Ti trovi in Home  » Politici  » Bruno TABACCI  » «La cattiva politica rientra nelle banche» - INTERVISTA

Chiudi blocco

Altre dichiarazioni nel periodo per gli stessi argomenti



Dichiarazione di Bruno TABACCI

Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: Misto) 


 

«La cattiva politica rientra nelle banche» - INTERVISTA

  • (22 settembre 2010) - fonte: Europa - Gianni Del Vecchio - inserita il 22 settembre 2010 da 31

    «La paura della calata libica (l’aumento del peso di Gheddafi in Unicredit senza l’avallo degli azionisti, ndr) è una questione esclusivamente strumentale. Non c’entra nulla con le dimissioni presentate da Profumo». Il portavoce nazionale di Api, Bruno Tabacci, fa parte di quei politici che non abboccano alle motivazioni “ufficiali”della mossa dell’amministratore delegato, ma che guardano a tutta la vicenda come un regolamento di conti domestico, tutto interno alla guerra di posizionamento nel mondo politicofinanziario italiano. «È fuorviante tirare in ballo interessi internazionali. Profumo non viene attaccato per la troppa vicinanza al mondo libico. Del resto, i capitali africani sono presenti nel nostro paese da anni: lì sdoganò prima l’avvocato Agnelli, accogliendoli in Fiat, poi Cesare Geronzi, quando era amministratore della Banca di Roma. E oggi Gheddafi è il migliore amico del premier Berlusconi, come dimostra l’ultima visita romana del Colonnello. Allo stesso modo, tenderei a escludere anche la questione degli interessi tedeschi e il presunto risentimento del presidente Dieter Rampl nei confronti di Profumo. Tutta la faccenda è solo italiana».

    Si riferisce alla sfiducia a Profumo arrivata dalle fondazioni bancarie, sotto forte spinta della Lega?

    Sì. Da oggi la cattiva politica rientra nelle banche. Tremonti e la Lega ci provarono già nel 2003 e nel 2004 ad arrivare a un redde rationem con le fondazioni bancarie ma non ci riuscirono. Adesso, sull’onda dei successi elettorali del paese che hanno spostato i rapporti di forza in alcune aree, ci stanno riprovando. Ad esempio, ultimamente nella fondazione Cariverona sono entrati sette-otto consiglieri in quota Lega. A dimostrazione di come Bossi alle parole di qualche mese fa abbia fatto seguire i fatti.

    Nei prossimi due anni ci sarà una vera e propria pioggia di rinnovi nelle altre fondazioni che controllano i principali istituti bancari. La musica sarà la stessa?

    Il rischio c’è, non ci sono dubbi. Così le banche invece di dare prestiti sulla base di scelte di mercato, preferiranno concedere finanziamenti “orientati”. E non so fino a che punto questo ritorno al passato possa essere nell’interesse degli stessi istituti. Del resto è abbastanza chiaro: se suggerisco di dare crediti ai miei amici sul territorio non faccio l’interesse della banca, tutt’altro. Questa è una china sbagliata e pericolosa.

    La vicenda Profumo ci insegna anche un’altra cosa: nel nostro paese chi è al vertice degli istituti bancari o diventa “banchiere di sistema” oppure si offre in pasto alla voracità dei politici locali. È d’accordo?

    Certamente qualità e merito prendono un brutto colpo. Si badi bene: non contesto il fatto che dopo 13 anni gli azionisti di Unicredit possano avere la legittima aspirazione di cambiare il top manager. Contesto le modalità: questo non è un ricambio fisiologico.

    Infatti il titolo Unicredit ha perso più del 2 per cento in una sola seduta. È a rischio la credibilità del nostro paese sui mercati?

    Gli azionisti hanno perso un’occasione per dare tutte le rassicurazioni ai mercati, peraltro già in fibrillazione. La strategia di internazionalizzazione di Profumo perseguita in questi anni, soprattutto a Est, è stata giusta. Non è un bel segnale cercare di mandarlo via per motivi politici.

    Come giudica il ruolo del ministro dell’economia in questa vicenda?

    Penso che Giulio Tremonti non abbia apprezzato questa sostituzione, lo reputo una persona intelligente. Purtroppo quando si accetta la supremazia degli interessi del territorio poi è difficile opporsi più di tanto o addirittura tornare indietro. Anche qualora si dimostra che questa supremazia non funziona, per lo meno a livello bancario. Faccio l’esempio della Germania: lì le banche dei Lander, controllate dagli enti locali, hanno sofferto tantissimo la crisi, tanto che è dovuto intervenire lo stato centrale per aiutarle.

    Questo non mette in discussione il tanto decantato modello italiano delle fondazioni?

    Ormai non è possibile cambiarlo, le fondazioni si sono radicate in maniera molto profonda sul territorio. Quello che si potrebbe fare invece, è far capire loro come il socialismo municipale non aiuti minimamente la trasparenza nel rapporto fra banche e risparmiatori.

    Potrebbe essere il Governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, a farsi carico di questa moral suasion?

    Sicuramente Draghi ha tutti gli strumenti per richiamare e orientare i protagonisti del mondo finanziario italiano.

    Un’ultima domanda: Profumo potrebbe aspirare alla presidenza del consiglio?

    E qual'è il problema? Profumo ha fatto molto bene il suo mestiere, è ancora molto giovane, e mi auguro che non voglia negare in futuro il suo contributo al rinnovamento del nostro paese.

    Fonte: Europa - Gianni Del Vecchio | vai alla pagina

    Argomenti: finanza, banche, lega, ministro Economia, fondazioni, Draghi Mario, banchieri | aggiungi argomento | rimuovi argomento
    » Segnala errori / abusi
    Pubblica su: share on twitter

 
Esporta Esporta RSS Chiudi blocco

Commenti (0)


Per scrivere il tuo commento devi essere loggato