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Dichiarazione di Raffaele Dalessandro

Alla data della dichiarazione: Consigliere  Consiglio Comunale Castel Gandolfo (RM) (Lista di elezione: LISTA CIVICA) 


 

«Dico un no ragionato all'inceneritore di Albano»

  • (28 luglio 2010) - fonte: www.castellinews.it - inserita il 24 ottobre 2010 da 2800

    Castel Gandolfo - Gassificatore di Albano: la contrarietà di Dalessandro - «L'installazione nel territorio di Albano dell'inceneritore non è e non deve essere evento ineluttabile. L'impianto così com'è infatti – scrive Raffaele Dalessandro, Consigliere comunale Pdl Castel Gandolfo – è inaccettabile per tutto il territorio dei Castelli Romani.

    Un bacino di 500mila abitanti, ricco di storia e di tradizioni ambientali e agricole vedrebbe distrutta ogni sua speranza di sviluppo economico e sociale, diventando suo malgrado la discarica di Roma e del basso Lazio.

    Troppe sono le zone d'ombra che costellano questo inceneritore. In primis le modalità con cui si è individuato il sito su cui impiantare l'eco mostro, imposte dall'alto in spregio dei cittadini e delle istituzioni locali di ogni colore politico.

    La maggioranza dei Comuni e delle loro assemblee consiliari infatti hanno espresso nei tempi congrui la loro contrarietà, per non parlare dei comitati spontanei di cittadini totalmente disinformati e snobbati dalla Regione e dalla Provincia da molti anni ormai.

    Inquietanti sono altresì le modalità con cui si è proceduto da parte della Regione Lazio, sotto la presidenza Marrazzo, mediante le quali si è scelto di affidare l'installazione e la gestione dell'impianto, evitando la formula della gara pubblica d'appalto, affidandosi di fatto ad una trattativa privata, che mostra con evidenza una totale mancanza di trasparenza, e che, di fatto, hanno creato e sancito un monopolio in materia.

    Le nostre preoccupazioni crescono se guardiamo a chi è stata affidata questa impresa, chi è da sempre il monopolista dello smaltimento dei rifiuti nella nostra Regione. Questo monopolio ha prodotto numerose inchieste giudiziarie e vari scandali che hanno danneggiato il territorio laziale.

    Come non ricordare la gestione dell'Impianto di Colleferro che ha devastato l'agricoltura e la salubrità di tutta la valle del Sacco e non solo? Come dimenticare che la magistratura ha in più di un'occasione attenzionato la gestione della discarica di Malagrotta, ricavandone numerosi elementi distorsivi di un corretto svolgimento del ciclo dei rifiuti? Perché nel Lazio non c'è concorrenza e libero mercato tra coloro che producono e gestiscono la filiera dello smaltimento dei rifiuti? Perché da quando la catena è in mano ai soliti noti (vedi anche a Castel Gandolfo) le tasse sui rifiuti hanno visto impennare i costi per i cittadini senza un miglioramento del servizio (la raccolta differenziata stenta a partire e addirittura a Castel Gandolfo è ancora pari a Zero)?».

    «Perché inoltre si affida la gestione a chi non fornisce impianti tecnologicamente all'avanguardia, e quindi più inquinanti rispetto a molti termovalorizzatori che sono attivi in Italia ed in Europa oggi? Perché la politica laziale sembra il porto delle nebbie in materia?

    Molti termovalorizzatori moderni rappresentano una risorsa per le comunità che se ne servono, ma non è il caso di quello di Albano, che infatti, non prevede la chiusura dell'attuale discarica di Roncigliano, ma paradossalmente, produrrà il suo raddoppio.

