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Dichiarazione di Umberto BOSSI

Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: Lega)  -  Ministro  Riforme per il Federalismo (Partito: Lega) 


 

L'Unità d'Italia è una ricorrenza inutile ci vado se me lo chiede Napolitano» - INTERVISTA

  • (04 maggio 2010) - fonte: La Repubblica - Alberto D'Argenio - inserita il 04 maggio 2010 da 31

    "Le celebrazioni per i 150 anni dell'unità d'Italia mi sembrano le solite cose inutili, un po' retoriche. Non so se ci andrò, devo ancora decidere. Ma se dovesse chiamarmi Napolitano...". Il leader della Lega, Umberto Bossi, parla del rapporto tra Carroccio e unità d'Italia all'indomani delle feroci polemiche innescate dalle parole di Roberto Calderoli. Il ministro leghista per la Semplificazione aveva detto che i padani erano pronti a disertare i festeggiamenti ufficiali e che lui, in ogni caso, avrebbe preferito lavorare per la realizzazione del federalismo.
    Certo, anche Bossi sogna di arrivare all'anniversario dell'unificazione "con il federalismo fatto", un passo che per il leader leghista rappresenterebbe "il mantenimento della promessa di Cavour e disattesa dal re", il tassello mancante per "il vero compimento della storia" nazionale nonché l'unico modo per "raddrizzare" il Paese ed evitare di farlo finire come la Grecia: "Un po' di regole farebbero bene a tutti, il Nord smetterebbe di pagare e il Sud di buttare via i soldi". Eppure Bossi lascia uno spiraglio alla sua presenza ai festeggiamenti: "Il presidente Napolitano mi è sempre stato simpatico". Come dire, se mi chiama, io vado. Ma per lui le celebrazioni resteranno l'occasione per rivedere una storia, quella nazionale, "troppo semplificata" perché non è possibile che "da un lato c'è chi paga e dall'altro chi spende". La storia, per il Senatùr, "è una partita doppia", una medaglia a due facce...
    Ed è questo che spiegherà al popolo padano.

    Ministro, domenica Calderoli ha detto di non essere affatto certo di andare alle celebrazioni per l'unità d'Italia. Lei invece cosa farà?

    "Vedremo, ma la mia speranza è di arrivarci con il federalismo fatto, che sia legge e diventi finalmente realtà. Se ci pensa bene questo è l'unico pezzo che manca al compimento della vera storia del nostro Paese".

    Quindi lei lega la legittimazione del Risorgimento e dell'unità nazionale al federalismo del 2010?

    "Cavour era federalista, la promessa e l'impronta federalista sono state fondamentali nel percorso di unificazione del Paese. Senza questa premessa e senza questa impronta i Lombardi non ci sarebbero mai stati a finire sotto il Piemonte. Poi il re in qualche modo ha tradito perché ha imposto il centralismo. Oggi è arrivato il momento di riprendere quella promessa e mantenerla compiendo davvero la storia".

    Quindi a suo modo di vedere il federalismo di oggi rappresenta il vero compimento dell'impresa risorgimentale?

    "Tutti sanno che il federalismo viene da molto lontano. È un'attesa che per la nostra gente dura da troppo tempo e allora io dico: meglio tardi che mai. Non perderemo questa occasione per raddrizzare il Paese".

    In che senso?

    "Se andiamo avanti di questo passo avremo troppi sindaci e troppi presidenti di regione che buttano via i soldi. Non si può continuare così perché con questo andazzo rischiamo di finire male, come un'altra Grecia ma di grandi dimensioni e con esiti disastrosi per tutti".

    E il federalismo è il rimedio? È la ricetta contro il rischio di un tracollo?

    "Si, non c'è dubbio. Perché il federalismo significa dare delle regole, finalmente. E un po' di federalismo e un po' di regole faranno bene sia al Nord che al Sud. Perché il Nord del dopo crisi non può più dare i soldi che dava prima, dovrà vivere con regole nuove. E il Sud i soldi non potrà più buttarli".

    Come parlerà alla sua gente quando ci saranno i festeggiamenti per l'unità d'Italia?

    "Bisognerebbe scrivere bene la storia, dire la verità. È stata troppo semplificata mentre invece la storia è una partita doppia. Da una parte c'è il popolo, dall'altra c'è la classe dirigente dominante; da una parte c'è chi spende, dall'altra c'è chi paga".

    Ma lei alla fine alle celebrazioni ufficiali ci andrà?

    "Per la verità non ci ho ancora pensato. A naso mi sembrano le solite cose un po' inutili e un po' retoriche, ma devo ancora vedere e capire".

    Dica la verità, se il presidente Napolitano dovesse chiamarla lei direbbe di sì?

    "Beh, se Napolitano mi chiama... lo sa che il presidente mi è sempre stato simpatico".

    Fonte: La Repubblica - Alberto D'Argenio | vai alla pagina

    Argomenti: secessione, lega, Nord e Sud, 150° anniversario dell’unità d’Italia, celebrazioni | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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