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«L'ex giudice Caliendo, oggi sottosegretario, deve dimettersi perché coinvolto nello scandalo eolico» - INTERVISTA
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(16 luglio 2010) - fonte: La Stampa - Bertini Carlo - inserita il 16 luglio 2010 da 31
«Ho trovato un'altra gallina morta! Che devo fare? A questo punto ho fatto uccidere galline e gallinacci dal macellaio e le ho messe nel freezer per mangiarmele io»: prima di puntare il dito contro i suoi ex colleghi giudici, Tonino Di Pietro se la prende con una faina che ha fatto fuori i suoi amati pennuti sotto la calura di Montenero di Bisaccia. Toltosi questo pensiero, l'ex pm può passare all'attacco, per chiarire che non c'è «nessuna copertura» nei confronti dell'ex giudice Caliendo, «che si deve dimettere e se non lo farà spontaneamente sappia che stiamo mettendo in piedi un'operazione di accerchiamento».
E tutti gli altri magistrati finiti nell'inchiesta «devono finire ai giardinetti», con una postilla: «la posizione di Miller, il capo degli ispettori, è ancora più delicata di quella di Caliendo perché è lui che ha il manico in mano».Sarà amareggiato nel vedere coinvolti diversi giudici in questa vicenda, o no?
«E' questa l'anomalia nell'anomalia. Che esistesse un comitato d'affari, un cartello di imprese e il lobbismo illegale era risaputo fin da Mani Pulite. Ora il risultato è che dopo aver preso atto che i giudici potevano scoprire questa malattia sociale, invece di curare la malattia hanno contagiato i giudici. La situazione ora è delicatissima: o ai interviene subito con un'operazione di chirurgia con il taglio netto della parte infetta oppure si rischia che anche il corpo sano della magistratura possa infettarsi».
Perché finora ha lanciato più bordate al governo che ai magistrati coinvolti?
«No,no, l'ho detto e ribadisco: sto dalla parte dell'Anm che ha preso una posizione netta senza se e senza ma. Coloro che sono rimasti coinvolti in questo affare, a prescindere dalle questioni penali che voglio anche pensare non ci siano, ormai hanno perso le caratteristiche di terzietà che deve avere un giudice e devono lasciare la magistratura».
Quindi mano dura anche con loro per non farsi accusare di esser garantista con gli ex colleghi?
«Assolutamente, Il Csm ha avuto un atto di resipiscenza operosa nell'aprire una pratica di trasferimento d'ufficio, ma è troppo poco: Marra dovunque lo mandi è una persona che ha sfregiato il suo ruolo e l'unica cosa che deve fare è prendersi uno zainetto e andarsi a fare una passeggiata».
E come mai non ha firmato la mozione di sfiducia del Pd contro l'ex giudice Caliendo?
«Chi l'ha detto? Intanto lui è senatore e dunque va presentata al Senato. E poi ho fatto la scelta degli Orazi e dei Curiazi perché bisogna colpire sempre a colpo sicuro: se li metti tutti insieme in una mozione, quelli si ricompattano. Oggi invece abbiamo una fotografia di Brancher squarciata, e via!
E così una di Scajola e un'altra di Cosentino. Ora passiamo alle altre».Ma lei invece ha proposto al Pd di firmare una mozione per far dimettere il governo. Non ha chiesto di mettere ai voti quella su Caliendo. Perché?
«Oggi ho chiesto a Fini una cosa diversa. Ci sono altri due passaggi: il primo è la richiesta di autorizzazione all'uso delle intercettazioni telefoniche per Cosentino, rinviata da mesi alla Camera e che va messa all'ordine del giorno per vedere chi ha il coraggio di opporsi. Secondo, è in arrivo la richiesta di utilizzo delle intercettazioni che riguardano i parlamentari, cioè i Caliendo, i Verdini, i Dell'Utri.
Sono fondamentali, perché avremo la riprova della insostenibilità della loro posizione. Ma attenzione, non ho bisogno di questo per chiedere la sfiducia di Caliendo, ne ho bisogno per ottenerla ed è cosa ben diversa».
Fonte: La Stampa - Bertini Carlo | vai alla pagina » Segnala errori / abusi