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Dichiarazione di Nichi VENDOLA

Alla data della dichiarazione: Pres. Giunta Regione Puglia (Partito: CEN-SIN(LS.CIVICHE))  - Consigliere Regione Puglia


 

«Governo tecnico a due condizioni. Brinderei a una maggioranza su legge elettorale e conflitto di interessi» - INTERVISTA

  • (13 agosto 2010) - fonte: Corriere della Sera - Daria Gorodisky - inserita il 13 agosto 2010 da 31

    Nichi Vendola, presidente della Regione Puglia e leader di Sinistra ecologia e libertà, recentemente sull’ipotesi governo di transizione o elezioni subito si era dichiarato favorevole alla seconda ipotesi. Resta di questo parere?

    «Penso che sia assolutamente necessario seppellire il cadavere della Seconda repubblica. Oggi il giudizio seccamente negativo su questo quindicennio è abbastanza generalizzato. C'è il rischio di celebrare i 150 anni di unità nazionale in piena secessione camuffata, il Paese dal punto di vista morale è allo sbando molto più che ai tempi di Tangentopoli e l'attuale condizione sociale fa dell'Italia di oggi un Paese più simile all'America latina di tanti anni fa che non all'Europa».

    Questa la sua diagnosi. Ma la cura?

    «L’Italia è in pieno dissolvimento: la prima necessità è condividere la diagnosi, sapere che la malattia è incurabile e che non sono possibili riti di riesumazione. Bisogna invece avviare una grande mobilitazione democratica».

    Ma, di nuovo, qual'è lo strumento: governo di transizione o elezioni subito?

    «Io sono fuori dal Parlamento, è materia che attiene alla responsabilità delle principali forze politiche. Ovviamente, però, se le Camere riusciranno a trovare una maggioranza per varare la riforma elettorale e magari una normativa decente sul conflitto di interesse, non potrei che brindare a questa prospettiva».

    E Fini? Cioè Alleanza nazionale, ex Msi?

    «Oggi è un grande protagonista della vita politica italiana. Sarebbe la guida perfetta di una destra che in Italia ancora non c'è: realmente liberaldemocratica, europea, alla deGaulle, alla Chirac...
    E sarebbe anche l’antagonista ideale della sinistra».

    Appoggerebbe alla guida di un esecutivo tecnico i nomi che si sono fatti più o meno esplicitamente in questi giorni? Tremonti, Pisanu, qualcuno indica Montezemolo mentre altri sussurrano Draghi...

    «Guardo con brivido e raccapriccio l'idea di un governo tecnico con il volto e il sigillo ideologico di Tremonti, il ministro della manovra da macelleria sociale. Ritengo il liberismo tremontiano una delle più gravi disgrazie capitate all'Italia. Mi ribellerei».

    Per le più o meno vicine prossime elezioni, lei si è autocandidato a guidare per il centrosinistra la corsa verso Palazzo Chigi. Ci sono già diversi concorrenti: Bersani, Chiamparino, Bonino. Ora si autopropone anche de Magistris, dell'Idv; e, forse anche per «pescare» dal suo stesso bacino elettorale, indica lei e gli altri come «non nuovi».

    «Non credo stia a noi decidere cosa è vecchio e cosa è nuovo. Forse io appartengo al vecchio e Marchionne al nuovo: e allora, de Magistris con chi si schiera?».

    Il suo nome ha ricevuto molti stop dai vertici del Pd. Crede ancora nelle primarie?

    «Qualche generale e tanti caporali hanno paura di far pronunciare i propri uomini. Dico alla mia potenziale coalizione che abbiamo bisogno di costruire una relazione con il popolo attraverso una partecipazione democratica. Gli stati maggiori si decidano a perdere potere con le primarie, che non sono una civetteria, ma benzina per il centrosinistra. So che il popolo democratico è la più grande risorsa che il Paese abbia per il proprio futuro: chi, nel Pd, ha paura di questo popolo?».

    Non vede un rischio di aspra rissosità e conseguente frammentazione?

    «Vedo una bella competizione sulle idee e sui programmi. Altrimenti, il solo rischio che esiste è la militarizzazione del dibattito. La gente ha bisogno di riprendersi la parola sul merito delle questioni concrete. Basta con il confronto astratto tra riformismo e radicalismo, dove è sufficiente dichiarare a quale delle due aree si appartiene senza neppure sapere nulla dei problemi veri: una noia mortale. Bisogna costruire. Siamo di fronte a una crisi molto profonda, non solo del sistema politico e non si puo rispondere replicando copioni basati sulle rendite di posizione».

    Che tipo di coalizione immagina?

    «La più ampia possibile. Ma non si può riprodurre quella specie di dilatazione del cartello di forze politiche e cespugli che già una volta non fu in grado di dare risposte alla domanda di cambiamento; perche c'era ambiguità sul programma. Per essere credibile e vincente, un'alternativa di governo deve avere in sé la fuoriuscita dalla cultura politica berlusconiana, da quell'idea di società dalle pulsioni repressive e di oltranzismo padronale; e non può rinunciare a esibire il primato dei diritti di libertà, sociali e umani. Insomma, alleanze larghe sulle ragioni della sinistra».

    Eppure, almeno in una logica bipolare si invoca la conquista del centro per vincere. Con la marginalizzazione della sinistra, politica e sindacale. Inoltre, anche nella sinistra-sinistra ci sono divisioni...

    «La sinistra non è un cespuglio o una bandierina. Il centrosinistra dovrebbe avere il coraggio di accorgersi che c'è un popolo con noi. In Puglia ho vinto contro il centrodestra conquistando un largo consenso moderato e anche di destra perché ho parlato di una sinistra nuova e incarnato il principio della speranza. Sinistra è discutere del rapporto libertà/lavoro, o conoscenza/libertà: interessa ancora o no?».

    Fonte: Corriere della Sera - Daria Gorodisky | vai alla pagina

    Argomenti: sinistra, riforma elettorale, centrosinistra, liberaldemocratici, sociale, diritti umani, alternative, Fini Gianfranco, coalizione, crisi politica, primarie di coalizione, governo tecnico | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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