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Dichiarazione di Emma BONINO

Alla data della dichiarazione: Senatore (Gruppo: PD)  - Vicepres. Senato  


 

Qui nessuno stacca la spina» - INTERVISTA

  • (05 novembre 2010) - fonte: Left Avvenimenti - Donatella Coccoli - inserita il 05 novembre 2010 da 31

    È appena terminato il IX congresso dei Radicali italiani che quest’anno al centro aveva i temi della legalità e dell’onestà. Giorni di intense discussioni e di importanti decisioni. Come quella di rimanere al fianco di Bersani e del Pd. A lei, storica paladina insieme con Marco Pannella di grandi battaglie civili e politiche, abbiamo chiesto un giudizio a caldo sulla situazione dell’attuale governo.

    Quanto potrà andare avanti il governo in queste condizioni? E quanto paga lo Stato questo impasse che si protrae da mesi?

    Se si mettono insieme i tanti segnali che giungono dalle più diverse direzioni non si direbbe che questo governo abbia una lunga vita davanti a sé. Al di là del giudizio sul suo operato - e il mio è negativo perché ritengo che abbia governato poco e male pur avendo una comoda maggioranza - il punto per me importante rimane quello della qualità della democrazia e del rispetto della legalità. Sono contraria a perpetuare la sequela di elezioni anticipate perché alla lunga indebolisce la credibilità del Paese e perché, essendo il nostro un regime parlamentare, non è detto che non si trovi un’altra maggioranza nel rispetto delle regole. Credo che in un Paese dove si muore per un acquazzone, dove le carceri sono diventate moderni lager e dove i rifiuti seppelliscono le città, la gente si meriti dalla politica e dalle istituzioni qualcosa di meglio di qualche scenario astratto o, peggio, di soluzioni pasticciate, oligarchiche e frutto di manovre di palazzo. Tanto più che l’urgenza di oggi non è più solo costruire un’alternativa politica - che attualmente non vedo - ma anche affermare la necessità di una vera e propria diversità o alterità nei comportamenti per una classe politica che sia credibile.

    Come valuta la posizione di Fini? Secondo lei, ce la farà a staccare la spina come lo ha invitato a fare Bersani o manterrà questa posizione di stallo?

    Apprezzo Fini quando dice che non vuole far cadere il governo per via della squallida vita privata del premier ma, se non ricordo male, non ha rinnovato la fiducia a Berlusconi per la realizzazione dei cinque punti solo qualche settimana fa? Quindi, per non smentirsi, temporeggia. Alla fine, la ragione principale della paralisi è proprio questa: nessuno vuole assumersi la responsabilità di staccare la spina, men che meno chi ricopre la carica di presidente della Camera. Detto ciò, non credo che mantenere questa posizione di stallo possa durare più di tanto mentre il Paese è allo sfacelo. Per questo, al di là dei tatticismi, sarebbe interessante sapere da chi è stato alleato subalterno di Berlusconi per sedici anni quali idee realmente abbia per il Paese e soprattutto quali siano le sue risposte ai mille problemi che abbiamo di fronte.

    Governo tecnico o elezioni anticipate, cosa vedrebbe meglio?

    Se il premier sarà alla fine obbligato a lasciare l’incarico sotto la gragnola di scandali, l’ipotesi di un governo che non sia considerato un ribaltone o un golpe di palazzo è possibile. Non parlerei di governo “tecnico” perché un governo è sempre politico. Sono contraria a elezioni anticipate per il motivo che ho detto prima e al centrosinistra dico: attenzione, le campagne elettorali sono il punto forte di Berlusconi e l’idea di una facile vittoria rischia di trasformarsi in pia illusione.

    Se fosse governo tecnico, i numeri oramai ci sono, dovrebbe occuparsi della legge elettorale?

    In quale democrazia parlamentare al mondo si è mai visto un governo di “scopo”? Se un esecutivo ha i numeri per governare lo deve fare nella pienezza dei suoi poteri e delle sue responsabilità, non esimendosi dalla gestione quotidiana. Per questo dico che parlare di governo “tecnico” è improprio. Altra cosa è ritenere che la riforma della legge elettorale sia una priorità, come effettivamente lo è.

    Berlusconi e l’affaire del bunga bunga offrono ancora una volta un’immagine della politica degradata e offensiva nei confronti delle donne. Come si può cambiare l’Italia?
    Quanto tempo ci vorrà per ricostruire e sanare un danno culturale così grave?

    Il retaggio della cultura maschilista è dura a morire ma in attesa che ad alcuni, anzi troppi, maschi passi la voglia di trattare le donne come semplici oggetti di pulsioni con cui giocare a bunga bunga, vorrei tanto che anche gran parte della componente femminile smettesse di credere che l’unico rapporto possibile con quella maschile sia la dipendenza. L’autonomia nel rapporto, o l’indipendenza dall’altro che dir si voglia, non è una chimera ma una possibilità, a patto però di non ritenere la sottomissione scontata, con la donna ridotta a “terapia mentale”.

    Con il Pd non si rompe. Così avete deciso a Chianciano. Cosa vi aspettate a questo punto da Bersani?

    Ognuno ha il suo retaggio, appunto. Per il Pd sono le paure e le idiosincrasie direi quasi antropologiche che si porta appresso nei nostri confronti. Bersani la metta da parte e veda finalmente nei Radicali una seria interlocuzione politica. Dopo l’esperienza nel governo Prodi – di cui eravamo autodefiniti “gli ultimi giapponesi” – e i due anni e mezzo trascorsi nei gruppi parlamentari in questa legislatura, credo che non dobbiamo dare ulteriori credenziali sulla nostra affidabilità e tenuta politica, nonostante i tanti rospi che abbiamo dovuto ingoiare. Penso che avere un rapporto politico con noi diverso da quello intrattenuto finora possa aiutare lo stesso Pd a costruire una vera alternativa in questo Paese anziché rimanere una mera, e spesso blanda, forza d’opposizione.

    Fonte: Left Avvenimenti - Donatella Coccoli | vai alla pagina

    Argomenti: Donne, legge elettorale, responsabilità politica, governo tecnico, mercificazione, Bersani | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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