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Dichiarazione di Franco Frattini

Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: FI)  -  Ministro  Affari Esteri (Partito: PdL) 


 

«Nel Pdl stillicidio continuo. Il partito ora va riorganizzato» - INTERVISTA

  • (16 luglio 2010) - fonte: Corriere della Sera - Maria Teresa Meli - inserita il 16 luglio 2010 da 31

    Ministro Frattini, il Pdl appare in difficoltà e in affanno.

    «C'è un paradosso nel centrodestra: nel Pdl -che è il cuore di una coalizione che dal 2008 ha vinto tutte le elezioni- si è innescato una sorta di “cupio dissolvi” . Come se avessimo perso noi e non lo schieramento di sinistra, diviso tra la deriva dipietrista e un Pd incapace di presentare proposte alternative, se non quelle emergenziali illustrate da D'Alema. Il legittimo dissenso interno si è tramutato in uno stillicidio quotidiano di distinguo in Parlamento da parte dei finiani, che hanno aperto una discussione non sulla base di un'azione propositiva, ma con un metodo inaccettabile e con modi talvolta aggressivi su punti fondamentali del programma elettorale, dal federalismo alle intercettazioni».

    Che cosa accade a questo punto?

    «A questo punto c'è la necessità di puntare su una forte unità del partito e sulla leadership di Berlusconi. Le persone che insieme a me hanno immaginato “Liberamente” hanno voluto dare una risposta molto chiara alle difficoltà del momento, tornando a valori fondanti della rivoluzione liberale lanciata nel 94 da Berlusconi. Vogliamo ricominciare a parlare di quei temi che non possono essere lasciati nelle mani dei finiani o della Lega. Ci è spiaciuto vedere che qualcuno si erge a paladino di legalità, in particolare alcuni finiani quando noi abbiamo costruito Forza Italia dicendo che questo partito doveva cambiare il modo di fare politica. E non possiamo lasciare la bandiera del federalismo ai leghisti o quella del mezzogiorno a Lombardo che si erge a interprete della questione meridionale».

    I vostri detrattori dicono che fate le guardie del corpo del premier.

    «Ci sbeffeggiano chiamandoci i pretoriani di Berlusconi, ma il nostro vuole semplicemente essere un richiamo alla serietà: il programma di governo è stato sottoscritto anche dai finiani e sulla sua base loro sono stati eletti. Ma c'è un'altra cosa che vorrei dire».

    Ossia?

    «Abbiamo rischiato di dimenticare che, malgrado la crisi, Berlusconi è l'unico leader di un Paese europeo che ha guadagnato voti e ha vinto le elezioni. E noi qui a discutere se votare contro un membro del governo attraverso una mozione di sfiducia. Penso a come avrei potuto spiegare a un collega francese o britannico perché una parte della maggioranza voleva votare contro se stessa. Saggiamente, Berlusconi insieme a Cosentino ha deciso per le dimissioni perché altrimenti questa vicenda avrebbe nuociuto all'esecutivo. Dovremmo guardare fuori dai nostri confini: quando il presidente della Camera fa dichiarazioni contro il presidente del Consiglio è difficile spiegare all'estero che cosa sono queste complicazioni italiane».

    A quanto pare è prossima una ristrutturazione del Pdl.

    «E’ certamente necessaria una riflessione sulla struttura del partito in vista della stagione congressuale: dobbiamo discutere sulla sua riorganizzazione. Occorre guardare al modello del Ppe: le varie famiglie politiche che vi entrano non lo fanno per adesione, per tesseramento. Lo statuto prevede un sistema di confronto molto vivo e acceso, ma non si svolge con il metodo “un uomo una tessera”: prevede un sistema articolato in cui sono presenti espressioni della società civili, associazioni affiliate al partito. Se noi invece andassimo incontro alla stagione di tesseramenti inciteremmo una corsa che porrebbe grandi problemi di finanziamenti, e trasparenze. Si creerebbe quel partito delle tessere che è il contrario di ciò che vuole Berlusconi».

    Schifani ha sollevato dei rilievi su «Liberamente».

    «Per quel che riguarda le fondazioni, ce ne sono 22 con la nostra. Abbiamo convissuto con 21 fondazioni, possiamo convivere anche con 22. Pure su questo fronte guardiamo al Ppe, che ha costruito una fondazione del partito senza negare che nei singoli paesi vi siano fondazioni affiliate. L'idea su cui abbiamo ragionato con Berlusconi è quella di istituire un coordinamento tra le fondazioni e di creare una fondazione centrale del Pdl».

    Lei ha proposto il coordinatore unico.

    «Ho espresso la mia opinione, ma dobbiamo far maturare questa idea, che comunque non riguarda né il domani né il dopodomani. La logica dei tre coordinatori riflette quella delle quote spettanti agli ex di FI e agli ex An, col tempo il senso di appartenenza cesserà di esistere. E noi di Liberamente lanciamo un appello perché si acceleri questo percorso».

    Tra i nomi che circolano per quell'incarico c'è anche il suo.

    «Per quanto mi riguarda escludo categoricamente questa ipotesi: l'incarico di ministro degli Esteri mi assorbe moltissimo e comporta tanti impegni internazionali che non potrei certo disertare».

    Allora spetterà a Mariastella Gelmini?

    «E’ evidente che i nomi sono la conseguenza di un percorso: niente di più sbagliato che parlarne adesso ».

    Fonte: Corriere della Sera - Maria Teresa Meli | vai alla pagina

    Argomenti: pdl, Ppe, fondazioni, crisi politica, Fini Berlusconi | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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