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Dichiarazione di Andrea BOSSI

Alla data della dichiarazione: Consigliere  Consiglio Comunale Casalpusterlengo (LO) (Lista di elezione: LISTA CIVICA) 


 

Lavoro nel lodigiano, dati allarmanti e un futuro incerto

  • (27 ottobre 2010) - fonte: Sito dei Gd del lodigiano - inserita il 27 luglio 2011 da 20747
    Dati alla mano, la condizione del lavoro nella nostra provincia è tutt’altro che rosea. L’Ufficio studi e statistica della Camera del Commercio di Lodi ha messo in luce un tasso di crescita negativo del 2,1% per l’economia lodigiana. Il risultato deriva dalle 2090 entrate previste contro le 2920 unità previste in uscita. Il tasso di crescita lodigiano è inferiore al dato medio relativo alla regione Lombardia (-1,6%) ed è tra i più bassi anche rapportato su scala nazionale. I settori più in difficoltà sono: l’edilizia, che ha subito una contrazione di ben 230 unità; il commercio, ridimensionato di 160 unità; i servizi finanziari e operativi (meno 120 unità); i servizi alla persona (meno 120 unità). Preoccupa poi il fatto che solo il 17,9% delle ditte nostrane prevede di assumere nei prossimi mesi. Le dinamiche lavorative attuali spesso rispondono a scelte commerciali geograficamente lontane dagli enti locali, che così hanno poco margine di operatività, tuttavia non possiamo nasconderci dietro a troppe giustificazioni ma occorre che noi incominciamo a recitare un ruolo attivo al fine di attirare nuove produzioni nei nostri comuni. Innanzitutto quello che serve è un piano territoriale serio e omogeneo. Nonostante quella di Lodi sia una “Provincia giovane” è innegabile (basta fare un semplice giro all’interno dei suoi confini) che non sia stata ancora capace di definire con chiarezza quella che dovrebbe essere la sua natura produttiva: al di là dell’importante passato agricolo, il lodigiano non ha ancora una connotazione industriale precisa, non possiede nuclei imprenditoriali coordinati all’interno di una lineare direttrice di sviluppo territoriale. Questa progettazione dovrebbe essere una delle priorità di chi amministra oggi. Uno dei rischi che la crisi economica sta alimentando è l’eccesso di localismo. Anche all’interno della prospettiva provinciale, dinnanzi alle problematiche occupazionali, i singoli comuni commettono sovente l’errore di promuovere interventi macchiati di un inconcludente campanilismo. Lo stesso atteggiamento sta accompagnando l’ordinaria amministrazione dei servizi sociali: più volte in consiglio comunale a Casalpusterlengo ho sentito ripetere la medesima litania “il comune aiuta solo i casalini, se le altre amministrazioni non fanno altrettanto non è responsabilità nostra” . Questo mantra è servito a promuovere interventi quali l’innalzamento delle differenze tariffarie tra residenti e non nel settore dei servizi alla persona, l’abbassamento della quota di non residenti nel comune che hanno diritto ad accedere alle case popolari (determinate all’interno di progetti provinciali), la non adesione di Casale al fondo anticrisi provinciale. Vista la natura straordinaria della congiuntura che stiamo attraversando e viste le interconnessioni che legano strutturalmente i comuni della nostra provincia, non possiamo chiuderci in miopi localismi ma, accanto al piano industriale, è necessario creare una più fitta rete di solidarietà intercomunale, potenziando le collaborazioni e lo scambio di informazione tra i differenti municipi. È compito poi dei partiti, delle associazioni, dunque anche della nostra giovanile, quello di riscoprire la stessa antropologia del lavoro che animò stagioni importanti come quella costituente e quella che ci consegnò in eredità lo statuto dei lavoratori. È necessario che sia i partiti che la società civile si impegnino alla riproposizione di questo corredo di valori, perché solo con un movimento molecolare che parte dal cuore della comunità sarà possibile tutelare gli innegabili diritti esistenti e promuovere la stesura di un nuovo codice etico per lavoratori ed imprese. Per quanto poi riguarda il piano concreto, dato che non sono un economista, non vorrei invadere il campo di coloro che possiedono maggiori competenze. Tuttavia vorrei proporre alcune riflessioni di suggerimento. Promuovere la riqualificazione delle aree industriali dismesse poichè non possiamo permetterci altro spreco del territorio verde e agricolo; contenere l’espansione della logistica (anche sulla scia di quanto affermato al punto 1) impegnandosi a regolamentare in maniera migliore questo settore. Non sono responsabili chiusure preventive ed esagerate verso questo ramo imprenditoriale, che da lavoro nella nostra provincia a 10.000 persone (70% di loro sono straniere). La logistica necessita di una regolamentazione adeguata sia per quel che riguarda i salari (spesso non congrui) e gli orari di lavoro e i turni. Governare il fenomeno delle cooperative che spesso “prestano” lavoratori le cui condizioni contrattuali sono decisamente peggiori di quelle dei lavoratori dipendenti delle imprese locali (aspetto intimamente connesso alla logistica). È inaccettabile vedere lavorare fianco a fianco in uno stabilimento lavoratori che, pur svolgendo le medesime mansioni, possiedono differenti condizioni contrattuali. Occorrerebbe richiedere con maggior veemenza i contratti di filiera al fine di assicurare minime differenze salariali e di tutela normativa, eliminando così gli svantaggi che gravano sui dipendenti delle cooperative. Una simile regolamentazione potrebbe bonificare il mercato locale della logistica da inadeguatezze salariali, di sicurezza e di turnistica. Maggior attenzione alle piccole imprese, numerose nel territorio ed in notevole difficoltà a causa dei ritardi nei pagamenti delle prestazioni offerte e per la mancanza di lavoratori. Credo che gli enti locali dovrebbero intensificare i rapporti tra le piccole imprese e le banche del territorio per poter facilitare l’accesso al credito e privilegiare le aziende locali nel compimento di opere pubbliche (concedendo appalti tramite trattative private e accantonando il deleterio meccanismo degli appalti al massimo ribasso). In questo modo si introdurrebbe un principio di corresponsabilità verso il territorio che ancora oggi latita. Sposo in pieno la proposta del Segretario della Confartigianato Vittorio Boselli di istituire un’agenzia per lo sviluppo economico. Un’agenzia non solo di marketing del territorio, capace di attirare investimenti, ma in grado anche di rappresentare gli interessi collettivi di imprenditori, enti locali e lavoratori. Un’agenzia che proietti le ambizioni commerciali del lodigiano in una piattaforma competitiva più ampia (regionale e nazionale). Aderisco all’appello del Segretario provinciale della Cisl, Mario Uccellini, di tutelare maggiormente i giovani, prevedendo tra i soggetti prioritari a cui destinare i nuovi posti di lavoro, non solo i cassaintegrati e coloro che sono in mobilità, ma anche una quota di giovani alla prima esperienza lavorativa. Intensificare i rapporti tra mondo del lavoro e i servizi sociali, perché solo un territorio che produce ricchezza sarà in grado di sopportare uno stato sociale in grado di offrire un’assistenza universale nel settore dei diritti sociali. Queste sono solo alcune modeste riflessioni. So bene che la strada è complessa e lunga e le risorse con cui stiamo affrontando questo viaggio spesso sembrano non essere sufficienti. Tuttavia non dobbiamo far calare la nostra attenzione sul tema. Il percorso sarà sicuramente arduo ma è anche un nostro compito di Giovani Democratici quello di promuovere un cammino comune. Andrea Bossi
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