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Dichiarazione di Massimo D'ALEMA

Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) 


 

«Dalla crisi non si esce con la via giudiziaria: ora governo di transizione»

  • (15 luglio 2010) - fonte: www.corriere.it - inserita il 15 luglio 2010 da 100
    «In questo momento le prospettive appaiono incerte mentre la crisi appare certa». Esordisce così Massimo D’Alema. E la sua non è una battuta: «Io penso che qualsiasi considerazione sulle prospettive politiche dovrebbe prendere le mosse da una preoccupazione vivissima dello stato del Paese. E non mi pare che Berlusconi ne sia consapevole, visto che continua a lanciare futili messaggi di ottimismo».

    Che fa l’opposizione? Gufa? «Il problema qui non è dividerci tra chi è ottimista e chi è pessimista. Tutti quanti abbiamo speranza nella capacità di questo Paese di riprendersi, ma il problema vero è che noi siamo di fronte a una grande crisi che non è solo economica. C’è anche una crisi morale, di credibilità dello Stato, di fronte alla quale non c’è nessuna risposta, perché c’è un vuoto di leadership politica impressionante. Berlusconi prova a trovare una via d’uscita cercando di costruire un equilibrio politico che lo tuteli di più, e perciò si lancia nel tentativo abbastanza maldestro di riassorbire nella maggioranza Casini. Ma la questione vera non è come puntellare l’attuale equilibrio, è come uscirne».

    E come se ne esce secondo lei, onorevole D’Alema? «Bisogna prendere atto che la lunga fase della parabola berlusconiana è finita. Nell’ultimo decennio lui è stato il principale arbitro della vita pubblica e ha governato per circa otto anni. Il risultato complessivo di questa esperienza è estremamente negativo. Non credo che l’anno prossimo Berlusconi possa andare all’assemblea della Confindustria e dire che vuole ridurre le tasse, semplificare la pubblica amministrazione, modernizzare il Paese ed essere di nuovo applaudito. Infatti è successo il contrario. La pressione fiscale è aumentata. L’inefficienza e la corruzione della pubblica amministrazione sono cresciute con fenomeni patologici che ricordano per dimensione e gravità la situazione dell’Italia all’inizio degli anni Novanta. Il Pil del 2009 è fermo: è uguale al Pil del 2000, mentre la spesa pubblica è cresciuta di 6 punti. Insomma, un disastro, è difficile usare una espressione diversa».
    Fonte: www.corriere.it | vai alla pagina

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