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Dichiarazione di Andrea CAUSIN

Alla data della dichiarazione: Consigliere Regione Veneto (Gruppo: Misto) 


 

L'importanza dei mediatori culturali nelle scuole

  • (16 novembre 2010) - fonte: andreacausin.com - inserita il 16 novembre 2010 da 31

    Nell’ultimo decennio il Veneto ha rappresentato un’opportunità di lavoro per moltissimi cittadini di altri paesi. Questo fenomeno, da una parte ha consentito di alimentare il nostro sistema produttivo, in modo particolare il settore del manifatturiero, dall’altra, la presenza di genti che hanno culture, lingue e religioni diverse, ha posto all’attenzione dell’agenda della politica il tema dell’integrazione.

    Secondo il rapporto statistico 2010 della Caritas, nel 2009 in Italia sono nati da entrambi genitori stranieri 77.148 bambini di cui ben 10 mila nel Veneto. Queste nascite incidono per il 13% su tutte le nascite e per più del 20% in Veneto.

    I minori sono quasi un milione (932.675), il 22% della popolazione immigrata regolare. Rappresentano ben il 24,3% della popolazione immigrata regolarmente residente in Veneto. L’altro dato significativo del rapporto caritas: 572.720 (il 13%) dei residenti stranieri sono di seconda generazione. Si tratta per lo più di bambini e ragazzi nati in Italia, nei confronti dei quali l'aggettivo 'stranierò è «del tutto inappropriato», osserva il dossier.

    Gli iscritti a scuola in Italia sono 673.592 (7,5% degli studenti) Nel 2009, sono stati censiti 6.587 minori non accompagnati dei quali 533 richiedenti asilo, per lo più maschi (90%) con età fra i 15 e 17 anni (88%); per questi, «non sempre, al raggiungimento dei 18 anni, le condizioni attuali (3 anni di permanenza e 2 di inserimento in un percorso formativo) consentono di garantire loro un permesso di soggiorno».

    Gli alunni non italiani passano dai 67.398 dell’anno scolastico scorso ai 70.577 di quello che si apre, con un aumento di 3.179 unità pari al 4,7%. Come potremo garantire loro e a tutti gli altri allievi un buon livello di apprendimento nelle condizioni di precarietà e di abbandono sopra riportate?

    Ormai il fenomeno dell’inserimento scolastico di alunni non italiani è diventato irreversibile e arriva a punte che sfiorano il 19% nella scuola dell’infanzia per una media del 12,2%. E’ pur vero che soprattutto nei primi ordini di scuola i nati in Italia arrivano a superare l’80% nella scuola dell’infanzia e il 50% in quella primaria, ma resta molto da fare soprattutto nella scuola media inferiore e nella secondaria per garantire livelli di apprendimento e di integrazione adeguati evitando le forme di selezione e di abbandono oggi eccessivamente alte.

    La problematica degli “alunni non Italiani” si inserisce in una situazione già fragile, in cui versa la scuola in Veneto. Gli alunni delle scuola statale in Veneto, sono in aumento in tutte le province e in tutti gli ordini di scuola e sfiorano il tetto delle 600.000 unità (591.083 per la precisione). Il numero delle classi, per effetto dei tagli legati all’applicazione della riforma Tremonti – Gelmini, però cala da 27.979 a 27.923 soprattutto nella scuola primaria e nella scuola secondaria di secondo grado. Di conseguenza cresce il numero degli alunni per classe, anche se non in modo eclatante nella media, ma con alcune situazioni difficili dovute alla riorganizzazione dei corsi di studio nella secondaria superiore.

    Ciò che invece è gravissimo è il taglio del personale docente che, a fronte di un aumento di alunni, cala dalle 52.363 unità del 2007-08 alle attuali 48.307 unità (-4056 posti di lavoro) e il calo del personale ATA dalle 18.518 unità del 2008-09 alle attuali 16.700 (-1818). Questi numeri da soli basterebbero per dimostrare cosa significano i tagli nella scuola e danno l’idea delle difficoltà che dovranno affrontare i ragazzi, le famiglie e tutto il personale.

    Negli ultimi anni la presenza di minori stranieri nelle scuole del Veneto è andata velocemente aumentando, senza che la legislazione nazionale e regionale abbia mai sentito il bisogno di affiancare e sostenere con una legge organica il prezioso lavoro di tanti insegnanti che si sono fatti carico di gestire per troppo tempo la complessità del fenomeno.

    Non è quindi più possibile rimandare a provvedimenti una tantum la soluzione di un problema strutturale, che attiene all’apprendimento e al diritto all’istruzione dei minori stranieri figli di residenti stranieri regolari, ma allo stesso tempo alla qualità dell’istruzione dei figli delle famiglie italiane.

    Vi sono problemi legati all’apprendimento, al diritto allo studio dei minori residenti in Veneto, ma vi sono aspetti del problema che riguardano il modello d’integrazione più in generale.

    E’ in questo clima che sono nate proposte quali le ronde di volontari per la sorveglianza del territorio o l’istituzione di classi-ponte dove isolare i minori immigrati fino al superamento di test di ingresso e di specifiche prove di valutazione che verifichino la conoscenza della lingua, della cultura e delle tradizioni locali. Proposte sbagliate per questioni reali.

    Per tale ragione ho presentato una proposta di legge regionale per rivedere le politiche scolastiche in modo da favorire l’applicazione di modelli educativi che favoriscano il riconoscimento della diversità come un arricchimento dei saperi e abbiano l’intercultura come un obiettivo. L’obiettivo è di ampliare l’orizzonte culturale al quale riferirsi per la piena realizzazione di tutto il processo educativo e di apprendimento.

    In questo contesto devono essere privilegiati quei percorsi didattici che favoriscono la reciproca conoscenza e che promuovono, attraverso l’acquisizione di nuovi saperi, non solo la capacità di riconoscere gli elementi fondanti delle diverse identità, ma anche la consapevolezza delle infinite contaminazioni culturali che sono insite in ogni civiltà. È quindi quanto mai opportuno, anzi necessario e urgente, che si promuova ora una legislazione in grado di sostenere la presenza degli immigrati in Italia investendo sulla loro istruzione nel quadro dell’integrazione secondo l’orizzonte costituzionale e con l’obiettivo del conseguimento di buoni risultati. È altrettanto importante coinvolgere in questo processo gli Enti Locali che, in quanto istituzione espressione diretta del territorio, hanno già una conoscenza del fenomeno e ne vivono quotidianamente le contraddizioni.

    Fonte: andreacausin.com | vai alla pagina

    Argomenti: immigrati, scuola, cultura, integrazione, veneto, famiglie, precarietà, legge regionale | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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