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«Meno diritti ai lavoratori»
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(07 ottobre 2010) - fonte: Europa - inserita il 07 ottobre 2010 da 31
Dopo la pausa estiva della vita politica ricomincia dall’arbitrato secondo equità l’attacco ai diritti dei lavoratori perseguito a palazzo Madama da questo governo.
Alla ripresa dei lavori dopo la pausa estiva il senato ha reintrodotto, di fatto, con l’ultima versione del “collegato lavoro”, l’obbligo di far ricorso a questo istituto che era stato cancellato alla camera grazie all’approvazione di un emendamento del Partito democratico. Si tratta di un atto molto grave, tanto più in un momento come questo caratterizzato, a dispetto delle rassicurazioni propagandistiche del governo, da una difficilissima situazione economica e occupazionale.Le ragioni della contrarietà del Pd a questo provvedimento sono molteplici. Con la scelta operata dalla maggioranza viene anzitutto tolta al singolo lavoratore, in caso di controversia con l’azienda, la possibilità di scegliere se far ricorso all’arbitrato o adire alla magistratura ordinaria.
Infatti il governo pretende che il lavoratore operi la sua scelta in relazione alle controversie “nascenti” (termine che sostituisce la parola “insorte”, che avevamo strappato con un nostro emendamento che consentiva al lavoratore una libera scelta caso per caso).Quindi, nella nuova versione del senato, tutte le controversie che dovessero insorgere dal momento della sottoscrizione della clausola compromissoria, cioè all’inizio del rapporto di lavoro, terminato il periodo di prova.
Vengono nei fatti disattesi gli inviti del presidente della repubblica a riesaminare la materia. Un attacco in grande stile contro quello che rappresenta uno dei punti cardine del nostro diritto del lavoro che ha, come obiettivo fondamentale, la difesa del prestatore d’opera il quale, in virtù del rapporto di dipendenza, si trova in condizione di inferiorità di fronte al potere dell’impresa.
In definitiva, l’arbitrato secondo equità, nel cosiddetto “collegato lavoro”, prevede che le eventuali controversie siano preventivamente rimesse alla valutazione del collegio, togliendo così ai lavoratori la tutela sin qui assicurata dalla magistratura.
È vero che, rispetto alle precedenti stesure, è stata confermata la modifica che tende a circoscrivere i confini del giudizio di equità. Ora deve conformarsi al “rispetto dei principi generali dell’ordinamento e dei principi regolatori della materia”. Cosa che sembrerebbe comportare l’inderogabilità dei diritti derivanti dalla legge e dal contratto collettivo, sgombrando così il tavolo dalla possibilità di decisioni ad essi non conformi sul tema del licenziamento.
Tutto ciò vale anche per le sanzioni disciplinari, l’inquadramento o l’orario? La formulazione lascia adito a dubbi interpretativi.
Sembra poi frutto di ipocrisia la definizione del momento in cui il lavoratore viene chiamato a sottoscrivere la clausola compromissoria. Il presidente della repubblica aveva fatto presente come fosse da cambiare la previsione della firma all’atto dell’assunzione, che per il lavoratore rappresenta il momento di massima debolezza contrattuale.
Fingendo di recepire l’osservazione, il centrodestra lo ha spostato al termine del periodo di prova o, in mancanza, dopo 30 giorni dalla stipula del contratto.
Come se, dopo un mese (tanto più in periodi di difficile congiuntura economica come l’attuale), la posizione del neoassunto nei confronti dell’azienda si fosse rafforzata al punto da consentirgli di affidare in piena libertà agli arbitri la soluzione di eventuali controversie future.Adesso il testo del “collegato” è tornato in commissione lavoro alla camera in settima lettura. Il Pd continuerà la sua battaglia. Obiettivo, difendere le modifiche ottenute in occasione della lettura precedente e correggere un provvedimento che abbassa ulteriormente le tutele del lavoro e che, per tale motivo rischia di non passare indenne ad un eventuale vaglio della corte costituzionale.
Fonte: Europa | vai alla pagina » Segnala errori / abusi