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Dichiarazione di Sergio Gaetano COFFERATI

Alla data della dichiarazione: Deputato Parlamento EU  (Gruppo: S&D) 


 

«Noi subalterni a un'Europa senza modello sociale»

  • (04 novembre 2010) - fonte: Riformista - Robustelli Lorenzo - inserita il 04 novembre 2010 da 31

    «Hanno discusso di governance per modificare il Patto, cancellando la crescita. E l'Italia non prova nemmeno ad avere un ruolo». Per l'eurodeputato la strada scelta dall'Unione è sbagliata. A guidare è la Germania che problemi di crescita non ne ha».

    Bruxelles. Siamo alla «destrutturazione del modello sociale europeo» e l'Italia, in questo percorso, agisce in «completa subalternità ai Paesi che decidono». A Sergio Cofferati quello che i Governi europei stanno facendo per rinnovare il Patto di Stabilità e Crescita proprio non piace, fatica a trovarci qualche aspetto positivo e quando lo fa parla di "qualche goccia" in un bicchiere che è difficile vedere anche come mezzo pieno.

    Ne parla a lungo, con passione, mentre viaggia verso un dibattito pubblico a Rocchetta di Vara, un piccolo comune nell'Appennino spezzino «che già sessanta anni fa parlava d'Europa», chiedendo un «patto federale tra le nazioni democratiche».

    «Non era una cosa del tutto comune», dice l' eurodeputato pensando a quella delibera comunale del 1950. Oggi l'ex leader sindacale, l'ex sindaco di Bologna, ha una poltrona a Strasburgo, dove lavora davvero ed in particolare lo fa nella Commissione speciale creata per analizzare la crisi economica e finanziaria.

    «Il problema dell'accordo al Consiglio europeo è che hanno discusso di governance per modificare il Patto, cancellando la crescita - spiega -. Tutta la discussione è stata centrata sul risanamento e il controllo delle dinamiche finanziarie, ma l'impianto originale del Patto di Stabilità e di Crescita anche nel linguaggio è diventato solo Patto di Stabilità».
    E questo non basta, perché «la stabilità era finalizzata alla crescita, che era l'obiettivo».

    Qualcosa che non è nell'accordo dei Governi è bene che non ci sia però: «Hanno eliminato l'automatismo delle sanzioni e la negazione del diritto di voto per gli Stati che violano le regole. Erano i provvedimenti punitivi più pesanti, ed anche forieri di problemi di non poco conto per molti Paesi, tra loro e nei rapporti con 1' Unione».

    Cofferati non disconosce però il valore delle sanzioni, «il problema - dice - è che senza incentivi non producono risultati consistenti».

    «Volendo trovare qualche goccia di buono in questo bicchiere - continua - c'è il fatto che l'Europa finalmente produce uno sforzo per trovare soluzioni tutta insieme. All'inizio di questa crisi ognuno provvide per se. E uno sforzo che non va assolutamente sottovalutato, anche se la strada è sbagliata». Non solo è sbagliata, ma è anche la strada privata di qualcuno, perché, spiega «le soluzioni trovate non sono pensate insieme, c'è chi le guida», e qui accenna alla Germania, che problemi di crescita non ne ha. Per rendere più efficiente lo sforzo comune, dunque, «bisogna, con incentivi mirati, ridare dignità e credibilità alla crescita, ed è questo che può fare il Parlamento europeo, riequilibrando il modello di governance, introducendo il tema "economia e società". La stabilità infatti è importante, ma all'origine aveva una finalità, senza la quale sembra essere solo una categoria dello spirito». Cofferati insiste: «Lo sforzo perla crescita è importante, perché l'Ue è in una difficoltà economica e sociale che non ha ancora raggiunto il punto più alto. Benché ci qualche molto piccolo sintomo di ripresa, non generalizzato, tolta la Germania tutti sono in difficoltà, e per gli economisti questi valori di crescita non sono sufficienti a creare occupazione aggiuntiva».

    Forse perché è stato un sindacalista, forse perché dall'osservatorio privilegiato del Parlamento ha molti strumenti di analisi, Cofferati ha tre grosse preoccupazioni per il futuro, che non vede affrontare dai Governi.

    «In primo luogo aumenta la disoccupazione e in particolare quella giovanile. Questo è già un dramma sociale in Italia, dove siamo al 26,4% e in Spagna, con il 41 %. In secondo luogo c'è il pesante aumento della povertà, che è meno evidente ma non meno grave: nel 2008 in Europa i poveri erano il 17%, 85 milioni di persone; ora, nel 2010, stiamo superando 20%, e sono principalmente giovani e anziani. Semplicemente stanno destrutturando il modello sociale europeo. Terzo punto è che siamo davanti ad un processo di deindustrializzazione in tutta Europa, dove chiudono le industrie più mature. Un'emergenza che non è percepita né dai Governi né dalla Task force di Herman van Rompuy, che si limita a formulazioni del generico più ovvio».

    Il lavoro, sostiene Cofferati, deve essere quello di «porre la crescita come precondizione, trovando risorse aggiuntive, in un momento nel quale tutti i Paesi sono in difficoltà perché scontano una caduta delle disponibilità per effetto della crisi». Qui entra il ruolo che ha già iniziato a giocare il Parlamento, che in questa materia ha il diritto di codecisione con i Governi. Senza il "sì" dei deputati non si va avanti.

    «Bisogna ripartire da Keynes - dice Cofferati - con interventi materiali e immateriali. Il tema è: dove trovare le risorse. Il Parlamento ha avanzato delle proposte molto concrete come l'introduzione degli eurobond e la tassa sulle transazioni fmanziarie, due cose alle quali il Consiglio neanche accenna, confermando la sua mancanza di attenzione. Ora dobbiamo trasformare queste che sono proposte politiche in proposte legislative».

    I Governi hanno deciso di lavorare a una revisione del Trattato, che «è una cosa possibile, ma non si capisce esattamente cosa vogliano fare, c'è tanta approssimazione, mi preoccupa. Che si crei un Fondo permanente è importante, ma bisogna chiarire quali sono i reali obiettivi perché quando apri quella porta dietro ci sono molti rischi».

    E l'Italia che fa? «Siamo di fronte all'inazione più clamorosa, non succede nulla. Il ministro dell'Economia ha sempre detto che stiamo meglio degli altri, ma intanto precipitano i fondamentali economici e cresce la disoccupazione. Nei prossimi mesi la situazione peggiorerà, ci saranno nuovi giovani alla ricerca di una lavoro e finiranno per tanti gli ammortizzatori sociali. Questo inverno e la prossima primavera saranno drammatici».

    Anche in Europa l'Italia non agisce. «Se accetti un irrigidimento delle politiche di bilancio che tra l'altro rischi di non reggere - spiega -, nella situazione in cui sei devi chiedere in cambio uno straordinario aiuto per la crescita.

    Invece niente, sembra che ci sia una completa subalternità ai Paesi che decidono, tra i quali l'Italia non c'è, siamo in Europa senza neanche la voglia di esercitare un ruolo».

    Non si è capito, a Roma, che le cose stanno cambiando nel rapporto con l' Ue. «Il Trattato di Lisbona - dice Cofferati - cambia sensibilmente il quadro, ma in Italia nessuno sembra tenerne conto».

    Fonte: Riformista - Robustelli Lorenzo | vai alla pagina

    Argomenti: parlamento europeo, giovani, disoccupazione, UE, ministro Economia, trattato di Lisbona, Consiglio Europeo, patto di stabilità, futuro, modello sociale | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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