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Dichiarazione di Pier Luigi BERSANI

Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) 


 

«Querelo il Giornale e do i soldi ai disoccupati»

  • (08 maggio 2010) - fonte: L'Unità - Simone Collini - inserita il 08 maggio 2010 da 31

    «Rob da matt», gli scappa in dialetto piacentino appena vede la prima pagina del «Giornale».
    «Che cosa faccio?», ripete la domanda a chi lo incrocia di prima mattina nella hall dell'albergo di Cagliari, per poi aggiungere secco: «Lo denuncio».

    Il «lo» a cui si riferisce Pier Luigi Bersani è Vittorio Feltri, che ha aperto ieri il quotidiano che dirige con il titolo a tutta pagina «Il sindacato pagava la casa a Bersani». «Sono messi davvero male se sono costretti ad attaccarsi a queste cose vecchie di una ventina d'anni, su cui la magistratura si è già pronunciata con una sentenza che dice che il fatto non sussiste». Scuote la testa il leader del Pd ripiegando e lasciando cadere su un divanetto la copia del «Giornale», che ritira fuori una storia dei primi anni '90, quando Bersani era vicepresidente della Regione Emilia Romagna e divideva un appartamento con Gaudenzio Garavini, presidente di un ente affiliato alla Cisl (piacentino il primo, forlivese il secondo, i due amici affittarono insieme un pied-à-terre per i giorni in cui dovevano rimanere a Bologna).

    «Gettano fango nel ventilatore e tra l'altro non è la prima volta, l'hanno fatto anche quindici anni fa, quando ero presidente della Regione», dice ricordando l'esposto presentato dalla destra bolognese. «Archiviato, c'è una sentenza. Io le mie case le ho sempre pagate da me, a differenza loro. Il risarcimento che riceverò da questa vicenda lo darò a una famiglia di disoccupati».
    Una battuta a rischio retorica, ma che non suona stonata sapendo qual è il motivo che ha portato per questi due giorni il segretario del Pd in Sardegna.

    Con gli operai «La parola compagni esiste ancora», dice.
    Per questo Bersani è venuto qui, per «non lasciare soli» i cassintegrati della Eurallumina e dell'Alcoa nel Sulcis, quelli della Rockwool che si sono attrezzati con tendine igloo e stanno occupando un cavalcavia alle porte di Iglesias, quelli della Vinyls di Porto Torres che da febbraio sono asserragliati sulla torre aragonese e da 70 giorni sono sbarcati sull'Asinara, l'“Isola dei cassintegrati” ormai più famosa dell'originale dei vip.
    “Questa è una terra in cui la crisi si vede in modo emblematico”, dice il segretario del Pd nel secondo giorno del tour sardo. «Qui c'è una disoccupazione giovanile del 44%, quasi il doppio di quella, già drammatica, nazionale.
    Qui c'è una presenza di multinazionali che comprano, fanno utili senza fare investimenti e poi fuggono dove la manodopera costa meno, come giustamente denunciano i lavoratori. Il governo deve pretendere che non si chiudano questi impianti, deve incoraggiare gli investimenti di nuovi imprenditori e non abbandonare i lavoratori».

    Gli operai che incontra raccontano storie simili e chiedono tutti la stessa cosa, non tanto il diritto di avere un lavoro, quanto il dovere di difenderlo, dicono, perché sentono il dovere di difendere la loro famiglia. Gli operai che lavorano la lana di roccia nel Sulcis, questi ex minatori assorbiti da un'azienda che ha usufruito di fondi e leggi statali e che dopo anni di utili ora vuole esportare la produzione in Croazia, raccontano di vedere ormai come un miraggio anche un ritorno nelle miniere. Gli operai riuniti nella sala mensa dell'Eurallumina e dell'Alcoa raccontano di cosa significherebbe per tante altre industrie italiane se dovesse interrompersi qui la produzione di alluminio e di zinco.

    Gli operai dalla pelle bruciata dal sole sul tetto della torre aragonese di Porto Torres raccontano di un'Italia che si vuole nascondere: A Bersani chiedono di aiutarli con la stessa «competenza e rabbia» dimostrate l'altra settimana ad Annozero. «Non vi abbandoneremo», risponde il leader del Pd dando rassicurazioni sull'impegno che ci metterà l'opposizione per arrivare a una soluzione. Prova anche a sollevare il morale di quelli che lo chiamano dall'isola di Asinara: «Pronto, sono Simona Ventura», risponde ridendo al cellulare che gli passano.
    E se qualcuno gli contesta il fatto di essere venuto solo ora che è in corso la campagna per le provinciali di fine mese, Bersani gli risponde: «Io sono sempre andato nei luoghi dove c'è la crisi industriale. Vogliamo decidere che in campagna elettorale non ci dobbiamo occupare di lavoro ma solo di cazzate? Io non sono d'accordo».
    E sulla torre aragonese scatta l'applauso.

    Fonte: L'Unità - Simone Collini | vai alla pagina

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