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Dichiarazione di Leonardo RAITO

Alla data della dichiarazione: Assessore Provincia Rovigo (Partito: PD) 


 

Lo stato attui una seria politica sull'edilizia scolastica

  • (01 novembre 2010) - fonte: Nota stampa - inserita il 01 novembre 2010 da 812
    A fine luglio, in una riunione dell’UPI sull’edilizia scolastica tenutasi a Roma, sono stati presentati i risultati di uno studio che ha stabilito in 11 miliardi di euro il fabbisogno complessivo di interventi per le scuole italiane. Interventi che riguardano ristrutturazioni e rifacimenti, ampliamenti e adeguamenti vari alle normative vigenti. Purtroppo il governo, per varie questioni che vanno dal riordino dei conti pubblici al patto di stabilità, ha deciso di intervenire con un finanziamento di poco più di 300 milioni, nettamente insufficiente per cantierare tutti gli interventi indispensabili e che, per di più, sono stati distribuiti a macchia di leopardo senza una verifica degli ordini di priorità. Comuni e province, strette nella morsa del patto, sono impossibilitati a intervenire secondo il fabbisogno e anche una forte iniziativa politica, in tal senso, non può essere supportata dalla normativa vigente. I primi poi sono stati privati, con l’ICI sulla prima casa, di una delle principali fonti di sostentamento, solo parzialmente sostituite da trasferimenti statali. Ecco spiegate in sintesi le motivazioni che stanno provocando, anche a livello territoriale, la difficoltà a risolvere alcune problematiche concernenti l’edilizia scolastica, provocando le preoccupazioni giuste dei genitori e degli utenti che fruiscono delle strutture, le cui condizioni però non sono certo da imputare agli enti locali, sempre in prima linea nell’attenzione prestata alla sicurezza, sostenuta da verifiche periodiche, e da controlli dei tecnici che non mancano di essere costanti. La scuola italiana paga un forte deficit strutturale: scuole vecchie (molte risalenti all’epoca fascista), con concetti costruttivi non votati alla funzionalità, alle nuove esigenze, al risparmio energetico; classi di ampiezza non adeguata ai numeri previsti dai parametri Gelmini, palestre carenti o fatiscenti, poco spazio per laboratori e spazi polifunzionali. Citando dei dati della FLC CGIL di pochi anni fa, si evidenzia come: il 57% degli istituti non possiede il certificato di agibilità statica; il 36,10% non ha gli impianti elettrici a norma; il 29,67% ha barriere architettoniche; il 57,4% degli edifici scolastici è privo del certificato di agibilità sanitaria, il 90% ha ingressi che non dispongono di standard di sicurezza adeguati; il 91% non ha l’ingresso facilitato per disabili; nel 70% dei casi non esistono gradini antiscivolo; solo nel 36% è stata installata la chiusura antipanico; in 1 scuola su 5 le vie di fuga non sono adeguatamente segnalate; solo 1 scuola su 3 possiede scale di sicurezza, il 73,21% delle scuole non è in possesso del certificato di prevenzione incendi. Per questo credo che occorrerebbe una scelta strategica da parte del governo, o con una legge ad hoc che possa produrre un ordine di priorità tale da favorire gli interventi fondamentali e non prorogabili, oppure con una più chiara politica fiscale che possa essere finalizzata a un nuovo grande piano nazionale per l’edilizia, per creare la scuola del futuro, anche riorganizzata sulla base degli obiettivi (se ce ne sono) delle riforme ultime. Credo che gli italiani, con grande senso di responsabilità, possano essere felici di contribuire a un obiettivo concreto che guarda il futuro. Per lo Stato, non si tratterebbe di mettere le mani in tasca ai cittadini, per finanziare non si sa che cosa, ma di chiedere un contributo effettivo per un obiettivo sensibile e di alto valore civile e sociale.
    Fonte: Nota stampa | vai alla pagina
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