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Dichiarazione di Silvio BERLUSCONI

Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: FI)  -  Pres. del Consiglio   (Partito: PdL)  -  Ministro  Sviluppo Economico (ad interim) (Partito: PdL) 


 

«Fini fuori dal Pdl lasci la presidenza della Camera»

  • (30 luglio 2010) - fonte: la Repubblica - Gianluca Luzi - inserita il 30 luglio 2010 da 31

    E' finita. Berlusconi ha emesso il verdetto: Fini e i suoi sono fuori dal Pdl. Bocchino, Briguglio e Granata deferiti ai probiviri mentre Fini pur essendo uno dei due fondatori del Pdl, non è iscritto al partito e quindi non può essere cacciato.

    Il giudizio politico sul presidente della Camera è di una tale durezza da risultare inedito perfino perle cronache politiche italiane.

    «Vogliono fare il gruppo? Facciano quello che vogliono, sono fuori dal partito», ha sentenziato Berlusconi. «Non sono più disposto ad accettare il dissenso, un vero partito nel partito».

    Berlusconi chiede espressamente che Fini lasci la presidenza della Camera: «I comportamenti di Fini sono incompatibili con i valori del Pdl e con i nostri elettori. Viene quindi meno la fiducia anche per il suo ruolo di garante come presidente della Camera».

    «Naturalmente riteniamo che siano i membri del Parlamento a dover assumere un'iniziativa al riguardo».

    Ai ministri finiani non chiede di lasciare il governo. Un'eventualità del genere aprirebbe un problema immediato nell'esecutivo.

    «Questa decisione sarà assunta nella sede del governo - precisa infatti il premier - ma per quanto mi riguarda non ho nessuna difficoltà a continuare una collaborazione con validi ministri».

    «L'unico breve periodo in cui Fini ha "rivendicato" nei fatti un ruolo superpartes - si legge nel documento di sei pagine, è stato durante la campagna elettorale per le regionali al fine di giustificare l'assenza di un suo sostegno ai candidati del Pdl».

    «Fini ha via via evidenziato un profilo politico di opposizione al governo, al partito ed alla persona del presidente del Consiglio». Non si tratta, precisa il Pdl, di impedire il dibattito, ma «le posizioni di Fini si sono manifestate sempre di più come uno stillicidio di distinguo o contrarietà nei confronti del programma di governo, come una critica demolitoria alle decisioni prese dal partito». E questo è un rischio mortale per la tenuta del centrodestra: «I nostri elettori sono sempre più sconcertati e non tollerano più che nei confronti del governo ci sia un atteggiamento di opposizione permanente spesso in sintonia con la sinistra». Per questo «non sono più disponibile ad accettare una forma di dissenso nel partito» che si manifesta «come una vera e propria opposizione, con tanto di organizzazione e un vero e proprio partito nel partito, pronto a dar vita ad una aggregazione politica alternativa al Pdl». «Questo gioco al massacro - ha concluso il capo del governo è incompatibile con la storia del nostro partito e con i nostri elettori. Era l'ora di fare chiarezza».

    Fonte: la Repubblica - Gianluca Luzi | vai alla pagina

    Argomenti: censura, centrodestra, pdl, dissenso, autoritarismo, crisi politica, Fini Berlusconi | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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Commenti (1)

  • Inserito il 08 settembre 2010 da 10474
    Chi dice di avere a cuore le proprie idee rimane nel partito che ha contribuito a fondare e lavora per migliorarlo, silenziosamente, dall'interno, sapevamo tutti fin dall'inizio che sarebbe stata necessaria una fase di transizione, con regole provvisorie. Questa transizione era stata pensata di 5 anni, alcuni proponevano di ridurla a 2 o 3 anni. Pretendere che il partito funzionasse a regime dopo 1 anno è solo demagogia, probabilmente qualcuno ha pensato che la sua carriera potesse essere accelerata, uscendo dal PDL in modo plateale, accusando il Presidente di essere autoritario. Ora a nessuno è chiesto di essere eroe, qualcuno può anche far prevalere i propri interessi a quelli del partito ma una tale alterazione degli equilibri politici non può non avere delle conseguenze. Credo che l'On. Fini ora, pur non avendo doveri istituzionali, per un senso etico, dovrebbe dimettersi dalla Presidenza della Camera, fondare il suo partito e rimanere vincolato al programma di questo governo fino a fine legislatura, poi può fare tutto quello che ritiene più utile al suo partito e al Paese.

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