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Dichiarazione di Vincenzo VISCO


 

«Sbagliammo ad accettare la Grecia e i suoi conti» - INTERVISTA

  • (08 maggio 2010) - fonte: Il Riformista - Tonia Mastrobuoni - inserita il 08 maggio 2010 da 31

    Nel 2000 Vincenzo Visco era ministro del Tesoro quando la Grecia presentò i famosi conti truccati che le consentirono di entrare nell'euro. Allora il sospetto che qualcosa non tornasse c'era, ma nessuno poteva immaginare quello che s'è scoperto dopo, osserva il direttore del Nens: un paese che nascondeva leggi «assurde» come quella che garantisce alle figlie nubili degli statali una ricca pensione. Ma oggi che l'Europa fa i conti con le conseguenze di quei bilanci truccati, Visco punta il dito contro la Merkel, rea di aver reso la crisi molto più onerosa con i suoi tentennamenti. Anche la Germania, osserva Visco, deve correggere la sua economia, non solo i paesi del sud dell'Europa: ha approfittato enormemente dell'euro e oggi ha una bilancia commerciale troppo squilibrata. E in futuro l'Europa deve coordinare le sue politiche economiche, non limitandosi solamente alla vigilanza sulle finanze pubbliche.

    Ieri la riunione straordinaria dei capi di Stato e di governo dell'Eurogruppo ha ratificato il pacchetto di aiuti alla Grecia da 110 miliardi di euro. Come andrà a finire questa crisi secondo lei?

    In questa crisi c’è stata una responsabilità serissima della Germania che ha causato un ritardo enorme degli interventi europei e ha reso il salvataggio della Grecia molto più oneroso, spingendo il paese sull’orlo del collasso. La crisi dell’euro ha tutta l’aria di una ritirata ideologica. La Germania ha creduto seriamente, per un momento, che sarebbe stato meglio andare avanti senza la Grecia, io trovo questo gravissimo. Oltretutto, da parte di un paese che ha enormemente approfittato dell’euro.

    Perché?

    Perché esporta soprattutto in Europa e da dieci anni non ha più nessuno che possa farle concorrenza con le svalutazioni.

    Lei era ministro del Tesoro tra il 2000 e il 2001, quando la Grecia riuscì a entrare nell’euro con i conti pubblici truccati. Come mai nessuno si rese conto della situazione?

    Nonostante il mio omologo greco di allora fosse un distinto signore dall’aria molto seria, ho sempre avuto la sensazione che ci fosse qualcosa nei loro conti che non quadrasse. Ma avevano anche un buon tasso di crescita e scoprimmo solo dopo che erano degli imbroglioni, che nascondevano nei bilanci delle vere e proprie voragini e cose assurde come una legge che garantisce una robusta pensione alle figlie nubili dei dipendenti statali. Questo pone anche dei problemi all’Europa che si accinge a discutere se e come rivedere il Patto di Maastricht.

    Un’ipotesi, caldeggiata dalla Germania, è che vengano resi più stringenti i vincoli fiscali. Crede che sia una soluzione? Non si rischia lo stesso errore dei primi dieci anni dell’euro, quello di inibire la crescita dei paesi membri?

    Il problema che vedo io è che ci sono enormi asimmetrie anche in altri ambiti. La Germania ha un surplus commerciale paragonabile a quello della Cina, mentre l’Italia soffre un disavanzo nella bilancia dei pagamenti che supera il 3 per cento. Se non si affrontano anche questi squilibri, oltre a quelli che riguardano le finanze pubbliche, rischia di saltare tutto.

    Lei è insomma dell’idea che l’Europa debba convergere anche sulle politiche economiche?

    Certo, è indispensabile mettere a punto delle politiche comuni. E penso anche che l’Europa debba sospendere immediatamente il processo di allargamento dell’euro e consolidare i sedici paesi del gruppo. Un’altra cosa che si sarebbero dovuta fare già anni fa, è unificare i mercati finanziari europei.

    Cosa pensa della polemica sulle agenzie di rating, che hanno declassato i debiti di Portogallo, Grecia e Spagna nelle scorse settimane, aggravando la carneficina sui mercati finanziari?

    La struttura finanziaria che si è creata negli ultimi trent’anni è demenziale e diabolica.

    A febbraio il Wall Street Journal ha rivelato che il fondo Soros e altri grandi hedge fund stavano concordando un attacco all’euro. C’è anche questo, nei ribassi spaventosi di questi giorni secondo lei?

    Può darsi, non sarebbe la prima volta di un attacco di questo genere, ricordiamoci quando partì l’attacco alla lira e alla sterlina che le buttò fuori dallo Sme, diciassette anni fa. Il problema, che riguarda anzitutto il presidente americano Obama, è anche il potere politico di queste strutture.

    L'Italia è al riparo da attacchi speculativi?

    Anche l'Italia ha problemi enormi. Non cresce e non fa riforme da quasi un decennio. Tutto quello che avevamo costruito prima del 2001, prima del precedente governo Berlusconi, è stato dilapidato. In particolare il consolidamento del bilancio pubblico. Abbiamo ripreso il filo del discorso nel 2006, quando siamo tornati al governo, ma dal 2008 a oggi, ancora una volta, i risultati positivi sul fronte della lotta all'evasione e al riequilibrio dei conti sono stati annullati.

    Fonte: Il Riformista - Tonia Mastrobuoni | vai alla pagina

    Argomenti: politica estera, europa, speculazioni finanziarie, germania, politica economica, bilancio dello Stato, Grecia | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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