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Dichiarazione di Pietro ICHINO

Alla data della dichiarazione: Senatore (Gruppo: PD) 


 

«Assurdo pensare che il Lingotto investa qui solo perché l'ad è italiano» - INTERVISTA

  • (26 ottobre 2010) - fonte: Piccolo di Trieste - Marina Nemeth - inserita il 01 novembre 2010 da 31

    Senatore Ichino, la provocatoria dichiarazione di Marchionne, secondo il quale su 2 miliardi di utili neppure un euro viene dall'Italia, ha spaccato perfino il governo. Calderoli lo attacca citando gli aiuti di Stato di cui la Fiat ha beneficiato negli anni, Fini lo bolla come uomo più canadese che italiano. Dall'altra parte Bondi chiede una riflessione sulle parole dell'ad del Lingotto. Da Cgil e Fiom la reazione è univoca: Marchionne scarica la crisi dell'auto sugli operai. Si comporta come se la Fiat fosse una multinazionale straniera che può andarsene quando gli pare a seconda della convenienza.

    Lei che opinione si è fatto?

    L'idea che una multinazionale come la Fiat debba investire in Italia soltanto perché il suo amministratore delegato è italiano, oggi, a me sembra una grossa sciocchezza - risponde il giuslavorista e senatore del Pd - E mi preoccupa un po' sentirla in bocca a politici di primo piano.

    Ma Marchionne che cosa vuole di più? Non gli basta l'accordo di Pomigliano firmato da quattro sindacati su cinque e approvato da due dipendenti su tre?

    Il problema che Marchionne pone è che in Italia non bastano queste maggioranze per garantire l'effettività di un accordo sindacale come questo.

    Perché non bastano?

    Per esempio, basta lo sciopero dello straordinario proclamato dai Cobas da qui fino al 2014 per rendere facoltativa l'applicazione della clausola sul 18.mo turno per ciascuno dei lavoratori interessati, che è un ingranaggio essenziale del nuovo meccanismo.
    Ma, al di là di questo, io capisco che tutto il dibattito seguito a quell'accordo possa essere visto come una follia.

    Una follia in che senso?

    Quel dibattito è nato da una denuncia della Fiom che non sta in piedi: quella secondo cui l'accordo violerebbe la legge e addirittura la Costituzione.

    E secondo lei non è così?

    Gli stessi dirigenti della Fiom, quando ne discuto con loro, anche in pubblico, riconoscono che non c'è alcuna violazione di legge e che la vera questione è quella delle deroghe al contratto collettivo nazionale. Intanto, metà dell'opinione pubblica si è convinta che Marchionne offra lavoro solo in cambio di una rinuncia ai diritti fondamentali dei lavoratori.

    Però anche le deroghe al contratto nazionale portano un peggioramento delle condizioni di lavoro.

    Niente affatto. L'ora e mezza in più di straordinario alla settimana porta quaranta ore di lavoro e 300 euro in più in busta paga. Fare le barricate contro una "deroga" come questa, in una regione afflitta da una drammatica mancanza di lavoro come la Campania, è davvero una cosa da matti.

    Poi c'è la clausola contro l'assenteismo abusivo.

    Quella avrebbero dovuto chiederla da tempo gli stessi lavoratori, almeno quelli seri. Perché non si può difendere il diritto alla malattia retribuita senza combatterne gli abusi più gravi e diffusi.

    La Fiom obietta che si incomincia così e non si sa dove si va a finire.

    L'argomento del "piano inclinato" è sempre stato il cavallo di battaglia di tutti i peggiori conservatorismi.
    Marchionne promette un aumento dei salari legato alla produttività. Non è un'idea del tutto peregrina. Anzi, dovrebbe essere l'elemento portante di tutti gli accordi aziendali, soprattutto nel Mezzogiorno.

    Perché le aziende delocalizzano le produzioni all’estero sempre di più?

    Le cause sono molte: dai difetti di funzionamento delle amministrazioni pubbliche ai difetti delle nostre infrastrutture. Ma tra queste va messa anche una legislazione del lavoro caotica, illeggibile, intraducibile in inglese; e un sistema di relazioni sindacali inconcludente, perché attribuisce di fatto un potere di veto sui piani industriali innovativi anche al sindacato minoritario.

    Fonte: Piccolo di Trieste - Marina Nemeth | vai alla pagina

    Argomenti: lavoro, sindacati, campania, relazioni sindacali, Cgil, Fiat, delocalizzazione, operai, Fiom, Pomigliano, Marchionne, Cobas, diritto alla malattia retribuita | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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