Pse: è colpa dei socialisti europei se l’ex ministro degli Esteri non è riuscito a diventare Mister Pesc.

    D’Alema ci sperava e ora...

    «D’Alema ci sperava, è innegabile, e c’è una certa amarezza personale da parte sua, anche perché, vista la sua esperienza di ministro degli Esteri quel posto faceva per lui, ma la profonda amarezza che ho percepito in lui riguarda la partita politica».

    E perché mai?

    «Intanto devo dire che condivido l’opinione che oggi con grande forza emerge da tutti i commenti dei giornali, italiani e stranieri: il dato è che per l’Europa questa è stata certamente un’occasione perduta».

    Esagerato.

    «Dopo l’approvazione del trattato di Lisbona, doveva esserci un atto che sancisse la costruzione dell’unità politica dell’Europa. Quel che è successo, invece, fa segnare un arretramento preoccupante: si riconferma che contano i governi nazionali e non l’Europa e tra l’altro questo avviene sotto il segno di una chiara egemonia conservatrice che parla tedesco».

    E il ruolo del Pse?

    «La debolezza di un Pse, in cui ha prevalso la componente più nazionalista e meno europeista, gioca indubbiamente un ruolo in questa partita. Non è un caso che le candidature più prestigiose come quelle di Blair, D’Alema e Miliband siano cassate proprio per privilegiare le candidature, del tutto rispettabili, ma di basso profilo, delle persone che sono state poi nominate in una logica di tutela degli interessi nazionali».

    L’Europa è debole e il Pse non la sostiene solo perché D’Alema è stato bocciato?

    «Parliamoci chiaro, il fatto che il gruppo socialista avesse indicato all’unanimità D’Alema sulla base di un ragionamento politico di chiara impronta europeista, e che poi il vertice dei capi di governo socialisti abbia trascurato questa indicazione non è un caso. E infatti l’insistenza inglese era argomentata come un’esigenza interna in vista dell’approssimarsi della campagna elettorale».

    Forse avete sbagliato ad aderire al Pse.

    «Non è questo il discorso, quel che è successo impone alla più forte componente del gruppo socialista a Strasburgo di fare una battaglia interna, perché l’obiettivo strategico è quello di cogliere la grande opportunità dell’integrazione europea, di andare oltre i nazionalismi, di sfidare le forze conservatrici che, in quest’occasione, hanno ottenuto un loro successo. Il traguardo del Pse deve esser la costruzione dell’Europa politica, se invece il Pse resta fermo ai riformismi nazionali allora sorge un problema e noi del Pd dobbiamo affrontarlo».

    Se l’Europa ha D’Alema tutto è ok, sennò no?

    «Guardi che tutti i commentatori, interni ed esterni, hanno detto che le figure più forti in campo erano Blair e D’Alema, entrambi bocciati».

    Forse non era il Pse che non vi voleva, ma Berlusconi.

    «Attorno a D’Alema c’è stato il consenso di tutte le forze politiche italiane e delle rappresentanze istituzionali di questo Paese. Non sono in grado di addebitare alcun tipo di responsabilità al governo italiano, anche se è innegabile che questa vicenda testimonia anche di una debolezza del nostro paese in Europa, dove riprende quota l’asse franco-tedesco, che costruisce un nuovo rapporto con gli inglesi mentre noi rischiamo di non giocare alcun ruolo».

    Fonte: Corriere della Sera - Maria Teresa Meli | vai alla pagina

    Argomenti: europa, pd, D'Alema, Ministro degli esteri, unione europea, pse, Candidatura | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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