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Dichiarazione di Piero FASSINO

Alla data della dichiarazione: Deputato


 

«Altro che ponte fra Obama e Putin! Berlusconi sbugiardato da Wikileaks» - INTERVISTA

  • (01 dicembre 2010) - fonte: l'Unita' - De Giovannangeli Umberto - inserita il 01 dicembre 2010 da 31

    Per il presidente del Forum esteri Pd i rapporti diplomatici cancellano l'immagine di statista che il premier italiano ha tentato di cucirsi addosso.

    Frattini che rilancia avvertimenti minacciosi quanto ambigui all'opposizione, replica seccamente: «L'opposizione non ha nulla da temere. Non abbiamo scheletri nell'armadio e siamo abituati a parlare una sola lingua».

    A sostenerlo è Piero Fassino, presidente del Forum esteri del Partito democratico. E al Cavaliere che minimizza le accuse Usa parlando di oscuri dirigenti, Fassino ribatte:
    «Non importa chi abbia redatto materialmente i rapporti. Quel che conta è che il Dipartimento di Stato li abbia considerati credibili e fatti suoi, e sulla base di essi abbia espresso giudizi severi e preoccupati sulla superficialità con cui Berlusconi gestisce i suoi rapporti internazionali».

    Come inquadrare politicamente su scala internazionale e su quella interna, la «bufera Wiklleaks»?

    «La pubblicizzazione di questa considerevole mole di file pone un primo problema molto delicato, relativo alla sicurezza delle strutture governative di un grande Paese come gli Stati Uniti d'America. I rapporti diplomatici sono per loro definizione materiale riservato, e questo spiega anche una certa franchezza e brutalità di toni di quei documenti. In realtà non ci sono novità sensazionali. Ad esempio, non è un mistero che gli americani siano infastiditi dalla corruzione in Afghanistan, così come dalle ambiguità della dirigenza pakistana. Era peraltro nota da tempo la scarsa simpatia dell'Amministrazione americana per il premier spagnolo Zapatero. Così come non era un mistero che da tempo gli americani vivessero con disagio le relazioni di Berlusconi con Putin e Gheddafi».

    Come si spiega il nervosismo apocalittico del titolare della Famesina?

    «Perché da quei dispacci diplomatici, il Dipartimento di Stato americano ha fatto discendere le proprie valutazioni e i propri atteggiamenti, e dunque ci troviamo di fronte a un materiale che ha fortemente influenzato la politica americana e i suoi comportamenti...».

    Come ne esce l'Italia del Cavaliere dalla «bufera Wikileaks»?

    «Direi molto male. Si conferma che le "relazioni speciali" vantate da Berlusconi con gli attuali leader di Russia e Libia suscitano non poche perplessità da parte del principale alleato dell'Italia, e risulta evidente quanto sia ridicolo il tentativo del presidente del Consiglio di far credere, come ha fatto ancora di recente a Lisbona, di essere il mediatore tra Obama e i dirigenti russi. La verità è che di Berlusconi gli americani diffidano e questo si traduce in un danno per l'Italia, con una netta riduzione di peso del nostro Paese sulla scena internazionale».

    Frattini ha lanciato a più riprese un avvertimento all'opposizione e in particolare al suo maggiore partito, il Pd: state attenti che quei report potrebbero investire, infangando, anche voi..

    «L'opposizione non ha nulla da temere. Non abbiamo scheletri nell'armadio e siamo abituati a parlare una sola lingua. Lo dimostra in modo esplicito il resoconto fatto dall'Ambasciata americana a Roma del mio incontro, in qualità di responsabile esteri del Pd, con un gruppo di parlamentari statunitensi a cui ho illustrato le posizioni del mio partito su Iran, Afghanistan e Medio Oriente. Sono parole chiare, giudizi limpidi, valutazioni esattamente identiche a quelle da me espresse in Parlamento e sulla stampa italiana, a riprova che c'è in Italia una forza politica, il Pd, che ha una visione di politica estera, la può esprimere in tutte le sedi senza imbarazzi, e per questo è considerato un partito credibile dagli americani, così come da ogni altro interlocutore».

    Dalla Libia dell'amico Gheddafi, Berlusconi ha detto che di quei rapporti lui non se ne cura minimamente perché redatti da funzionari di terzo o quarto grado»...

    «Non ha importanza chi ha redatto materialmente i rapporti, quel che conta è che il Dipartimento di Stato li abbia considerati credibili e fatti suoi, e sulla base di essi abbia espresso giudizi severi e preoccupati sulla superficialità con cui Berlusconi gestisce i suoi rapporti internazionali».

    Dallo scenario interno a quello internazionale. La permeabilità a cui ha fatto riferimento all'inizio da parte americana, come potrà influenzare d'ora in avanti le relazioni internazionali?

    «Certamente influirà e non in termini positivi. Perché, per un verso, d'ora in poi chi avrà contatti con le strutture diplomatiche, non solo americane, sarà più formale e guardingo, dando così a ogni interlocuzione un contenuto assai meno significativo. E anche le posizioni che ogni Governo fa discendere dalle informazioni fornite dalle proprie rappresentanze diplomatiche, si faranno più approssimative. In sostanza, rischiamo di avere una maggiore opacità del sistema delle relazioni internazionali, rendendo più difficile la governance del mondo».

    Ma cosa c'entra il multilateralismo più volte evocato da Barack Obama con lo spiare i dirigenti dell'Onu da parte americana?

    «È evidente che c'è una contraddizione, perché se si scommette sul rafforzamento delle istituzioni multilaterali, a partire dalle Nazioni Unite, non si può poi avere verso di esse un atteggiamento di diffidenza, di sospetto o di immotivato condizionamento».

    Fonte: l'Unita' - De Giovannangeli Umberto | vai alla pagina

    Argomenti: Afghanistan, usa, Berlusconi, politica estera, putin, onu, Obama, Libia, WikiLeaks | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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