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Dichiarazione di Giuseppe CIVATI

Alla data della dichiarazione: Consigliere Regione Lombardia (Gruppo: PD) 


 

Noi. alleati di Fini. e Udc? È un'allucinazione - INTERVISTA

  • (24 dicembre 2010) - fonte: Gli Altri - Luca Sappino - inserita il 25 dicembre 2010 da 31

    «Non la capisco, oggi, questa emergenza. Non era la stessa quando c'era l'Ulivo? E allora perché non l'abbiamo modificata allora la legge elettorale?»

    Cominciamo dalle alleanze. Mi sembra che anche per Civati l'intesa con Futuro e Libertà non è una strada percorribile.

    Hai detto bene, "anche per Civati". Non sono solo. Siamo molti, e basterebbe guardarsi attorno per capirlo. E non siamo tutti rompi-coglioni, come qualcuno continua a dipingerci.

    Per non esserlo, dicono, bisogna indicare una strada alternativa.

    E lo abbiamo fatto. Anche nell'ultima lettera, nell'appello al segretario che abbiamo lanciato dal nostro sito, ci sono tutte le indicazioni necessarie per trovare la strada.

    Da dove si parte?

    Si parte dalle alleanze, ovviamente. Ma l'interlocutore fondamentale è il PdA, il partito dell'astensione, o dell'amarezza.

    Non è quindi allargando il più possibile l'alleanza, non è un comitato nazionale di liberazione, che richiama i delusi?

    No. Ed è assai strano si debba esser noi a dirlo. Perché per anni ci hanno spiegato che gli elettori del centrosinistra si assomigliano tutti, che era importante e possibile tenerli insieme senza acrobazie, che era possibile assorbirli tutti anche solo nel Pd, nel partito a "vocazione maggioritaria".

    Poi, evidentemente, è cambiato tutto.

    Di colpo, dal giorno alla mattina — o meglio — dall'estate all'inverno. Le cose che Bersani scriveva a luglio a Repubblica, nelle lettere dall'ombrellone, sono l'esatto opposto di quello che sostiene adesso.

    E ora dice cose insensate?

    Diciamo che il Bersani estivo è molto meglio di quello invernale. Allora si parlava di un nuovo Ulivo, mi pare. L'idea era quella di definire prima chi siamo noi e poi andare a dialogare anche con altri. Mi pare una prassi un po' più ragionevole. Ragionevole e con i piedi per terra. O almeno con i piedi ben piantanti sul più banale dei sondaggi. Non ne trovi uno che dimostri che con le alleanze così larghe si fa il pieno di voti. Anzi.

    Anzi?

    Anzi, così, si consegna il patrimonio della sinistra a Di Pietro e Vendola. Il terzo polo lo facciamo così. Però sarà alla nostra sinistra e monco dell'ala più riformista, la nostra. E mancheremmo proprio noi, proprio nel ruolo che dicevamo di voler ricoprire. Il Pd diceva di voler essere questo. L'Unione ci sembrava troppo larga, e siamo andati da soli. Ora poteva essere la volta di una giusta via di mezzo, con la sinistra meno radicale e più coesa sotto la guida di Vendola e con Di Pietro, di cui continuiamo a parlar male ma con cui — lo ricordo a tutti — siamo alleati da 16 anni, ma niente. Non si può fare.

    Questo perché Vendola, come voi un "guastafeste", proprio non capisce come possa il Pd condividere la missione di Fli, "ricostuire il centrodestra"?

    Questo perché oggi, a dire ovvietà, ci si azzecca. Fini, del resto, ha detto per primo, sciogliendo ogni dubbio, che con il Pd non vuole andare. Rutelli ha dichiarato di voler fare le riforme con Berlusconi. Se non sono chiari impedimenti questi, io non so più che dire. Mi pare di vivere un'allucinazione collettiva.

    E poi c'è Torino. Con le primarie e con l'assillo. Anche quello è un partito allucinato?

    Fassino è un'ottima candidatura per il gruppo dirigente. Ed è ovvio che questo gli si stringa attorno come in un abbraccio familiare. Perché di questo si tratta.

    Fassino quindi non va bene e voi rottamatori scenderete in campo con un nome alternativo.

