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«Non abbiamo alcuna intenzione di svendere il Veneto alla Lega. Se il Pdl non dovesse ricandidare per la quarta volta Galan, l’uomo giusto lo abbiamo: Antonio De Poli»
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(29 novembre 2009) - fonte: Il Gazzettino - inserita il 29 novembre 2009 da 31
Abano Terme. Mancava solo l’investitura ufficiale; da qualche giorno l’ipotesi circolava. Antonio De Poli, deputato padovano e portavoce nazionale dell’Udc, può iniziare a scaldarsi i muscoli in vista delle elezioni regionali del 2010.
Nei giorni scorsi lui, che in ogni tornata elettorale alla quale ha preso parte (regionali, politiche, europee) ha sempre centrato l’obiettivo, era dato per candidato alla presidenza del Veneto.
«E siccome non abbiamo alcuna intenzione di svendere il Veneto alla Lega, nel caso correremo da soli; l’uomo giusto lo abbiamo: Antonio, Antonio De Poli». Uno scrosciante applauso del popolo centristra riunito a Abano Terme per gli stati generali dell’Udc regionale, ha letteralmente coperto l’annuncio di Pier Ferdinando Casini dal palco del centro congressi della città termale.La Condizione.
Antonio sale sul palco. Il leader centrista gli solleva il braccio in alto, quasi un segno di vittoria. Però, la strada per il traguardo-Regione non è ricoperta di petali. A livello nazionale l’Udc può essere l’ago della bilancia.
Ma in Veneto il suo patrimonio elettorale non consente tale posizione. Pdl e Lega insieme si avvicinano al 60%. Anche con i consensi di coloro che vedono un buon futuro per l’iniziativa di Rutelli (Alleanza per l’Italia, data al 14% nazionale in combinazione con l’Udc), sostenuta da Casini («un’alleanza si potrà considerare dopo le regionali»), e con l’aggiunta di chi già vota Udc, in Veneto il partito centrista non può pretendere di essere determinante nell’affermazione di uno dei due poli: il centrodestra basta a sé stesso, il centrosinistra non arriverebbe al sorpasso.Ma tutto ciò non importa. L’Udc «ha la sua identità, i suoi valori, è vicino alla famiglia, agli anziani, ai giovani, vuole fondi per questo e anche per lo sviluppo. Altro che questa Finanziaria che è un buco nero, dove tutti i nostri riferimenti sono dimenticati». Parole di Casini, che ha indirizzato il partito «su una via di mezzo» che non vuol dire di qua o di là a seconda della convenienze. Ma «una posizione di serietà, di equilibrio».
Ecco perché, confermando la pratica delle mani libere, ovvero di accordi elettorali solamente in base a programmi e valori condivisi, l’ex presidente della Camera chiarisce che lo start definitivo a De Poli sarà dato solamente se il Pdl non dovesse ricandidare, per la quarta volta, il governatore uscente Giancarlo Galan.
«Il nostro partito veneto - spiega - ha deciso di confermare l’alleanza che in questi anni ha governato la regione». Una alleanza «perfettibile, certo, che ha avuto pregi e difetti», ma comunque sia «una alleanza che ha avuto il merito di affrontare alcune questioni importanti. Noi abbiamo contribuito». Ebbene, «se la candidatura di Galan sarà confermata, non avremo alcuna rivendicazione da fare e saremo della partita». Se invece «col centralismo che sta caratterizzando il Pdl, magari per le preoccupazioni giudiziarie di Berlusconi, si riterrà di svendere il Veneto alla Lega, noi saremo dalla parte dei veneti: non possiamo rassegnarci a vedere la Lega alla guida della regione». A quel punto scenderà in campo «Antonio, persona autorevole, per consentire al nostro partito di essere punto di riferimento». Ovazione dalla sala.Corteggiamenti.
L’Udc è ricercata dovunque in Italia. Soprattutto da parte del Pd. Con il ritorno di D’Alema alla politica nazionale, dopo la bocciatura in Europa, i democratici stanno entrando nel vivo della campagna elettorale regionale. L’ex premier ha addirittura stoppato Bersani pronto a fughe verso l’estrema sinistra. Si sta al centro, ha profetizzato "baffino". Così è iniziato il corteggiamento all’Udc.
Dal Piemonte, alla Puglia, alla Calabria. E in Veneto? «Noi offriamo a tutti la candidatura di De Poli - taglia corto Casini - e lasciamo aperte le porte a qualsiasi convergenza sul nostro uomo». Scusi, porte aperte anche al Pd? «A tutti. Ma è chiaro che si parte da noi, dal lavoro che abbiamo fatto in questi anni. E poi, un candidato che non cerchi i voti di tutti, dall’estrema destra all’estrema sinistra, non l’ho mai visto».I democratici veneti ora lo sanno. Nel caso Galan non dovesse ripresentarsi (difficile possa mettersi in proprio come ha lasciato intendere, strappando con Berlusconi) o se in casa Pd non si trovasse la persona giusta da presentare alle elezioni, bé il candidato possono averlo proprio nell’area che interessa D’Alema. Casini non lo dice, ma l’aspirazione dell’Udc veneto è anche quella di catalizzare i voti di quanti nel Pdl non voterebbero mai un leghista. E poi c’é l’area autonomista-antagonista, nel senso i fuoriusciti dalla Lega e che non hanno ancora trovato una casa stabile. Non a caso ad Abano c’erano Fabrizio Comencini (uomo di Bossi prima della diaspora del ’98) e il consigliere regionale Carlo Covi che insieme oggi danno vita a "Veneto libertà", rassemblement di autonomisti, una lega anti-Lega.
La Lega.
A parte la proposta «di puro razzismo» per il tetto di ammortizzatori per immigrati, («meno male che l’anno ritirata: se fossimo in un Paese con un partito serio, quell’emendamento non ci sarebbe mai stato negli atti parlamentari»), Casini ha alzato la voce contro la Lega. Di certo, ammette, «se parlo di integrazione prendo un applauso tiepido, se parlo di difesa dell’identità cristiana prendo un applauso caldo». Ma «non mi interessano gli applausi. Perché il compito di un politico è guidare un Paese, capirne gli umori senza esserne vittima né amplificare le paure per sperare di prendere qualche voto in più».Berlusconi.
Chi guida una coalizione, è il Casini-pensiero, «si deve basare su un punto di equilibrio, il comando non può essere affidato alla parte estrema della coalizione. Noi abbiamo abbastanza attributi per cantare fuori dal coro». E se il premier è d’accordo sul quoziente familiare «bé allora lo faccia».Chiosa finale del «presidente della Regione» come lo presenta Casini. «I veneti - sillaba De Poli - sono grandi lavoratori, magari anche polentoni ma non sono l’altra parola che fa rima...».
Fonte: Il Gazzettino | vai alla pagina » Segnala errori / abusi