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Dichiarazione di Giuliano CAZZOLA

Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: FI) 


 

«La Fiat dev’essere pronta a usare il pugno di ferro» - INTERVISTA

  • (11 luglio 2010) - fonte: Il Giornale - Paolo Stefanato - inserita il 11 luglio 2010 da 31

    «Temo le imboscate della Fiom, ma la strada imboccata a Pomigliano è quella giusta. La newco? Difficile»

    Mentre partono i nuovi investimenti per 700 milioni, i legali e i manager della Fiat sono al lavoro per garantire l’applicazione dell’accordo per produrre la Nuova Panda a Pomigliano. Tra le varie ipotesi allo studio, anche quella di costituire una nuova società (una newco), nella quale riassumere i dipendenti disponibili ad accettare le nuove regole dell’accordo. Chiediamo al professor Giuliano Cazzola, giuslavorista e vicepresidente della Commissione Lavoro della Camera: ora che la situazione a Pomigliano si è sbloccata, lei pensa che ci possano essere ancora insidie sulla strada di Sergio Marchionne?
    «Certo, ci possono essere delle imboscate mentre i processi di trasformazione vanno avanti. Per la Fiat sarà sempre più difficile tirarsi indietro, e potrà trovarsi alla mercè di un avversario che mentre l’azienda si attiva si mette ad aspettare ai lati della strada».

    Pensa che ci sarà ulteriore contenzioso?

    «Difficile pensare a garanzie sicure. Il referendum ha ottenuto il 62%, non l’80%, e anche con l’80 i rischi sarebbero stati uguali: la forza lavoro è quella che è, la situazione è carica di criticità. Poi la Fiom, come risultato della sua “sconfitta onorevole“, ha acquisito credito nei confronti della Cgil, che oggi è molto più portata a coprire i suoi comportamenti»

    E che cosa potrebbe fare la Fiom?

    «Quello che ha sempre fatto. A parte l’assenteismo elettorale, dove in realtà il sindacato c’entra poco, il problema sono i turni e l’organizzazione del lavoro, veramente pesanti. La Fiat, quando vuole lo straordinario, lo chiede. E quando i lavoratori non voglio sottostare a orari eccessivi, scioperano. La Fiom, i Cobas li coprono. Questo rischio dovrebbe ora essere interdetto perchè l’accordo prevede l’inserimento delle regole dell’accordo collettivo anche nel contratto individuale: quindi il singolo è suscettibile di sanzioni disciplinari. Tuttavia su questo buona parte del mondo giuridico si è divisa».

    Cioè?

    «Trovo che il vero scandalo di tutta la vicenda sia stata l’accoglienza che un certo mondo culturale ha riservato all’accordo, sposando le idee della Fiom, cercando di far emergere un’alternativa che non esisteva tra lavoro e diritti: nell’accordo non c’è alcuna negazione dei diritti! Ma l’idea è passata nell’opinione pubblica. Sono scandalizzato da tanti giudizi che hanno avallato persino l’idea di una violazione della Costituzione».

    Secondo lei è praticabile l’idea della creazione di una nuova società nella quale assumere solo la manodopera consenziente, sul modello un po’ di quello che è stato fatto per l’Alitalia?

    «Nel caso di Alitalia si trattava soprattutto di debiti. Credo che qui sarebbe molto difficile un’operazione di questo tipo, non so nemmeno come potrebbe appoggiarla il governo».

    Marchionne ha spazio per fare marcia indietro, nel caso gli eventi precipitassero?

    «Non sarebbe impossibile, seppure a costi elevati. Se io fossi la Fiat proverei a sfidare l’opposizione andando avanti, dimostrando di fare sul serio. Anche usando il pugno di ferro, se necessario».

    Lei è ottimista o pessimista sull’evoluzione della vicenda?

    «Ottimista. Le cose finora sono andate avanti abbastanza bene, l’accordo è stato fatto, è stato votato. Sono piuttosto sorpreso e allucinato dal contesto, da come l’operazione è stata accolta da varie parti. Per molti sembra quasi che i lavoratori facciano un favore alla Fiat se continuano a lavorare...»

    Crede anche lei, come Marchionne, che Pomigliano sia un punto di svolta anche per l’economia del nostro Paese?

    «Sì, è una grande novità che un’impresa rilocalizzi in Italia, per giunta al Sud, inserendo il suo stabilimento in una strategia di competizione globale: perchè non si tratta di un’operazione per il mercato interno, ma è un investimento in ottica internazionale. Pomigliano è ancora malato della cultura Alfasud, delle vecchie Partecipazioni statali. Oggi è la prima volta che una multinazionale sceglie la Campania, con le sue criticità, per fabbricare i prodotti con cui sfidare il mercato mondiale».

    Fonte: Il Giornale - Paolo Stefanato | vai alla pagina

    Argomenti: lavoro, sindacati, campania, Fiat, mercato del lavoro, pomigliano d'arco, Fiom, Marchionne | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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