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«Tremonti ha fatto per mesi belle interviste sul carico fiscale. Nella manovra di tutto questo non c’è nulla» - INTERVISTA
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(28 maggio 2010) - fonte: Il Riformista - Alessandro Da Rold - inserita il 28 maggio 2010 da 31
«I comuni pronti ai sacrifici ma dateci riforme vere»
«La prima modifica da fare e sul patto di stabilità Siamo consapevoli dei tagli ai costi della politica, ma così si colpiscono le politiche sociali. Il ministro la smetta di trattarci come scolaretti. Se la Lega pensa che la manovra anticipi il federalismo, prende una cantonata: gli enti locali fanno solo da server allo Stato centralizzato».«La manovra non è in discussione, ma il maestro Tremonti smetta di trattarci come scolaretti. Siamo disposti a fare sacrifici, ma la riforma sia radicale» Sergio Chiamparino, sindaco di Torino, Presidente Anci, esponente del Partito Democratico ragiona insieme al Riformista sulla Finanziaria varata dal governo di centro destra. Una manovra economica dove al momento – secondo Chiamparino, che ieri mattina ha presieduto il direttivo dell’Anci a Roma - «non c’è certezza di cifre, cosa che la dice già lunga sul carattere dell’operazione: affannoso da una parte e raffazzonato dall’altra». E sul fatto che sia un provvedimento pro Lega Nord, racconta un’indiscrezione raccolta in ambienti del Carroccio. «Un collega leghista, di cui non voglio fare il nome, mi ha detto testualmente: se questa è una manovra pro Lega allora mi auguro che la Lega alle elezioni perda sempre»
Cosa non la convince della Finanziaria targata Tremonti?
Nel giro di due ore, i comuni si sono visti appioppare 200 milioni di euro in più ogni anno e rispetto a sabato scorso, le cifre sono raddoppiate.
Ovvero?
Siamo passati da 800 a 1500 milioni per il 2011, da 1500 a 2200 per il 2012. Lo abbiamo scoperto ieri mattina. Siamo disposti ad accettare una parte dei tagli, a condizione che si modifichi il patto di stabilità.
Cosa rischiano gli enti locali?
Già il solo patto, avrebbe portato i comuni in disavanzo di amministrazione. Se il governo non torna indietro, se il dibattito non cambia queste cifre, i comuni scoppiano. Le cifre devono tornare e essere quelle iniziali anche perché non scordiamoci che i 4 miliardi e mezzo a carico delle Regioni per ciascun anno ricadranno poi sulle nostre spalle.
Anche il governatore Formigoni ha mostrato più di una perplessità.
E’ ovvio. I tagli andranno a colpire la sanità e il trasporto pubblico: colpiranno le politiche sociali.
A danno dei cittadini?
Alla fine, cumulando, non è difficile prevederlo.
Quali saranno le vostre prossime mosse?
Bisogna tornare al tavolo dove eravamo rimasti sabato. Siamo perfettamente responsabilizzati sui tagli ai costi della politica, ma facciamo sì che questa manovra cambi veramente le cose e abbia una linea di riforma.
E se non cambiassero i parametri attuali di spesa?
Diremo no senza condizioni.
Ci sono punti della manovra che condivide?
La parte normativa tratta su questioni su cui siamo d’accordo, come sul fatto che si debbano colpire le società municipalizzate. Ma Tremonti continua a trattarci come scolaretti: un maestro che poi ti mette in penitenza se non svolgi bene il compitino.
Il Partito democratico è aperto al dialogo in parlamento?
Rispettiamo lo spirito del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano: serve un patto di responsabilità nazionale.
Quindi nessun pregiudizio nell’aula di Montecitorio?
Sia chiaro: noi non mettiamo in discussione la necessità della manovra. Mettiamo in discussione soprattutto un fatto: la quantità dei sacrifici richiesta a comuni e regioni non è sostenibile per le nostre politiche.
Sull’abolizione delle dieci province c’è ancora poca chiarezza.
Sono più dei manifestini, dei piccoli segnali, non si va a toccare la sostanza del problema. E’ un continuo tira e molla. Prima per essere politically correct, si è tutti contro, poi invece si è a favore. Io sono a favore delle riforme, ma si deve cambiare registro.
Lei cosa propone?
Da tempo sostengo di avviare una trasformazione, rendendole associazioni di comuni per il controllo su area vasta. I comuni potrebbero delegare a un organismo le competenze che attualmente spettano alle province.
Rispetto alla parte fiscale della Finanziaria?
Tremonti ha fatto per mesi belle interviste sul fatto che bisognava spostare il carico fiscale dalle persone alle cose, da chi investiva a chi patrimonializzava. Di tutto questo non c’è nulla. Bisogna dare credibilità a una manovra, per innescare dei processi di riforma. La sostenibilità deve esserci non solo nel breve periodo, ma nel medio.
E’ una manovra economica Pro Lega?
Diceva oggi un collega leghista:«Se questa è una manovra mi auguro che la Lega Nord perda sempre».
In che senso?
Credo pensasse a Roma.
Eppure i leghisti sostengono che aprirà le porte al federalismo fiscale.
Stanno prendendo una cantonata. Di federalista non c’è niente. Sulle case cosiddette fantasma, dove bisognava responsabilizzare i comuni, è l’esatto opposto. Si centralizza tutto nelle agenzie territoriali, mentre i comuni diventano dei server dello Stato centralizzato, su argomenti importanti come condoni o regolarizzazioni.
Il suo auspicio?
Siamo disposti a fare sacrifici, ma la riforma sia radicale. Togliamo questi aspetti dal dibattito, che oscillano tra l’opportunismo e la demagogia.
E’ il governo di Tremonti o di Berlusconi?
Se guardiamo alla manovra è il governo di Tremonti, ma se guardiamo al carattere un po’ affannoso e rafforzato, è quello di Berlusconi, che fino all’ultimo ha negato che l’Italia fosse a rischio di una crisi.
Fonte: Il Riformista - Alessandro Da Rold | vai alla pagina » Segnala errori / abusi