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«Non sono presidente della Camera per un concorso vinto o per un regalo di Berlusconi ma per una storia politica che rivendico»
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(29 aprile 2010) - fonte: La Repubblica - Gianluca Luzi - inserita il 29 aprile 2010 da 31
«Non accetterò diktat dal Pdl, la Camera non è un regalo di Silvio»Gianfranco Fini a Porta a Porta continua l'escalation televisiva dopo il violento scontro con Berlusconi nella Direzione di giovedì scorso. E' teso: la mattina ha subito l`ennesimo pesantissimo attacco del Giornale che attacca la madre della moglie: "Un milione alla suocera di Fini", titola il quotidiano.
Arriva la solidarietà di Berlusconi: «Esprimo la più convinta solidarietà per gli attacchi personali che il Giornale gli ha mosso...».
Durissima la replica di Fini: «C`è un giornalismo che sguazza nel fango per non citare quella materia organica che rese famoso Cambronne e che va oltre il livello della decenza».Quanto a Berlusconi, «ho ricevuto anche la solidarietà del fratello dell`editore del Giornale. Si dà il caso però che non sia stato un incidente. O non legge i giornali o non si sa perché soltanto oggi la solidarietà...».
Feltri non cede: «Le notizie o sono vere o non sono vere.
E quella è vera. Il resto conta poco, anzi niente».
Oggi il gruppo del Pdl decide in assemblea se accettare le dimissioni del vicecapogruppo finiano Bocchino, e il capogruppo Cicchitto dice che per lui le dimissioni si devono intendere come accettate. A metà maggio si dovranno rinnovare o confermare i presidenti delle commissioni parlamentari: quelli finiani sono due alla Camera e uno al Senato, Giulia Bongiorno presiede la commissione Giustizia di Montecitorio e Berlusconi la vede come il fumo negli occhi per le sue obiezioni alle leggi ad personam.«Non credo che Berlusconi voglia dar corso ad epurazioni - avverte Fini - Se i presidenti hanno ben operato vanno confermati. Comunque sia si discute e si prendono decisioni concordi. Ma non si può accettare l`ukase o "ti adegui o devi andartene"».
Sullo sfondo la Lega appare sempre più padrona della coalizione di centrodestra, tanto che Bossi assume il ruolo di chi può decidere a proprio piacimento se andare o no alle elezioni anticipate: «Se non le vuole la Lega» non si fanno, e la Lega «vuole solo fare il federalismo. Con Fini andrà tutto bene».
E infatti almeno sul voto il presidente della Camera è d`accordo con Bossi: «Continuo a pensare che il semplice fatto di ipotizzare le elezioni sia irresponsabile. Cosa spiegheremo agli italiani? Che con una maggioranza che non c'è mai stata in precedenza si va alle elezioni?».
Ma se per il Senatur il federalismo va fatto alla svelta e a qualsiasi costo, per il presidente della Camera «non è possibile discutere di federalismo senza sapere quanto costa e quanto viene stanziato». Sulle riforme condivise Fini nota che «Berlusconi ha mutato opinione. Le riforme occorrono: e su alcune si possono avere, come sulla bozza Violante, delle larghe maggioranze». Ma per D`Alema «non c`è nessun segnale che il centrodestra voglia fare le riforme. I dibattiti e le parole non sono accompagnati da una reale volontà di farle».
Fini non intende minimamente lasciare la terza carica dello Stato: «Non ho nessuna intenzione di dimettermi e finchè sarò presidente, difenderò le prerogative del Parlamento».
E il diritto di far valere le proprie opinioni nel Pdl. «Non accetto - dice infatti l'ex leader di An - che le opinioni divergenti dalla maggioranza non meritino di essere rispettate e valutate».Per esempio sulla Giustizia:
«Una riforma è indispensabile ma non significa ricorrere alla denigrazione dei magistrati». Oppure su Saviano che per Berlusconi dà un`immagine negativa dell`Italia: «Sarebbe meglio che il presidente del consiglio non facesse certe dichiarazioni, perché è come dire che Camus per aver scritto La Peste era un untore».
Fonte: La Repubblica - Gianluca Luzi | vai alla pagina » Segnala errori / abusi