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«Il Pd deve darsi una scossa» - INTERVISTA
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(22 settembre 2010) - fonte: Italia Oggi - Marco Castoro - inserita il 22 settembre 2010 da 31
Pd: rinnovamento generazionale? Applichiamo lo statuto.Senatore Ignazio Marino, per caso c'era anche la sua firma nel documento dei 75 di Veltroni?
No, non condivido il metodo di Walter Veltroni in questa circostanza. In un grande partito che si dice democratico chiunque può esprimere, nelle sedi appropriate e senza scambiarsi lettere sui giornali, critiche e valutazioni.
Resta comunque un punto che non si può eludere. Nel momento in cui il Pdl implode in preda ai conflitti interni il Pd non riesce comunque ad attirare consensi e, infatti, sondaggi alla mano, continua ad essere in difficoltà. Su questo dobbiamo interrogarci ed è urgente fare conoscere le nostre proposte concrete per l'Italia. In sintesi: il Pd deve darsi una scossa.Con la scissione dei 75 il Pd è rotto definitivamente o si può ancora salvare?
Il Pd, più degli altri partiti, ha una grande responsabilità e un arduo compito, quello di proporre soluzioni agli enormi problemi che gli italiani vivono ogni giorno. Dobbiamo mettere in secondo piano i dibattiti interni, volti solo al posizionamento politico, e utilizzare le nostre energie per i lavoratori precari, i ricercatori, la scuola pubblica, la sanità pubblica e proporre un piano per il futuro che vogliamo.
Ma non si tratta dell'ennesima divisione autolesionistica?
Se il Pd si vuole salvare deve anche lottare per i suoi ideali, renderli forti e incrollabili, deve imparare a coinvolgere le persone. E deve lottare per i diritti, che non sono solo i diritti civili o le unioni civili, che peraltro servirebbe regolare data l'arretratezza in cui versa l'Italia. Ma penso per esempio al diritto di poter contare su una giustizia penale e civile, veloce e giusta. Diciamo no al processo breve ma sì a sentenze brevi, con una magistratura che possa lavorare in modo efficiente, perché pretendere che sia fatta giustizia è un diritto che i cittadini italiani non hanno più.
I giovani hanno ragione a voler rottamare i «vecchietti» o secondo lei Renzi, Civati, Serracchiani & C sono bravi solo a criticare ma non a proporre?
È evidente che nel Pd ci sia un problema di rinnovamento, anche generazionale. Da anni vediamo sempre lo stesso film con gli stessi protagonisti. Chi è più giovane deve avere l'opportunità di dimostrare ciò che sa fare e per questo è sufficiente applicare lo statuto del Pd che prevede che dopo tre legislature non si possa più essere ricandidati in Parlamento. Diciamo con chiarezza che chi è stato in Parlamento per quindici anni può continuare a fornire il suo contributo ma non essere più candidato. Nessuno escluso.
E se alla fine riuscissero a rottamare i vecchi, chi secondo lei potrebbe essere in grado di guidare un partito con troppe anime e senza identità?
Le anime e le identità sono diverse soprattutto tra coloro che hanno avuto la tessera della Dc o del Pci. Le persone che, come me, hanno avuto solo la tessera del Pd non risentono e non si riconoscono in queste antiche divisioni, e neanche i nostri sostenitori che sono assai più uniti dei dirigenti.
Bersani è schiavo di Di Pietro o Di Pietro è l'unico alleato fedele e leale?
Di Pietro è un alleato naturale del Pd, come lo sono altri partiti che hanno a cuore la democrazia e vogliono ristabilire alcune regole fondamentali che Berlusconi ha travolto con la sua politica totalitaria. Certo, il Pd deve tracciare le linee di un programma per tornare al Governo perché chi si vuole alleare con noi deve prendere un impegno preciso e condividere il progetto. Io credo che Di Pietro sia pronto a farlo ma l'amicizia sarà lunga solo se i patti sono chiari.
