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Dichiarazione di Cesare DAMIANO

Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) 


 

«Fiat ha esagerato ma capisco perché Fassino dice si» - INTERVISTA

  • (30 dicembre 2010) - fonte: Il Riformista - Edoardo Petti - inserita il 30 dicembre 2010 da 31

    «Cofferati? Sta assumendo negli ultimi tempi posizioni che non posso condividere».

    Cesare Damiano, parlamentare del Pd con una lunghissima esperienza alla guida della Fiom piemontese e poi nazionale, non risparmia critiche all'intesa stipulata dalla Fiat e da Cisl, Uil e Ugl. Per l'ex ministro del Lavoro del governo Prodi, l'imperativo è «impedire che il modello Marchionne divenga il parametro delle nuove relazioni industriali».
    Ma Damiano conferma la sua apertura alla sfida della competitività lanciata dall'amministratore delegato del Lingotto. E su questo obiettivo esorta il Pd a «un confronto duro e aperto fra le sue molteplici identità, anche per impedire che il populismo e la narrazione demagogica di Vendola e Di Pietro oscurino la politica della responsabilità».

    Piero Fassino afferma che se fosse un operaio Fiat votrebbe sì in un referendum sull'accordo.

    E' una posizione che comprendo, animata dalla preoccupazione per il mantenimento degli investimenti, per il rilancio della produzione e dei livelli occupazionali. Condivido anche la critica di Fassino sull'isolamento della Fiom da parte dell'azienda nelle trattative: una strategia sostenuta peraltro dal titolare del Welfare Sacconi, che con una visione di corto respiro lavora da tempo per dividere il sindacato confederale. Quanto al referendum sull'accordo, confesso che sarei molto incerto e in imbarazzo. Ma se dovesse prevalere il sì, la Fiom dovrebbe tenerne conto.

    Sergio Cofferati esprime un appoggio convinto alla battaglia della Fiom.

    Cofferati ha assunto negli ultimi tempi posizioni assai radicali che non posso condividere. Qualunque accordo sindacale che viene accettato presenta sempre luci e ombre. Come ha ricordato Susanna Camusso, un'organizzazione rappresentativa di lavoratori non può esaurirsi nella politica dei no.

    Cosa non le piace dell'accordo su Mirafiori?

    Un elemento di assoluta gravità: la clausola che riconosce la rappresentanza aziendale dei lavoratori esclusivamente alle organizzazioni che abbiano firmato l'intesa. E' una lacerazione fortissima del tessuto di relazioni sindacali, che mette in discussione l'accordo stipulato da tutte le confederazioni nel 1993. Un'intesa che garantiva la rappresentatività alle associazioni che sottoscrivevano gli accordi, e alle sigle in grado di raccogliere almeno il 5 per cento di firme per presentarsi alle elezioni nelle aziende. Si tratta di due modelli alternativi, quello esclusivo di Marchionne e quello inclusivo del '93. Il problema, che rivolgo a Confindustria, Cisl e Uil, è quale modello debba prevalere.

    Pensa che l'intesa possa svuotare il contratto collettivo di lavoro ed emarginare i sindacati "scomodi"?

    Assolutamente sì. Lo ritengo un precedente pericolosissimo. Dobbiamo accettare la sfida lanciata dall'ad di Fiat sulla competitività, affrontando la questione dei turni, degli straordinari, dell'organizzazione del lavoro. Senza dimenticare mai, e rispondo alle accuse di Maurizio Landini, che per chi opera in una catena di montaggio e per il suo equilibrio psicofisico si tratta sempre di un enorme sacrificio. Marchionne però non può pretendere di disporre di pedine a comando, a cui viene negata la possibilità di scegliere il sindacato più rappresentativo e di esercitare il diritto di sciopero individuale. E' una concezione di "fabbrica-caserma", che rischia di allontanare la stessa modernizzazione che l'ad di Fiat si prefigge. Un dirigente che impone un modello così lacerante, che si ritaglia su misura i contratti per ogni fabbrica, come si comporterebbe se avesse acquistato la Opel, in un paese dove in ogni azienda i comitati di sorveglianza hanno un ruolo decisivo?

    Sulla vicenda Mirafiori il Pd è riuscito a coprire quasi l'intero spettro di posizioni politiche.

    E' il segno di un partito che stenta a costruire una propria identità. Abbiamo pensato che l'unità del Pd si ottenesse cancellando la pluralità delle nostre culture e sensibilità. Al contrario, dobbiamo avviare un confronto aperto e duro fra le nostre differenti identità, come la mia, laburista europea, e quella di Giuseppe Fioroni. Solo in questo modo potremo realizzare una sintesi creatrice e capace di unire, una politica basata sull'etica della responsabilità. Perché di politica abbiamo bisogno, non di populismo né di narrazioni più o meno accattivanti come quelle di Vendola e Di Pietro.

    Fonte: Il Riformista - Edoardo Petti | vai alla pagina

    Argomenti: welfare, lavoro, sindacati, pd, confindustria, relazioni sindacali, Fiat, Sacconi Maurizio, diritto di sciopero, Fiom, relazioni industriali, Marchionne, diritti dei lavoratori, catena di montaggio | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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