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Dichiarazione di Luigi de MAGISTRIS
Berlusconi, Ya basta!
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(03 novembre 2010) - fonte: micromega-online - inserita il 05 novembre 2010 da 31
Le chiamano berlusconnerie in Francia, berlusconada in Spagna. In Italia sono le parole pronunciate dal premier, l’ultimo esempio nauseante di maschilismo e omofobia da parte del Sultano di Arcore: “meglio essere appassionato di belle ragazze che essere gay”.Parole indegne se pronunciate da un comune cittadino, inaccettabili se dal presidente del Consiglio di uno stato europeo e democratico, che rappresenta il Paese. Purtroppo unico modo, per lui, di distrarre l’attenzione pubblica dallo scandalo del Rubygate e dallo stallo dell’esecutivo, da coprire con una nuova polemica sollevata ad arte. Il che non rende meno grave l’ultima sortita, molto veritiera della sua natura di uomo e di leader.
E mentre si consuma la stagione da fine impero, la nostra Repubblica e i nostri problemi restano appesi nell’instabilità di un esecutivo impossibilitato a governare perché troppo impegnato ad incassare i colpi degli scandali (appalti, massonerie e sexygate) e delle fibrillazioni di Fini (che non si comprende cosa altro aspetti per staccare la spina governativa). Il fondo del barile etico è stato raschiato abbondantemente con ripercussioni politiche e pubbliche evidenti. Le feste del premier a villa Certosa e nella varie residenze presidenziali non sono infatti un accadimento privato, ma un problema italico.
Se una moltitudine femminile accede nelle ville del presidente del Consiglio filmando e intercettando i festini, se un caposcorta è referente di questa moltitudine a cui viene elargito il suo numero di cellulare da chiamare all’abbisogna, se un premier telefona alla Questura di Milano chiedendo il rilascio di una giovane che falsamente indica come nipote di un capo di Stato estero (a quanto pare contro il volere del pm minorile che l’affida ad una comunità), se il ministro leghista degli Interni lo copre (tra i malumori della base), se molte di queste presenze rosa vengono candidate nelle liste elettorali ad ogni livello, mi chiedo: è o non è un problema di tutti noi cittadini? Sono convinto di sì.
Anche perché, inoltre, chiama in causa il tema della sicurezza nazionale, vulnerabile per la vulnerabilità di un capo di governo potenzialmente ricattabile. Anche perché espone il Paese alla diffidenza internazionale in una fase economica difficile e delicata, dove la speculazione estera ci minaccia e la tenuta sociale è minacciata dalla disoccupazione crescente e dall’arresto industriale in atto.
Per tutto questo il ministro degli Interni avrebbe già da tempo dovuto chiarire, per questo il Copasir dovrebbe occuparsi della vicenda. Per tutto questo Fini dovrebbe dire basta, facendo seguire alle parole anche gli atti, che sono molto più indicativi della credibilità e della verità degli ideali professati. Per tutto questo l’opposizione deve essere unita, in piazza e in parlamento. Per tutto questo la società civile deve organizzarsi pacificamente ed esprimere il suo bisogno di un’altra Italia in ogni luogo e in ogni spazio.
Purtroppo un passo indietro dal premier non è ipotizzabile perché sarebbe un passo avanti in tribunale. Varcare la soglia di uscita di Palazzo Chigi significherebbe varcare, inevitabilmente, quella di ingresso dei palazzi di giustizia.
Una ipotesi che Berlusconi non può nemmeno tenere in considerazione, se non come paura, come evenienza da scongiurare. Berlusconi non può dimettersi perchè non può restare senza ‘potere e non può restare senza ‘potere’ perché questo significherebbe tornare ad essere un cittadino come gli altri, quindi chiamato a rispondere davanti alla legge in uno dei tanti processi (per vari reati e vari capi di imputazione) in cui è coinvolto.
E’ il male originario, la storia di un imprenditore dalle fortune economico-finanziarie mai chiarite su cui la magistratura siciliana da tempo indaga. Cosa nostra e nascita di Fi, denaro mafioso investito nelle sue attività milanesi, Dell’Utri e Ciancimino padre: l’enigma, no meglio l’ombra mai dissipata, ogni giorno più oscura per via dei nuovi elementi acquisiti dalle procure siciliane. Con quell’ipotesi, fattasi verità storica, per cui Berlusconi si incammina nella politica per non incamminarsi nella legge, come disse lo stesso Confalonieri in una intervista sincera quanto impudente. E che della legge, anche da imprenditore, continua a fregarsene per incassare negli affari: corruzione, evasione, falso in bilancio e via elencando.
Per questo Berlusconi non pronuncerà mai quel dignitoso “mi faccio da parte”, senza avere la certezza che si profili per lui un nuovo ruolo politico, di governo o istituzionale, che gli consenta di disporre dell’immunità, meglio se cucita addosso al suo corpo giudiziario con una legge ad hoc. Berlusconi e il potere sono destinati quindi, nell’ottica dello stesso Cavaliere, a non separarsi mai, perchè lo scollamento lo condurrebbe direttamente nelle patrie galere. Ma come dicono in un continente lontano - che a noi potrebbe essere vicino per la speranza suscitata dai movimenti sociali e politici che lo hanno attraversato, cioè l’America Latina - adesso “Ya basta!”.
Fonte: micromega-online | vai alla pagina » Segnala errori / abusi