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Dichiarazione di Gabriella MEO

Alla data della dichiarazione: Consigliere Regione Emilia Romagna (Gruppo: SeL) 


 

Beni comuni e profitti privati

  • (16 dicembre 2010) - fonte: Terra - Gabriella Meo - inserita il 17 dicembre 2010 da 31

    La consigliera regionale Gabriella Meo ha posto il problema dei ridicoli canoni di concessione per le acque minerali.

    Ho presentato un’interpellanza sui canoni di concessione che la Regione incassa dalle aziende che imbottigliano acque minerali.

    Vale la pena ricordare alcuni dati emersi dalla ricerca “Il far west dei canoni di concessione per le acque minerali” realizzata da Legambiente e Altreconomia lo scorso marzo (scaricabile su www.imbrocchiamola.org). L’acqua che arriva al rubinetto di casa è buona, controllata per legge e assolutamente salutare in quanto i valori di soglia previsti dalle leggi vigenti per i metalli pesanti, colibatteri, sono più bassi per l’acqua di rubinetto piuttosto che per quella in bottiglia.

    In Italia nel 2008, leggiamo nella ricerca, sono stati imbottigliati 12,5 miliardi di litri d’acqua per un consumo pro capite di 194 litri, più del doppio della media europea e americana.

    A fronte del fatturato miliardario delle società imbottigliatrici, ci sono dei canoni di concessione ridicoli corrisposti alle regioni che ospitano le fonti. Emblematica la situazione dell’Emilia-Romagna dove nel 2008 erano state autorizzate 23 concessioni di acqua minerale per una quantità di acqua complessivamente imbottigliata in regione di 340.885.898 litri per i quali sono stati pagati dalle aziende canoni per un totale di 35.374,73 euro.

    Questa cifra ridicola deriva da canoni stabiliti con legge regionale (la 32 del 1988) ed è perfino inferiore allo stipendio del funzionario regionale che segue l’iter burocratico delle concessioni. Ogni anno svendiamo alle multinazionali miliardi di litri d’acqua di sorgente, acqua che frutta a queste società un giro d’affari di oltre 2,3 miliardi di euro. A che prezzo?

    Il 79% delle bottiglie che escono dagli stabilimenti sono in plastica di cui solo il 35% viene riciclato. Solo l’imbottigliamento comporta l’uso di 365mila tonnellate di Pet, 693mila tonnellate di petrolio, e 950mila tonnellate di CO2 equivalente in atmosfera. Solo il 18% dell’acqua viaggia su ferro, il resto su gomma con un’ulteriore e assai considerevole immissione di CO2 dovuto alle decine di migliaia di Tir. In più c’è la questione prezzo.

    Considerato che il “Documento di indirizzo delle Regioni italiane” prevede tre tipologie di canone (da 1 a 2,5 euro per metro cubo o frazione di acqua imbottigliata; da 0,5 a 2 euro per metro cubo o frazione di acqua utilizzata o emunta; almeno 30 euro per ettaro o frazione di superficie concessa), con l’interpellanza sollecito la Giunta ad adeguare la normativa, aumentando i canoni di concessione e calcolando quanto dovuto dalle aziende sulla base dei litri di acqua prelevati dalle sorgenti e non, come avviene ora, sugli ettari di superficie della concessione.

    Ho anche chiesto che la Regione definisca canoni di concessione differenziati introducendo sistemi di premialità per le aziende che utilizzano le bottiglie in vetro o, meglio ancora, il vuoto a rendere e per quelle che imbottigliano quantità minori di acqua.

    Fonte: Terra - Gabriella Meo | vai alla pagina

    Argomenti: acqua, Regione Emilia-Romagna, acqua pubblica, canone, profitto, legge regionale, riciclaggio, plastica, emissioni CO2, tonnellate equivalenti di petrolio | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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