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Dichiarazione di Gianfranco BETTIN

Alla data della dichiarazione: Assessore  Comune Venezia (VE) (Partito: Lista Civica - Cen-Sin) 


 

«A Venezia non c'è una giunta bianco-verde, semmai una giunta tricolore» - INTERVISTA

  • (25 aprile 2010) - fonte: Il Gazzettino.it - Venezia - inserita il 25 aprile 2010 da 31

    Non è una giunta bianco-verde, semmai una giunta tricolore. E il Laboratorio Venezia, diversamente da quanto afferma Davide Zoggia, è replicabile.

    Lo dice Gianfranco Bettin, ex consigliere regionale dei Verdi, già candidato sindaco alle Primarie della città e ora assessore all’Ambiente e alla Città sostenibile nella giunta di Orsoni.

    Bettin, nella Municipalità di Mestre c’è stato lo strappo con l’Udc: il Laboratorio Venezia sta già cedendo?

    «È una vicenda legata a quella Municipalità, non è un cedimento del Laboratorio Venezia, sono fibrillazioni o piccole rotture che succedono quando si discute di incarichi e ruoli. Dal mio osservatorio, la giunta comunale, posso dire che rispetto all’Udc tutto procede bene».

    Già la chiamano la giunta bianco-verde, i due assi portanti Bettin e Bergamo.

    «Può darsi che io e Bergamo siamo degli assi (ride), ma la giunta almeno la si chiami bianco-rosso-verde. In realtà è la giunta Orsoni, la giunta che il sindaco ha saputo costruire. Poi vedremo se tutti noi sapremo anche proseguire. Siamo solo agli inizi e avremo davanti montagne da scalare. La situazione è gravissima: il governo ha messo i Comuni in ginocchio, a Venezia poi c’è una invadenza di poteri estranei alla città che attraverso la pratica dei commissariamenti si sono presi la sovranità che dovrebbe appartenere alla città».

    È sempre stato così.

    «No, è una accentuazione degli ultimi anni in linea con la politica del governo che usa le emergenze per istituire autorità che rispondono a esigenze di dominio. A volte i commissari accelerano le pratiche, più spesso sottraggono sovranità. Situazione ancora più difficile perché il federalismo vero, quello dei Comuni, continua a essere rinviato».

    Tra i suoi c’è chi si risente se viene definito verde.

    «A queste elezioni i Verdi non si sono presentati. Abbiamo portato avanti due progetti: in Regione uno romantico e velleitario che voleva rinnovare la politica ed è finito male. A Venezia uno più solido con la Lista In comune - promossa da noi, da Sinistra ecologia libertà e da associazioni civiche - che ha dato buoni risultati e ci consente di partecipare alla giunta con una coalizione che non è solo di centrosinistra. Siamo sempre iscritti ai Verdi, ma siamo dentro a un progetto diverso per rinnovare le forme della politica. Il nostro riferimento sono i Verdi europei».

    Assessore fino al 2000, prosindaco fino al 2005, poi all’opposizione in Regione. Cosa si prova a tornare al governo della città?

    «Cresce la responsabilità, un conto è fare una interrogazione o criticare una delibera o una legge altrui, un conto è produrla».

    Lei voleva reimpostare l’attribuzione delle deleghe, ad esempio accorpando turismo e attività produttive, invece l’impianto è rimasto quello degli esecutivi di Cacciari.

    «Occorre fare un lavoro specifico per un riaccorpamento delle deleghe e anche per cambiare i nomi, ce lo siamo già detti in giunta con Orsoni. Ci sono competenze che riguardano più assessorati, ad esempio il legame tra le mie deleghe e quelle di Ghetti è strettissimo. L’importante è funzionare come se si fosse un dipartimento. E con una regia unica. Ma nei 15 giorni post elezioni non si poteva improvvisare, è un riordino che andrà fatto da qui alla fine dell’anno».

    C’è o non c’è la leadership di Orsoni?

    «C’è, è pacata e insieme forte. Lo vedo da come si muove. Le vere leadership sono quelle che non hanno bisogno di apparire, vengono esercitate e basta».

    Le "turbolenze" interne al Pd potrebbero ripercuotersi sull’amministrazione?

    «A sinistra si è specialisti nel farsi del male e nel buttar via le occasioni per fare di meglio. Nel ’98 il centrosinistra ha suicidato il primo governo Prodi e da allora si è andati sempre aggrovigliando i problemi, anche all’interno dei partiti. Io spero che Venezia, che può essere un grande esperimento politico, esprima anche una grande saggezza. Il Pd ha sostenuto molto la coalizione e il sindaco, ha ceduto molto, penso agli spazi nelle Municipalità e anche nella composizione della giunta, ha una vita interna, ma non solo qui, percorsa da inquietudini. Io spero che di fronte al compito che ci attende si sappia trovare un equilibrio».

    Il responsabile enti locali del Pd, Davide Zoggia, dice che il Laboratorio Venezia non è replicabile.

    «Non condivido. Zoggia ha ragione quando dice che è un laboratorio originale, che nasce da condizioni molto specifiche. Tra l’altro sono state le primarie a determinare il Laboratorio Venezia. Ma una volta che è aperta, la strada può essere percorsa anche da altri. Anche in Liguria l’Udc è in maggioranza».

    Per caso si sente già la mancanza di Cacciari?

    «Non lo so. Ma si sa che Massimo è sempre con noi».

    Si sentirà la mancanza di Brunetta in consiglio comunale?

    «Io dico di sì. È una figura che per la limpidezza, a volte anche brutale, delle sue posizioni spinge a confrontarsi con impegno».

    Lei aveva detto sin dalle primarie che «questa destra e questa Lega a Venezia non passeranno».

    «Certo. Brunetta li ha tirati su, anche se adesso qualche tirapiede della destra dice che è stata colpa sua. Al contrario, Brunetta ha reso competitiva la sfida, ha perso perché noi siamo più forti e perché era zavorrato da una destra e da una Lega che in città si ricordano per una cosa sola: la guerra al centinaio di persone, bambini e vecchi compresi, del Villaggio Sinti. Brunetta aveva un progetto della città, alcune idee le condividevo altre no, ma malgrado l’impegno e le risorse, aveva questa zavorra.
    Per questo ha perso».

    Fonte: Il Gazzettino.it - Venezia | vai alla pagina

    Argomenti: venezia, comune venezia mestre, verdi, amministrazione comunale, assessore comunale | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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