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«Meglio Marchionne o Gomorra?» - INTERVISTA
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(16 settembre 2010) - fonte: Il Riformista - Alessandro Calvi - inserita il 16 settembre 2010 da 31
«In Campania il lavoro è in mano alla criminalità, e la sinistra pensa piuttosto alle deroghe per Pomigliano. L'ad della Fiat ci sta facendo un favore perché ci indica i difetti del nostro sistema industriale».«Marchionne ci sta facendo un favore», dice Pietro Ichino, giuslavorista e parlamentare Pd. E aggiunge: «Ci indica quali sono i difetti del nostro sistema delle relazioni industriali, che ostacolano l’attuazione del suo piano industriale. Le altre multinazionali che stanno alla larga dal nostro Paese non perdono tempo a dircelo».
Professore, ma il favore lo fa ai lavoratori o lo fa soprattutto alla Fiat?
Certo che lui agisce nell’interesse della Fiat: è il suo amministratore delegato. Ma l’Italia è, almeno da due decenni, il fanalino di coda in Europa per capacità di attirare gli investimenti stranieri: peggio di noi fa soltanto la Grecia. Ed è anche interesse nostro, di tutti i lavoratori italiani, fare una diagnosi del male oscuro che causa questa nostra pessima performance.
Qual è la diagnosi secondo lei?
Finora ci siamo crogiolati nell’idea che sia colpa soltanto dei difetti delle nostre amministrazioni pubbliche, delle nostre infrastrutture, dei costi troppo alti dei servizi alle imprese. Ora Marchionne ci avverte che una delle cause, e non ultima per importanza, è anche l’inconcludenza del nostro sistema delle relazioni industriali: il fatto che non si possa avviare un piano industriale innovativo senza il consenso di tutti i sindacati; il potere di veto che il sistema di fatto dà ai sindacati minoritari.
In che cosa consiste questo potere di veto?
Innanzitutto nel fatto che se il piano industriale richiede una deroga rispetto al modello di organizzazione del lavoro, di struttura della retribuzione, di distribuzione dei tempi di lavoro, stabilito dal contratto nazionale, questa deroga è valida ed efficace nei confronti di tutti i lavoratori solo se l’accordo aziendale è sottoscritto da tutti i sindacati. Poi c’è il problema della clausola di tregua.
Qual è il problema?
Una delle parti essenziali dell’accordo di Pomigliano è il 18mo turno, che è reso possibile da un’ora e mezza media settimanale di straordinario. Ora, i Cobas hanno proclamato lo sciopero dello straordinario fino al 2014. Secondo la nostra prassi consolidata, qualsiasi lavoratore può aderire a questo sciopero in qualsiasi momento nonostante la clausola di tregua contenuta nell’accordo.
Secondo Fausto Bertinotti la vecchia borghesia considerava spazi di conflitto, il “marchionnismo”, invece, non discute ma dice: «Queste misure sono inevitabili. Si fa così e basta».
Quando siano rispettate le leggi dello Stato, negoziare le condizioni di lavoro è compito del sindacato, non dei politici. L’accordo di Pomigliano non viola nessuna legge; ed è stato firmato da una coalizione sindacale che in quello stabilimento è maggioritaria, e che sa il fatto suo. Certo che su quell’accordo hanno influito in modo determinante le condizioni imposte dal contesto planetario.
Ma chi decide su che cosa è accettabile e che cosa no, in un piano industriale, Bertinotti o il sindacato cui i lavoratori in maggioranza hanno dato il mandato di trattare?Bertinotti dice che, se la sinistra si “marchionnizza” è spacciata.
La sinistra, finora, ha accettato tranquillamente qualche cosa di molto peggio: il lavoro di centinaia di migliaia di lavoratori campani descritto da Roberto Saviano, nei sottoscala controllati dalla Camorra, a 700 euro al mese senza contributi, per dieci ore al giorno, senza alcun diritto. Questa è la “deroga allo standard nazionale” che si pratica normalmente da decenni in quella regione, altro che le deroghe chieste da Marchionne.
E sono tutte aziende che potrebbero essere chiuse dall’oggi al domani, solo incrociando i tabulati dell’Inps con quelli dei consumi elettrici. Se fin qui non lo si è fatto è per paura della disoccupazione che ne sarebbe derivata.Scusi, ma un ragionamento così costruito - o Marchionne o la Camorra, senza alternative - sembra dare ragione al Bertinotti che parla di dittatura del mercato.
Se la politica vuole dare una mano agli operai colpiti dalla concorrenza internazionale, incominci a detassare i redditi di lavoro fino a 1000 euro mensili, che possono considerarsi oggi una soglia di povertà. I 110 euro che gravano su di una busta paga di 1000 euro sono una vera e propria ingiustizia legalizzata.
Fonte: Il Riformista - Alessandro Calvi | vai alla pagina » Segnala errori / abusi