    A testimonianza di ciò sta il fatto che, ad inceneritore approvato si è provveduto parallelamente all'apertura del sesto invaso della discarica a Cecchina.
    Nebulosa è anche l'effettiva dimensione dell'impianto, ossia in quanti sverseranno i rifiuti ad Albano? Solo i comuni dei Castelli o più presumibilmente dovremo farci carico di quelli di Roma e di tutto il basso Lazio? Perché ogni alternativa allo sversamento agli inceneritori è ostacolata? Perché l'impianto di riciclo dei rifiuti che giace a Colleferro non vede l'autorizzazione alla sua apertura dalla Regione?
    È vero che per ogni tre tonnellate di rifiuti bruciati con l'inceneritore si ottiene una tonnellata di cenere tossica? Il riciclo dei rifiuti sarebbe una possibile alternativa allo smaltimento a caldo, ci sono esempi come l'impianto di Vedelago, in provincia di Treviso, che testimoniano la bontà del metodo.

    Perché non si punta effettivamente sulla raccolta differenziata e non si pone in essere ad esempio la "strategia rifiuti zero" del chimico ambientale Paul Konnet? Forse perché qualcuno vedrebbe ridotti i suoi cospicui introiti?

    La Regione Lazio si è dotata di un piano straordinario per la raccolta e smaltimento rifiuti alquanto dissimile da quelli di altre Regioni.

    Si pensi solo che il piano della Regione Lombardia consta di 3000 pagine quello laziale di poche decine. Sono forse troppo logorroici gli amici lombardi? Perché notiamo alcune criticità in alcune regole regionali per l'individuazione dei siti adatti all'installazione degli inceneritori?

    In Lombardia si afferma che il confine dell'area in cui si trova ad operare un impianto di termovalorizzazione o incenerimento deve essere a 500 metri dall'abitazione più vicina e ad 1 km dalle strutture sensibili come ospedali e scuole.
    Nel Lazio si è previsto un limite di 200 metri dal punto di sversamento e non dal confine, per le abitazioni e 500 metri dagli edifici sensibili».

    «Perché questa discrepanza? Forse per agevolare certe installazioni in barba alla salute dei cittadini? Si pensi che l'inceneritore sarebbe a 100 metri da una scuola e da un asilo a Roncigliano. È vero che si prevede la costruzione di una ferrovia che porterebbe rifiuti persino dalla Campania?

    Perché si lasciano cadere i richiami delle Asl che lanciano l'allarme idrico, visto che l'impianto richiederebbe per il suo funzionamento una quantità d'acqua insostenibile per territori che vedono già una carenza strutturale cronica?

    Sono troppi gli interrogativi per procedere d'imperio ad un simile scempio. Non ci lanciamo in allarmismi ma la salute dei cittadini viene al primo posto per noi.

    Cosa dire a tutte quelle aziende agricole e vitivinicole Castellane che vedrebbero azzerati i loro prodotti, perdendo tutti quei marchi Dop, Doc e Igp, che con fatica e sacrifici avevano conseguito? La svalutazione complessiva del territorio, della sua economia ci spaventa e ci fa dire con forza che l'impianto non si può fare, non così e non questo tipo di impianto. Quanti giovani saranno costretti ad andarsene dai Castelli per insicurezza? La politica dovrebbe pensare alle future generazioni e non limitarsi a guardare e tutelare i finanziatori delle future elezioni. Non siamo avvezzi ai no pregiudiziali, che lasciamo a chi fa della questione ambientale solo un motivo di propaganda, ma poniamo questioni nell'interesse delle nostre comunità, che spesso travalicano gli schieramenti partitici.

    Ancora i responsabili hanno il modo ed il tempo per fermarsi a riflettere ed insieme alle comunità ed agli enti locali continuare ad investigare sul trattamento dei rifiuti, sui pericoli dell'incenerimento e su altre alternative migliori. Serve progettare uno sviluppo autenticamente sostenibile per i Castelli Romani, che sia capace di valorizzarne le risorse e non di mortificarne l'identità, la storia e le tradizioni».

    Fonte: www.castellinews.it | vai alla pagina

    Argomenti: inceneritori, rifiuti, termovalorizzatori, lazio, asl, rigassificatori, lombardia, regione Lazio, salute pubblica | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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