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Dichiarazione di Nazareno SPERANDIO

Alla data della dichiarazione: Consigliere  Consiglio Comunale Ardea (RM) (Gruppo: FI) 


 

Mi fa piacere che...

  • (07 maggio 2010) - fonte: nazarenosperandio.blogspot.com - inserita il 07 maggio 2010 da 141
    Le mie riflessioni politiche di inizio settimana hanno acceso in molti il desiderio di esprimere, in merito al tema trattato, anche il proprio parere, le proprie opinioni e qualche suggerimento. Mi fa piacere che alcuni argomenti suscitino curiosità e soprattutto desiderio di approfondimento. Le risposte vanno ricercate nell’ambito di uno schema politico che, a differenza di altre tematiche, è difficile analizzare. Vediamo di trovare tre elementi che possano, se non altro, schiarirci le idee. La prima che vengo ad analizzare è la questione numerica: in politica i numeri contano più che nella matematica, nonostante questa non utilizzi schemi formali. I numeri servono a dettare con irruenza le idee sugli altri e perciò, per cercare una definizione, chi vince ha ragione su chi perde, aldilà del fatto che le idee siano giuste o ingiuste. Partendo da questo dato, il PdL si allea con la Lega anche se condivide solo una parte di percorso, ma questo conta poco, se non fosse per la questione che, senza Lega Nord, non si vince. Fini ed i cosiddetti colonnelli cercano uno spazio tanto al sud quanto al nord, e mentre al nord perdono consensi (per il fatto che non sono territoriali), al centro fanno la voce grande perché determinanti numericamente (hanno ragione loro? NO!!!), mentre al sud perdono il significato ideologico del defunto MSI, e così gruppi autonomi prendono voti negli spazi lasciati vuoti da una parte della politica centrista sinistra/destra e, appunto, dai partiti più distanti dal centro come Rifondazione Comunista ed ex AN. A questo punto, il grande calderone del PdL deve assolutamente trovare partners, per vincere, e così si allea al sud con i movimenti autonomi e al nord, come abbiamo detto, con la Lega. Ma il grande contenitore si avvicina più ad una minestra che ad un ampio serbatoio di idee nel quale tutti possano contribuire, o dove le individualità emergano perché meritano, e non perché il partito li elegge per “iusta servitus”. Così il presidente Berlusconi, che ha fatto eleggere la maggior parte dei senatori e deputati, fa la voce grande su Fini, oggi abbandonato anche dai suoi colonnelli, ed il buon Gianfranco ora tenta di recuperare, ma deve contarsi e superare numericamente il Cavaliere per far in modo di poter dettare le proprie ragioni. La seconda questione rivolge lo sguardo al metodo della politica. A quanto pare, la Lega usa un linguaggio diverso dalla solita politica, ma che sembra sicuramente più efficace: è diretto alla gente, cavalca con essa e cerca di trovare soluzioni regionalistiche ai molteplici problemi della società; la terra e la patria, per loro, vivono nella città o al massimo nella regione. Sono consapevoli che il distacco dalla gente crea una divisione tra potere e popolo, e che questo è deleterio. Sono nati con una rivoluzione se non altro nel verbo, i fucili e la libertà dalla politica romana hanno fatto presa sulla gente, ed oggi che governano devono puntare sulle riforme, altrimenti anche loro rischiano di morire insieme al sistema romano-italico. I Finiani cercano di sollevare questioni sicuramente importanti come l’etica, la morale e la patria, ma ormai tutti i cittadini, vecchi e nuovi, la patria la trovano già vecchia e stanca. Una patria nella quale tutti corrono per una poltrona e niente più, nella quale il politico è degenerato, raccoglie stipendi stramilionari e tangenti, tanto potere e poche virtù. Si torna a discutere di verità e di falsità dove la strategia e la moda nella politica sono totalmente cambiate. Conviene defraudare e denigrare più che parlare delle risorse intellettuali o della politica del fare (di quello che si è fatto, magari). Ed ecco che il caos regna, sia nel metodo che nella ragione. L’ultima ipotesi di analisi è dettata dal fatto che ormai la politica ricerca il consenso tramite canali diversi da venti anni fa. A chi è indirizzata la new-politica? A tutti? A chi la vive? E’ certo che la sua impronta tocca tutti . Oggi un bambino conosce Berlusconi come io, nel 1982, conoscevo Zoff, Rossi e Conti, e non conoscevo Andreotti o Craxi, che erano peraltro famosi. Allora come possiamo discutere di politica nei luoghi consoni? Perché il gioco preferito, oramai, è diventare una volta avvocato, l’altra sociologo e ancora economista. Per esempio, ho ascoltato un barbiere che mi ha fatto il resoconto della legge Alfano sulla riforma della giustizia ed un fruttivendolo che commentava sul CSM. Ormai tutti sono professionisti della politica, dell’economia, delle scienze, delle arti, ecc. ecc … . Oggi la politica non si fa, si racconta. Non servono i contatti verticali o piramidali. Sono inutili, oggi. Il consenso è dettato da quanta pubblicità si manda in giro, e l’elettore è considerato come un acquirente di birra o di patatine . Concludo osservando che il distacco dalla politica e dovuto al fatto che i termini di giudizio sono sempre più complicati e sempre più venduti con spot pubblicitari. Perciò possiamo dire: c’è il padrone (chi ci comanda), e l’operaio (il cittadino). Il mezzo non esiste più. Questo almeno in politica. Speriamo che non avvenga anche nell’economia. Mi auguro di non avervi corrotto, rispetto alle vostre idee politiche. Tanto, comunque, tranne qualcuno (dai 90 anni in su), ormai chi può definirsi … “io sono di …”? Per coerenza vi dico: io sono per il popolo unito. Se esiste. Nazareno Sperandio
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