Ti trovi in Home  » Politici  » Franco MARINI  » «Il Pd non può avere nostalgia del Pci. Se entra Vendola, il partito è finito» - INTERVISTA

Chiudi blocco

Altre dichiarazioni nel periodo per gli stessi argomenti



Dichiarazione di Franco MARINI

Alla data della dichiarazione: Senatore (Gruppo: PD) 


 

«Il Pd non può avere nostalgia del Pci. Se entra Vendola, il partito è finito» - INTERVISTA

  • (02 dicembre 2010) - fonte: la Repubblica - Giovanna Casadio - inserita il 03 dicembre 2010 da 31

    Se si apre la deriva a sinistra ci sarà un fronte interno molto caldo. Siamo malati di vanità.

    L'aggressione speculativa all'Italia ci sarà di certo, se si va alle elezioni. Dobbiamo puntare a un governo di responsabilità nazionale, anche guidato da una personalità del centrodestra. E il Pd deve essere all'altezza della situazione. Purtroppo è ammalato del virus della vanità, dell'io che prevale sul "noi" e dell'amore sviscerato per il palcoscenico...».
    Franco Marini aggredisce i problemi. L'ex presidente del Senato da tempo non interviene nel dibattito politico. Ma ora, alla vigilia della sfiducia a Berlusconi, denuncia qualche «sbandamento» di troppo nelle file democratiche.

    Senatore Marini, ma lei è allarmato perché torna la pace tra D'Alema e Veltroni?

    «Per me si possono pure amare, a patto che nessuno cambi le scelte fatte tutti assieme. Sento parlare di "rifondare il Pd", imbarcando Vendola. È il tuffo in un passato remoto, uno sbandamento. Se qualcuno coltiva davvero questa idea la declassi a nostalgia del Pci altrimenti offre un segnale di fine dell'esperienza dei Democratici».

    Minaccia di lasciare il Pd, se c'è un allargamento a sinistra?

    «Io lo voglio rafforzare il Pd. Ci ho creduto molto e ci credo ancora, ritenendolo una necessità della politica italiana. Dico che si aprirebbe un fronte assai caldo all'interno del partito perché significherebbe rinnegare la scelta fondativa di centrosinistra. Non lo dico da ex dc o da popolare, ma da riformista. Un partito riformista che coniughi libertà economica e giustizia sociale e che si contrapponga a un partito conservatore è nella logica della democrazia dell'alternanza. Il "pilastro Vendola" chiude la possibilità di espansione verso i ceti moderati che, malgrado la crisi, sono per la loro estensione fondamentali per assegnare la responsabilità di governare. I nostri "nostalgici" guardino all'esperienza delle socialdemocrazie europee dove non si corre dietro ai vari radicalismi per poi allearsi con i moderati sul mercato. È nella natura del partito riformista includere direttamente ampie fasce della rappresentanza sociale».

    In un momento drammatico dal punto di vista economico-sociale, con in più lo stravolgimento compiuto da WikiLeaks — il Pd guarda al proprio ombelico?

    «Il Pd ha contratto un virus che si manifesta con il prevalere dell'io sul "noi". Noi siamo una forza collettiva: nessuno vuole cancellare le individualità ma una parte dei dirigenti non schioda dall'io e dall'amore sviscerato per il palcoscenico. Questo è il male dei Democratici e Bersani mi piace perché parla della ditta, in modo forse un po' rustico ma la ditta è "noi". E parla del merito dei problemi. Un partito riformista è indispensabile perché se no i moderati sono risucchiati dalla destra e per riportare al centro il problema dell'eguaglianza».

    La maggioranza si frantuma però questo Pd non ne trae vantaggio?

    «Lo dice qualche sondaggio. Ma il Pd ha contribuito alla crisi del centrodestra. C'è un fallimento vero del governo che ha avuto una maggioranza mai avuta da altri».

    Siamo allo showdown del berlusconismo?

    «Penso che la fase di questo governo sia finita. Dobbiamo essere consapevoli dei rischi per l'economia italiana perché la Ue ci chiederà interventi drastici per ridurre il debito. Abbiamo centinaia di migliaia di cassintegrati con cassa integrazione in deroga che non è detto possano rientrare al lavoro. Ci vuole un governo di larga responsabilità anche affidato a una personalità del centrodestra».

    A Tremonti, a Gianni Letta o a Pisanu?

    «Non spetta a me fare nomi. Se nascerà, sarà un governo di responsabilità con pochi obiettivi: difendere il lavoro, mettere mano a questa montagna di debito pubblico, riattivare la domanda interna, riformare la legge elettorale».

    C'è un'Opa ostile di Vendola sulle primarie cittadine, come scrive "Europa"?

    «Naturale. Gli abbiamo aperto con le nostre regole un'autostrada. Questo meccanismo va corretto».

    Fonte: la Repubblica - Giovanna Casadio | vai alla pagina

    Argomenti: legge elettorale, sinistra, alleanze, moderati, debito pubblico, api, Vendola, terzo polo, dirigenti, Margherita, elezioni anticipate, WikiLeaks | aggiungi argomento | rimuovi argomento
    » Segnala errori / abusi
    Pubblica su: share on twitter

 
Esporta Esporta RSS Chiudi blocco

Commenti (0)


Per scrivere il tuo commento devi essere loggato