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Dichiarazione di Giovanni LEGNINI
Sanità in Abruzzo. «Chiodi se non è Attila è alla guida di un'orda di Unni»
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(20 luglio 2010) - fonte: PrimaDaNoi.it - inserita il 20 luglio 2010 da 31
«Il presidente Chiodi si fermi: sulla sanità e sulle condizioni dell’Abruzzo interno ascolti il grido di allarme dei sindaci e dei territori, apra un confronto serio con la sua maggioranza e con l’opposizione, discuta con la società abruzzese del futuro di questa regione».È la richiesta del senatore del Partito Democratico, Giovanni Legnini, che lancia l’allarme su quella che definisce «la più pesante discriminazione dell’Abruzzo interno negli ultimi decenni».
«Non si nasconda dietro gli alibi», sostiene Legnini, «sull’Abruzzo si sta abbattendo un intervento mai visto prima, di una portata tale che inciderà sul futuro di territori estesi, quelli più in difficoltà, deciso a tavolino da 2-3 persone ignorando totalmente il punto di vista delle popolazioni e di tutti i protagonisti istituzionali e sociali».
In questa regione, ricorda Legnini, «ci sono 305 Comuni fra aree montane e collinari, e 199 sotto i 5 mila abitanti. E sono proprio queste aree ad essere maggiormente a rischio».
Ci sono sindaci, ricorda il senatore del Pd, «che dopo essere stati eletti dalle loro comunità apprendono solo dai giornali che gli ospedali che da decenni servono le loro popolazioni chiuderanno o saranno dimezzati, senza che nessuno li abbia neppure consultati».
Ma non basta: «Proprio a questi territori, tra manovre finanziarie e piani di rientro, si stanno sottraendo quasi tutti i servizi vitali: i fondi alle comunità montane sono stati cancellati, i Comuni vivono in ristrettezze mai viste prima, ai parchi nazionali si toglie il 50 per cento delle risorse, con i tagli alle Regioni saranno a rischio il trasporto pubblico e il comparto socio-assistenziale. La quasi totalità dei presidi sanitari è condannata a scomparire. Una strategia devastante che annulla decenni di conquiste».
La posizione del Pd è chiara: «Prima di togliere e tagliare a quelle popolazioni» sottolinea Legnini «bisogna assicurare servizi sanitari sostitutivi, più medicina del territorio, una rete di emergenza-urgenza efficiente, una funzione seria e servizi alternativi per gli ospedali che si vogliono dismettere. Non certo l’ospedaletto sotto casa, ma servizi di cui i cittadini hanno diritto».
Ma quello che si inizia a porre in Abruzzo è un più ampio «problema di democrazia: un presidente eletto dal 26 per cento degli abruzzesi ha concentrato su di sé poteri straordinari e senza eguali in Italia, e decide tutto chiuso nella sua stanza senza coinvolgere neppure i suoi consiglieri regionali o i parlamentari del suo partito.
Il pluri-commissario, se non è Attila, è alla guida di un’orda di unni, incapaci di dare risposte sulla ricostruzione aquilana, sulla crisi economica peligna, sullo svuotamento della zona franca urbana di Pescara, sulla tassa-pedaggio per l’asse attrezzato, sull’industria in crisi e sulla disoccupazione.
Chiodi abbandoni gli alibi» chiede Legnini «e apra una fase nuova: l’Abruzzo non ha bisogno di una un ragioniere, ma di una strategia forte e partecipata. Perché l’emergenza oggi è una: arrestare un arretramento economico e sociale senza precedenti nella storia recente dell’Abruzzo che l’azione dei governi nazionale e regionale di centrodestra sta drammaticamente accelerando».
Fonte: PrimaDaNoi.it | vai alla pagina » Segnala errori / abusi