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«Ci vuole un cambio di linguaggio. La Lega offre paure, noi soluzioni» - INTERVISTA
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(11 giugno 2010) - fonte: Il Gazzettino - Giorgio Gasco - inserita il 11 giugno 2010 da 31
Enrico Letta, per la terza volta dal 2008 riscoprite la "questione settentrionale"?«Serve una svolta, oppure Pd e centrosinistra continueranno ad essere marginali al Nord» risponde il deputato che, forse, più di altri "romani" ha creduto, inascoltato come tanti "locali", nell’importanza del Nord nella politica del Pd. Letta vuole dare una spallata alla sordità romana e sbarca in Veneto, a Lazise, dove con la sua associazione TrecentoSessanta, organizza oggi e domani Nord Camp 2010 dal titolo chiaro: "c’é chi dice Nord". Parterre ricco: dal ministro Maroni, all’imprenditore Carlo De Benedetti, da Cacciari a Treu.
Letta, politiche 2008 con Veltroni candidato leader che spolverava un programma federalista; regionali 2010 con una campagna elettorale ricca di propositi autonomisti. Tanti richiami di Cacciari caduti nel vuoto.
Risultato sempre uguale.«Questa volta ci prefiggiamo una svolta radicale anche del linguaggio. Non vogliamo più usare il balsamo per lenire le ferite, ma il sale».
Inseguite il "dialetto" della Lega?
«Se si riferisce a federalismo-fisco-immigrazione sono temi sui quali ci siamo allontanati dal Nord. Su questi, ora, vogliamo riaprire il dialogo con il Nord. Non sono argomenti di proprietà della Lega e sui quali lucra politicamente generando paure. Noi proponiamo soluzioni».
Questa volta riuscirete a fare passare il messaggio?
«Ora non ci sono elezioni alle porte. O si affronta ora la questione Settentrionale oppure perderemo qualunque possibilità di accreditarci alla guida del Paese. Inizia la marcia verso le politiche 2013».
Marcia che passa necessariamente per il Nordest.
«Partiamo dai nostri sindaci di Venezia-Padova-Vicenza, i loro risultati ci danno la carica».
Padova-Venezia-Vicenza, nel resto del Nord il centrosinistra è marginale.
«Purtroppo, per questo buttiamo nel cestino il balsamo, diciamo basta alle scorciatoie. Vogliamo dare una scossa, e iniziamo dalla parte più dinamica del Paese. Dialogo soprattutto con i piccoli imprenditori, colonna vertebrale dell’economia del Nordest, che votano prevalentemente centrodestra. Con al centro il federalismo, per il quale vogliamo essere determinanti».
Quale federalismo?
«Quello che funziona. E siamo pronti ad entrare a gamba tesa nelle contraddizioni del centrodestra. Per questo abbiamo scelto il Veneto dove il rapporto Pdl-Lega è ai minimi termini. Vogliamo insistere sul federalismo in presenza di una manovra correttiva di stampo centralista, altro che federalista: colpisce soprattutto gli enti locali».
Riscrivere la manovra, magari prevedendo un patto di stabilità regionalizzato (proposto da Laura Puppato capogruppo Pd in Regione) e l’azzeramento Irap anche al Nord «non solo al Sud» come chiede Paolo Giacon dell’esecutivo veneto del Pd.
Linguaggio leghista.«Il patto di stabilità va cambiato a livello nazionale. Creare cioé un meccanismo con il quale (la manovra Tremonti lo annulla), agendo sulle risorse, i virtuosi vengono premiati e i fannulloni penalizzati. Un patto che non premia i buchi di bilancio di Catania e Palermo e Roma, ma gli amministratori che operano in modo corretto».
Fonte: Il Gazzettino - Giorgio Gasco | vai alla pagina » Segnala errori / abusi