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Dichiarazione di Paolo FERRERO


 

«Marchionne vuole gli operai italiani come i cinesi»

  • (20 giugno 2010) - fonte: ansa - inserita il 20 giugno 2010 da 31

    “Il manager Fiat mette gli operai contro altri operai: una lettera dei lavoratori polacchi svela il suo gioco”

    “Marchionne mente sapendo di mentire, perché in realtà lui vuole obbligare i lavoratori italiani a lavorare come quelli cinesi, allo stesso costo e alla stessa produttività.
    E per questo fa i ricatti di stile mafioso come ha fatto a Pomigliano”.

    Così il segretario nazionale del Prc, Paolo Ferrero, ha commentato le parole dell’amministratore delegato della Fiat che ha attribuito alla conflittualità sindacale il potere di “ammazzare l’industria” manifatturiera in Italia.

    “L’alternativa – ha aggiunto Ferrero, che ha partecipato a Bologna a un convegno sulla manovra economica organizzato dalla Rete dei Comunisti – non è tra chiudere le fabbriche o lavorare come bestie come vuole Marchionne.
    Ma che le aziende facciano un po’ meno profitti e che si facciano delle politiche economiche che non favoriscano la speculazione finanziaria ma il mondo del lavoro. Questa è la vera alternativa che Marchionne, come tutti i padroni, non vuole vedere.
    E lui usa il ricatto della delocalizzazione per obbligare la gente a lavorare in modi peggiori anche rispetto agli anni ‘50”.

    LA LETTERA OPERAI POLACCHI SVELA IL GIOCO DI MARCHIONNE

    “La lettera degli operai polacchi svela il gioco di Marchionne che, per fare i suoi interessi, mette i lavoratori gli uni contro gli altri e produce una guerra tra poveri”. Così il segretario nazionale del Prc, Paolo Ferrero, a margine di un convegno a Bologna ha commentato la lettera di un gruppo di operai polacchi della fabbrica Fiat di Tychy inviata ai colleghi di Pomigliano e pubblicata in prima pagina da ‘Liberazione’.

    “Gli operai polacchi – spiega – dicono invece che dobbiamo allearci. Perché la soluzione al dilemma che pone la Fiat (o schiavizzati o licenziati) ha una terza possibilità ed è costruire una Europa sociale in cui ci siano anche la riduzione dell’orario di lavoro, un salario europeo e in cui possano lavorare civilmente gli operai polacchi come quelli italiani”.
    Nella lettera, si legge tra l’altro che “verso la fine dell’anno scorso è iniziata a girare la voce che la Fiat aveva intenzione di spostare la produzione di nuovo in Italia. Da quel momento su Tychy è calato il terrore.

    Fiat Polonia pensa di potere fare di noi quello che vuole. L’anno scorso per esempio ha pagato solo il 40% dei bonus, benché noi avessimo superato ogni record di produzione”. “Adesso – è scritto in un altro passo – stanno chiedendo ai lavoratori italiani di accettare condizioni peggiori, come fanno ogni volta. A chi lavora per loro fanno capire che, se non accettano di lavorare come schiavi, qualcun altro è disposto a farlo al posto loro. Danno per scontate le schiene spezzate dei nostri colleghi italiani, proprio come facevano con le nostre”.
    E infine: “Non possiamo continuare a contenderci tra di noi i posti di lavoro. Dobbiamo unirci e lottare per i nostri interessi internazionalmente”.

    Fonte: ansa | vai alla pagina

    Argomenti: lavoro, speculazioni finanziarie, classe operaia, Fiat, delocalizzazione, Marchionne | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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