    Ancora una volta il tentativo è quello di farci passare per rompi-coglioni. Ma noi non lo siamo. Su Profumo, ad esempio, eravamo tutti d'accordo. Quando ci presentano una candidatura seria, bella, intelligente, nessuno si oppone. Il problema è che sfumato Profumo abbiamo sentito subito odore di bruciato. E temiamo che qualcuno voglia giocare lì una partita politica, tanto che si immaginano le primarie per Fassino, e non per Torino. Si sta rinunciando — nonostante l'investitura di Chiamparino — ad ogni idea di continuità, si impedisce al ceto politico che ha governato bene la città di diventare protagonista.

    E invece le primarie sono un'altra cosa?

    Quando noi difendiamo le primarie non facciamo altro che ripetere quanto ci hanno insegnato. Noi ci ricordiamo ancora quello che andavamo dicendo fondando il Pd.

    Vi rifate ai fondatori e però a legger l'appello, sembrate pronti a lasciare tutto.

    Secondo me il dibattito nel Pd non è ancora concluso. Però non si sottovaluti quello che abbiamo scritto, soprattutto perché non è il delirio di Civati o di Renzi. Noi abbiamo solo raccolto il dissenso di tanti. Il problema non è se se ne vanno Renzi o Civati. Il problema è che siamo sommersi di elettori che ci stanno abbandonando. Elettori che ci scrivono "guardate che non vi votiamo più", come per darci un'ultima possibilità.

    Vi sottovalutano?

    Il tentativo è quello di bollarci come "popolo del web", come un popolo di deficienti che sta su internet, un popolo fastidioso che è diverso da quello reale. Quando invece noi siamo iper reali, e segnaliamo che ora — ad esser buoni — il Pd è tra il 20 e 25%, che non abbiamo condiviso la ricerca ossessiva del governo tecnico, perché non c'erano i margini, perché non ci sono mai stati i numeri, neanche se Scilipoti fosse rimasto, e che non vogliamo aprire al Terzo Polo. Noi vogliamo organizzare il consenso nel centrosinistra e stabilire cinque punti irrinunciabili che compongono il nostro patto sociale.

    Ma voi, vi accusano, non fate i conti con la responsabilità nazionale.

    Io, intanto, modererei i toni. Anche perché non la capisco, oggi, questa emergenza. Non era la stessa quando c'era l'Ulivo? E allora perché non l'abbiamo modificata allora la legge elettorale? Perché non abbiamo fatto il conflitto di interessi? E' molto meglio moderare i toni.

    E moderati i toni?

    Vedi, tornano le banalità. Dobbiamo dire quello che vogliamo e su quello prendere i voti. Tenendo ben presente che ci sono questioni su cui le persone normali non transigono. Noi dobbiamo essere chiari. Precariato e rendite, ambiente e cittadinanza, concorrenza e fiscalità. Poi se Casini sottoscrive bene, figurarsi. Però è assurdo che una forza politica, che con i suoi alleati arriva al 40%, debba essere subalterna al Terzo Polo, ad una cosa dove c'è di tutto e che — peraltro — ancora non esiste.

    Così si batte Berlusconi?

    Per battere Berlusconi basta dire con chiarezza che sono vent'anni che promette cosa farà nei prossimi venti. E basta dire che noi, almeno, saremmo più veloci.

    E poi serve il leader. Se Fassino non va bene per Torino, Bersani va bene per il paese?

    A me pare che sia Bersani ad escludere la sua candidatura. Mi pare sia alla ricerca di altro. Mi pare che l'unica cosa detta dal palco di piazza San Giovanni e nell'intervista a Repubblica è che non è lui il candidato premier.

    Non ha detto neanche il contrario.

    Però è bene chiarire che, se non si candida il segretario, allora si apre un ventaglio di ipotesi molto largo. Se non c'è da sostenere il segretario, non c'è più nessun vincolo, neanche psicologico. Il segretario è cosa diversa da Montezemolo, o anche da Chiamparino.

    Fonte: Gli Altri - Luca Sappino | vai alla pagina

    Argomenti: legge elettorale, promesse, centrosinistra, alleanze, pd, Vendola, web, terzo polo, Ulivo, dissenso, sondaggi, astensionismo, primarie, classe dirigente alternativa, governo tecnico, Bersani, alternativa politica | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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