Berlusconi è schiavo della Lega o la Lega è l'unico alleato fedele e leale?
Berlusconi ha fallito e la conseguenza è una ricerca della sopravvivenza ad ogni costo, anche da schiavo della Lega. Bossi detta legge da molto tempo e, dopo la scissione con i finiani, la detterà più di prima. È pericoloso essere schiavi della Lega e delle sue esigenze che non rappresentano tutta l'Italia. Io credo in un Paese, una nazione unita.
L'asse Fini-Rutelli-Casini ruberà più voti al Pd o al centro-destra?
È un «asse» tutto da verificare che per ora non esiste. Gli italiani credono nel bipolarismo e nel momento del voto tendono o scegliere la destra o la sinistra. La verità è che le piccole formazioni politiche alimentano il vecchio problema della politica italiana, ovvero il trasformismo, per costruire e cambiare maggioranze e governi indipendentemente dal risultato elettorale.
Gli elettori, i cittadini, hanno idee nette, si sentono riformatori oppure conservatori e si vorrebbero orientare verso quei partiti che rappresentano una o l'altra di queste due visioni della società.E Vendola dove lo mettiamo? Riproviamo come ha fatto Prodi a far salire sulla barca tutti, pure il diavolo come dice Di Pietro purché si metta fuori causa Berlusconi?
Nichi Vendola non è il diavolo: è un uomo molto colto ed equilibrato che sta cercando di modernizzare una delle regioni del nostro Sud. Ha una formazione politica profondamente democratica e un progetto per modernizzare le regioni del mezzogiorno. Credo abbia molti meriti e dobbiamo riconoscerglieli.
Anche Javier Bardem, attore sulla cresta dell'onda, si chiede perché gli italiani votano ancora Berlusconi.
E perché il Paese gli crede ancora: non sarà mica colpa di un'opposizione poco credibile?L'opposizione per essere credibile deve cambiare radicalmente metodo, mettendo sul tavolo delle proposte concrete e ancorandosi a forti valori culturali e di solidarietà, in poche parole deve dire qualcosa di sinistra_ Certo, se poi non si risolve il conflitto di interesse, non si assicura il pluralismo dell'informazione, non si cambia la legge elettorale, la strada è in salita e il voto sarà influenzato anche da queste anomalie che non sono facili da spiegare a Javier Bardem, anche perché non crederebbe alle sue orecchie. Javier Bardem vive in Spagna e guarda la Tve e la Cnn: gli italiani, invece, ogni giorno vedono il Tg1 e il Tg5 dove le notizie sono imposte da Silvio Berlusconi.
Perché oggi litigano perfino i medici in sala parto? In Italia non si fanno troppi cesarei?
Ciò che è avvenuto a Messina a fine agosto, con la sala parto trasformata in un ring, non è accettabile. L'Italia sembra, in questi giorni, trasversalmente unita da episodi di malasanità su cui è doveroso indagare. La mia sensazione è che si tratti di episodi gravi ma isolati che purtroppo gettano discredito sul lavoro, la competenza e il senso di responsabilità dei tanti medici ed infermieri che lavorano nel nostro paese. Rispetto ai cesarei, è evidente però che se ne eseguano troppi.
L'Organizzazione mondiale della sanità indica come tetto il 13,7% mentre l'Italia è al 39% e Reggio Calabria al 65%. Iniziamo col far rispettare i protocolli, regoliamo meglio l'attività privata dei ginecologi e informiamo correttamente le donne.
Fonte: Italia Oggi - Marco Castoro | vai alla pagina » Segnala errori / abusi
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Inserito il 22 settembre 2010 da 861
Sfinisce, è nauseante fisicamente e non è più tollerabile sentir parlare di Veltroni, Rutelli, Bersani, Casini e di alleanze trite fino alla macerazione. Spero che lei, nuovo senatore con pensieri di rinnovamento, non cada in questo marciume.
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