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Dichiarazione di Luigi de MAGISTRIS

Alla data della dichiarazione: Deputato Parlamento EU  (Gruppo: ALDE) 


 

«Perché non mi autosospendo»

  • (13 novembre 2010) - fonte: Il Fatto Quotidiano - inserita il 13 novembre 2010 da 31

    Caro Travaglio, rispondo all’articolo in cui mi prospetti l’autosospensione dall’Idv a causa del mio rinvio a giudizio. Ti ringrazio per le parole di stima e per l’appoggio passato: sei stato fra i pochi a fotografare l’assalto al pm che ero, consentendomi di non morire di isolamento.

    Veniamo al tema. Il rinvio a giudizio è un’assurdità: mi accusano di aver interpretato una norma, cioè di essermi comportato come tanti pm, supportato da dottrina e sentenze della Corte costituzionale. Magistrati equilibrati non potranno che rendermi giustizia. Non è comunque una novità.

    Sono stato denunciato – per aver applicato l’art.3 della Costituzione – da tante persone, spesso potentissime e danarose, ben servite di avvocati e con ruoli di influenza.
    Magistrati, politici, imprenditori, mafiosi. Roba da piegarti la schiena. Sono stato uno dei pochi – e ho pagato con una sentenza disciplinare ingiusta – che ha denunciato la questione morale in magistratura. Solo i procedimenti penali nei miei confronti negli ultimi 3 anni sono circa 50. Mi sono sempre difeso nei processi e sinora i miei accusatori sono stati indagati o sono processati. Sarà difficile che riesca a uscire indenne dallo tsunami abbattutosi su di me.

    I responsabili dei procedimenti disciplinari che mi hanno riguardato sono comparsi nell'inchiesta P3: parte della magistratura è distante dalla legalità. Il rischio, allora, è quello di procedimenti penali artatamente confezionati, come dimostrano indagini in cui risulto parte offesa. Non escludo che potrò, perciò, essere condannato anche in sede civile e penale.

    L’indipendenza dei magistrati è un mio caposaldo e non defletto dal denunciare le incrostazioni interne all’ordine.
    Lo faccio per i magistrati onesti che resistono. Dibattiti, interrogazioni, iniziative legislative contro corruzione e mafie, manifestazioni per i diritti mi comportano – anche da politico – denunce e intimidazioni. Quindi ti chiedo: devo fermarmi se trovo un giudice magari pavido o che mi dà torto? Da noi l’illegalità è divenuta legale per legge, il Csm ha agito come sai, la deontologia dei magistrati è valutata da un capo degli ispettori come Miller.

    In questo quadro, per ciò che dico e faccio, la reazione di tale sistema è punitiva. Allora che devo fare? Sospendere e attendere? Ho già pagato da pm e non voglio piegarmi al burocratismo giudiziario, che è cosa ben diversa dalla giustizia.

    Se diffondo le intercettazioni – quando è in atto la legge bavaglio – potrei infatti essere rinviato a giudizio. Le interpretazioni burocraticistiche favoriscono il disegno autoritario che punta a criminalizzare il dissenso, fermare i servitori dello Stato scomodi e il cambiamento.

    La mia autosospensione dall’Idv sarebbe una vittoria per tale sistema. La questione morale in politica, poi, non va ridotta al casellario giudiziario immacolato: le leggi di Berlusconi lo renderanno prerogativa di mafiosi e evasori.

    Alcuni limiti vanno però posti. Processi per reati gravi (corruzione, frode, etc) dovrebbero obbligare al passo indietro. Se un politico è assolto per un cavillo ma dalle circostanze emerge il dubbio, non può avere ruoli dirigenziali. La politica e la legalità devono prevalere sul burocraticismo, assisto al sistema contrario al sogno di un paese migliore.

    Infine il codice etico. Ricordo che il rinvio a giudizio riguarda non la mia attività di politico, ma di pm: mestiere che espone se condotto in un certo modo. Per tutte queste ragioni non posso e non voglio mollare.

    Fonte: Il Fatto Quotidiano | vai alla pagina

    Argomenti: giustizia, processi, magistratura, dissenso, questione morale, p3 | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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