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Dichiarazione di Nicola LATORRE

Alla data della dichiarazione: Senatore (Gruppo: PD) 


 

«Va bene il dialogo, ma a una condizione: via quel disegno di legge» - INTERVISTA

  • (25 novembre 2009) - fonte: Il Mattino - Teresa Bartoli - inserita il 25 novembre 2009 da 31

    Si tolga di mezzo il processo breve e si può discutere di giustizia dice Nicola Latorre, vicepresidente dei senatori Pd, per il quale, alla fine di un percorso riformatore, anche la reintroduzione dell’immunità parlamentare «non deve essere un tabù».

    Il Pd è pronto al confronto?

    «Il Pd ha più volte detto di esser pronto non solo al confronto ma anche ad agire: per accorciare i tempi del processo e non accelerare i tempi della prescrizione e per il riequilibrio di poteri che devono mantenere la propria autonomia. Ma questa discussione viene condizionata da interventi della maggioranza volti a risolvere singoli problemi, con effetti molto negativi sull’intero ordinamento. Una strada non praticabile».

    È un no senza appello al processo breve appena presentato in Senato?

    «Non vediamo alcun margine nè di discussione nè di miglioramento e chiediamo dunque con fermezza che il provvedimento venga ritirato».

    Secondo Alfano cadrebbe l'uno per cento dei processi. Per l’Anm la percentuale sale al cinquanta. Chi dà i numeri?

    «Siamo convinti che gli effetti sarebbero davvero problematici. Per questo abbiamo chiesto al ministro Alfano una relazione dettagliata sugli effetti concreti dell’applicazione di questo provvedimento. Numeri dati così, da chiunque dati, ci lasciano molto perplessi, perché non documentati».

    La maggioranza non nasconde di cercare soluzione ai guai giudiziari di Berlusconi. Lo volete processato?

    «È una domanda malposta. Noi non vogliamo processare nessuno. Posto che ci sono già norme a garanzia delle funzioni pubbliche dei parlamentari, tutti i cittadini rispondono dei loro atti di fronte alla legge e sono ritenuti non colpevoli sino alla sentenza. I processi vadano avanti. Non inseguiremo chi alza il tono su questo terreno, vogliamo scontrarci con Berlusconi sulla sua azione di governo assolutamente inadeguata».

    Se condannato in primo grado, si dovrebbe dimettere? Per Casini no.

    «Non voglio partecipare a questa discussione, non per calcolo, ma perché potrebbe condizionare processi e sentenze. Cosa dovrà fare il premier andrà valutato dopo l’eventuale sentenza».

    Nel merito, non è difficile dire no a tempi certi per processi che oggi durano anche dieci anni?

    «Ne siamo talmente convinti che abbiamo proposto cose concrete, da farsi rapidamente: ridurre il numero dei tribunali, prevedendoli solo nei capoluoghi di provincia per concentrarvi risorse umane e materiali; depenalizzazioni per alleggerire il peso sui tribunali; semplificare i meccanismi di notifica degli atti. Dopo di che, possiamo anche valutare tutto quel che si rende necessario dal punto di vista delle procedure per completare questo percorso e la destinazione di risorse che oggi, paradossalmente, vengono tagliate».

    Direste no alla reintroduzione dell’immunità parlamentare?

    «Intanto, vorrei sottolineare la vendetta della storia per cui chi si battè con più energia per abolire dell’articolo 68 della Costituzione oggi lo vuole ripristinare. Detto questo, il tema dell’immunità parlamentare - se recuperato nello spirito dei padri costituenti, alla fine di un percorso che preveda una legge elettorale che restituisca agli elettori la scelta degli eletti, che riduca il numero dei parlamentari e corregga il bicameralismo perfetto - credo non debba essere un tabù».

    Fonte: Il Mattino - Teresa Bartoli | vai alla pagina

    Argomenti: Berlusconi, processo penale, pd, ministro della Giustizia, ANM, immunità parlamentare | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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