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Dichiarazione di Nazareno SPERANDIO

Alla data della dichiarazione: Consigliere  Consiglio Comunale Ardea (RM) (Gruppo: FI) 


 

Fini vs Berlusconi

  • (03 maggio 2010) - fonte: nazarenosperandio.blogspot.com - inserita il 07 maggio 2010 da 141
    Prendo atto che, nell’ultimo periodo, lo stimolo a parlare di politica viene meno. E’ anche vero che dire ”ultimo periodo” significa un tempo assolutamente lungo, e tutto questo mi porta a fare delle riflessioni, spero condivise anche da voi. Credo che mi venga spontaneo , di solito, portare l’attenzione su questioni filosofiche, perciò atte a percepire i moventi generali delle cose e non le loro relazioni specifiche, cosicché ora proverò ad essere meno relativista e più pragmatico e illuminista. Vorrei cogliere l’aspetto tecnico politico relativo al fatto che un Presidente della Camera, che non è né scelto né votato dagli Italiani, e ora aggiungerei dagli aventi diritto di voto, possa esternare valutazioni e critiche sulla condotta sia del suo partito di riferimento sia del Capo del Governo che è il Presidente del PdL. Per l’esperienza accumulata come consigliere, analizzo un passaggio fondamentale tra delibere di giunta votate dal sindaco e dagli assessori, e delibere di consiglio votate dai consiglieri, eletti dai cittadini, nei consigli comunali. Vero è anche che le giunte sono da relazionarsi ai partiti di maggioranza, perciò in un certo senso l’assessore rappresenta un partito o una corrente (diciamo un consigliere eletto). Il punto di riflessione nasce dal fatto che Sindaco e Giunta di solito non discutono mai le delibere con la politica, e di fatto questo organo ne è estraneo e porta solo le ratifiche in consiglio comunale, dove quest’ultimo può ratificare o, altrimenti, aprire crisi politiche. Nel governo nazionale pare che avvengano le stesse dinamiche del piccolo Comune, e cioè l’esecutivo, con la forza del decreto legge, impone al parlamento italiano il voto di avallo e ratifica entro i termini stabiliti, che così a tutti gli effetti diventa legge. A quanto sembra, le problematiche sono molto simili: i passaggi politici anche qui non avvengono. Cosa comporta? Possiamo definire il decreto legge una formula rapida per l’esecutivo per marginare le urgenze, perché così si possa superare il nodo costituzionale di votare una legge almeno due volte (che ormai è incondivisibile) con tutti i suoi tempi. Ma il Parlamento italiano, organo supremo votato per così dire dagli italiani, deve garantire il voto al decreto legge e al governo, altrimenti può aprire una crisi. Perché mai, una critica, nell’arte è sempre accettata e in politica no? Caro Gianfranco, il metodo da te usato non è giusto, e cioè è ingiusto. Caro Silvio, le opinioni vanno sempre ascoltate, da qualunque parte giungano, perché rappresenti il governo italiano, il Popolo della Libertà. “Altrimenti che meriti avresti?” (Vangelo). Diciamo che abbiamo davanti a noi un bel quadro e che lo dobbiamo analizzare. Iniziamo dall’età del quadro, perciò la sua epoca, da quale parte geografica arriva e come il suo autore ha vissuto, quale era la sua famiglia, se era borghese o povero, se nel contempo era un rivoluzionario, ecc. ecc … . Possiamo ricercare un’enormità di cose, prima di vedere il quadro. Poi, quando ne sappiamo abbastanza, ci mettiamo ad una distanza consona, e solo allora possiamo criticare, esprimendo apprezzamento o dissenso. Ebbene, in politica non lo si fa mai. Si pensa solo a dire … “ma quello era socialista o comunista o ancora democratico cristiano”, e a seconda con chi si parla o dove meglio si crede si può dire “io sono della seconda repubblica”, e già si sta pensando alla terza. Da qui tutti capiscono e sanno chi sei, perché parli in un certo modo. Tutti litigano su tutto e per tutto. Il motivo? Dei giornali non voglio parlare. Delle televisioni non voglio parlare. Sono inutili. Perché ? Provate ad essere neutrali e a farvi una vostra idea, leggendo la mattina i giornali e guardando la sera trasmissioni politik-fiction. Se ci riuscite. Di tutti i colori. Torno al metodo. È chiaro che lamentarsi non è una scelta, di solito chi si lamenta ha qualcosa da dimostrare. Ed è chiaro che uno lo dice ad alta voce: più sei in alto e più ti ascoltano. E’ un principio semplice, ma funziona. Quando ascolto le questioni che pone Fini, non posso dargli torto, anzi dovremo aiutarlo per far si che si realizzino. Ma come? Dove? Il partito! Il PdL nasce con un imperio, inizialmente in accettato poi condiviso. Tutte le cariche sono state distribuite in tal modo che … Tutti zitti. Figli, cognati, mogli e adozioni. Tutti a governare. Per fortuna non c’era il cavallo!!! Ecco che non si possono discutere le linee del partito in un partito che esiste solo a livello elettorale (quando si ricordano di presentare le liste). Non si può chiedere a 50 persone di rappresentare milioni di italiani. E’ impossibile. E poi questi non sono rappresentativi, mancano di qualità, mancano della prerogativa essenziale: quella di essere leader. Su questa questione io mi sento Weberiano: i partiti servono per creare leader. Berlusconi non può essere tutto, anche se ha la stoffa per fare tutto. “Diamo a Cesare quel che è di Cesare”, però noi sappiamo che questo non è un partito che funziona, e credo che lo sappiano anche il Presidente della Camera ed il Presidente del Governo. Almeno per ora. E allora? Allora niente, abbiamo sempre il rimedio: … la nostra cara ed immancabile filosofia. Nazareno Sperandio
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