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Dichiarazione di Roberto FORMIGONI

Alla data della dichiarazione: Pres. Giunta Regione Lombardia (Partito: PdL)  - Consigliere Regione Lombardia (Lista di elezione: FI) 


 

«Non ci sarà bisogno di un rinvio delle elezioni perché il Tar ci darà ragione»

  • (04 marzo 2010) - fonte: adnkronos - inserita il 04 marzo 2010 da 31

    La serena sicurezza di due giorni fa ha lasciato il posto all’ira. Lunedì Formigoni era stato perentorio: «I nostro ricorso verrà sicuramente accolto». Invece è stato respinto.
    Per il giudici d’appello al centrodestra mancano più di 250 firme ”buone”, quindi niente candidatura. «Allora a questo punto chiedo che vengano ricontrollate tutte le altre liste e listini: voglio un’operazione verità» tuona il governatore lombardo sul far della sera. Sicuramente il centrodestra farà un nuovo ricorso, questa volta ai giudici amministrativi del Tar, ma per conoscerne l’esito bisognerà aspettare qualche giorno. Per il momento, dunque, Formigoni è fuori dalla competizione elettorale, così come i partiti che lo sostengono, cioè Pdl e Lega. I quali, adesso, si rimpallano le colpe del misfatto iniettando isteria in una alleanza che pareva granitica. Del resto, proprio le estenuanti trattative per la composizione del ”listino del presidente” (”tanti posti a me, tanti posti a te”) hanno ritardato la raccolta firme rendendola a dir poco approssimativa.

    La notizia della nuova bocciatura della Corte d’Appello arriva poco dopo le 17. Due ore dopo Formigoni si presenta in pubblico con l’aria cupa, per niente ingentilita dal suo gessato di velluto nero. Nervoso come nei momenti peggiori, risponde in modo telegrafico. Ha già individuato un responsabile del pasticcio? «Per ora no, ma lo faremo». Pensa che ci sia un complotto ai suoi danni? «Non ho ancora gli elementi per dirlo». Chiederà un rinvio delle elezioni? «Non ce ne sarà bisogno perché il Tar ci darà ragione». Sospenderà la campagna elettorale? «Ci devo pensare».

    Invoca, come i suoi alleati, il rispetto della democrazia, punta il dito sul paradosso di una tornata elettorale a cui potrebbe venire a mancare la coalizione che si è sempre dimostrata ”la più amata dai lombardi”. Ed è forse per prevenire questo tipo di obiezione che i giudici d’appello nel respingere il ricorso di Formigoni hanno messo nero su bianco il loro pensiero. Questo: «Il rispetto delle regole è democrazia». E di rispetto per le regole sembra di capire che ce ne sia stato pochino.

    Il problema delle firme fasulle, infatti, in questi due giorni si è aggravato. La Corte d’Appello, inizialmente, aveva decretato che ne mancavano 79 per arrivare alla soglia delle 3500 indicata dalla legge. Poi il ricorso dei ”formigones” li ha costretti a un nuovo calcolo, ed è venuto fuori che in realtà ne mancano almeno 250 visto che molte sono prive dell’indicazione della data, del luogo, e talune perfino del ruolo del cosiddetto autenticatore. Senza tener conto di altre 136 firme vidimate con un timbro non regolare ma sulle quali i giudici erano disposti, pare di capire, ad accogliere le tesi presentate dal Pdl.

    Tesi che erano suffragate da una precedente sentenza del Consiglio di Stato. Un sentenza, a sentire il leghista Giorgetti e lo stesso Formigoni, in grado di chiarire ogni cosa e di rimettere le cose a posto. I giudici però non solo l’hanno giudicata ”poco inerente”, ma hanno citato nel loro dispositivo altre due sentenze in cui l’irregolarità delle firme viene giudicata non riparabile e non sanabile.

    La controffensiva annunciata da Formigoni viaggia su due binari. Uno è quello giuridico: ricorso al Tar e poi, eventualmente, al Consiglio di Stato. L’altra è più politica: «Chiederemo che tutte le firme raccolte dalle altre liste e dagli altri candidati vengano sottoposte alle stesso controllo». Un modo per insinuare il sospetto che il vizietto delle irregolarità nella presentazione delle liste sia piuttosto diffuso. Come dire: tutti colpevoli, nessun colpevole.

    A dire il vero, un identico controllo sul candidato del Pd e dell’Italia dei Valori – Filippo Penati – è già stato fatto dalla Corte d’Appello sempre sulla base di un esposto del Partito Radicale. Controllo al termine del quale i giudici hanno verificato che le firme per Penati c’erano tutte, ed erano buone. «Ma non ci basta» replica il Governatore «anche le firme per la presentazione delle liste di tutti i partiti, e in tutta la regione, vanno rivisti da capo».

    Listino del presidente. Il «listino» è la lista collegata direttamente al candidato alla presidenza della regione. L’elettore non esprime preferenze all’interno del listino, ma vota solo il capolista, che è appunto il candidato governatore. Nel caso in cui questi ottenga più voti degli altri candidati governatori, viene eletto presidente e i componenti del «listino» diventano automaticamente consiglieri regionali. Il sistema elettorale regionale stabilisce infatti che il presidente della Regione sia eletto direttamente dai cittadini in un turno unico di votazioni.

    Fonte: adnkronos | vai alla pagina

    Argomenti: lombardia, elezioni regionali 2010, RICORSO, firme, liste elettorali | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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