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Dichiarazione di Luigi de MAGISTRIS

Alla data della dichiarazione: Deputato Parlamento EU  (Gruppo: ALDE) 


 

«Io pugnalatore? Voglio solo il bene del mio partito»

  • (30 dicembre 2010) - fonte: Il Fatto Quotidiano - inserita il 30 dicembre 2010 da 31

    Rispondo a Di Pietro: "Nessuna spallata, ma facciamo pulizia"

    Caro Antonio e cara IdV, sono stati giorni di confronto, anche aspro, all'interno del partito. Questo Natale ha rappresentato un momento di riflessione per tutti sul futuro della nostra comunità politica. Eppure credo, come afferma il detto comune, che "non tutto il male viene per nuocere" e che da questa parentesi difficile possiamo uscirne rafforzati, rispetto al rapporto tra noi dirigenti e rispetto a quello con la base. Può essere, la nostra, una crisi nel senso positivo del termine greco: passaggio di destabilizzazione per una stabilità ancora maggiore. Dunque un'opportunità.

    VORREI allora provare a rimuovere le macerie negative della polemica per creare le condizioni adatte a una ricostruzione del dialogo politico, a cui siamo chiamati nel rispetto di militanti ed elettori che ci sostengono con dedizione e che tutti noi amiamo. Lo faccio con riferimento alla lettera firmata insieme a Sonia Alfano e Giulio Cavalli. Il primo aspetto che vorrei fosse chiaro è il seguente: non ho mai agito con un intento distruttivo verso l'IdV né con l'obiettivo di lanciare un'opa per la leadership, ma al contrario sono stato mosso dal fine di rafforzare il partito. E' stato posto, infatti, un problema che mi viene segnalato nelle diverse realtà locali che ho visitato, in segno di attenzione proprio verso i militanti e gli elettori. Un tema che da tempo, peraltro, segnalo al partito negli esecutivi e nei dibattiti, ma anche negli incontri che ho avuto con il presidente. Per questo il termine "pugnalata" (usato spesso in questi giorni per definire la lettera) è ingiusto. Pugnalata è il fendente inaspettato e vigliacco inferto con dolo: quanto di più distante dal mio operato a cui era ed è estraneo ogni desiderio di nuocere e, in particolare, di farlo in modo nascosto. Porre il problema della questione morale/politica, poi, non significa affermare che il partito nel suo complesso è da gettare al macero come fosse un coagulo di corruzione e trasformismo. Significa, invece, ricordare che esiste un nervo scoperto per ogni soggettività politica: la selezione della classe dirigente che, inevitabilmente, è esposta al pericolo di ingressi e partecipazioni illegittime o non all'altezza. Per questo si deve vigilare costantemente e arrivare a un meccanismo di selezione che responsabilizzi tutti, che costringa ciascuno ad assumersi, rispetto alle candidature di ogni livello, la propria dose di responsabilità. Nel successo e nell'insuccesso. Lo si deve proprio ai militanti e ai dirigenti che pretendono onestà e competenza. In occasione dell'esecutivo di gennaio potremmo discutere di questo, arrivando a confrontarci sul modo specifico con il quale garantire tale assunzione collettiva di responsabilità.

    L'IdV è una comunità politica vitale e sana, l'IdV deve continuare ad esserlo, cercando di contrastare - e ha gli strumenti etici e ideali per farlo - la fisiologica (perché tipica di ogni partito) tendenza ad essere infiltrata da personaggi come Razzi, Scilipoti, Porfidia, De Gregorio e altri. Perché questi casi ci sono stati e non possono essere liquidati come errore occasionale, altrimenti il pericolo è quello di un loro ripetersi, il che sarebbe inaccettabile perché proprio loro screditano il lavoro che militanti ed elettori portano avanti tutti i giorni.

    LA STRATEGIA liquidatoria non è degna dell'IdV, avendo l'IdV fame di trasparenza e onestà, essendo un partito dalle ambizioni elevate anche sul piano della propria correttezza interna e che deve essere "diverso" dagli altri. Detto questo, vorrei parlare dei sentimenti. E' stata, la nostra, una lettera di rabbia e amore, dettata da chi crede nel progetto dell'IdV e ha sofferto nel vedere il governo Berlusconi reggere l'urto della sfiducia grazie al sostegno di tre traditori comprati. Per questi tradimenti abbiamo sofferto tutti, come tutti crediamo nel progetto dell'IdV, allora ti chiedo e vi chiedo: riflettiamo e agiamo sul tema della classe dirigente e della rappresentanza, del tesseramento e dei congressi, della democrazia interna, per definire regole ferme perché sia garantita sempre la trasparenza. Affrontare tali argomenti, dunque, non vuol dire che il partito sia marcio e quindi da rifondare, significa riconoscere che si deve sempre migliorare. L'ingresso di personalità "altre" rispetto alla politica tradizionale (Alfano, Cavalli, me e altri), come confermato dal successo elettorale del 2009, può essere stimolo per un cambiamento del partito in senso più moderno. Possibile e necessario un equilibrio con tanta militanza politica di qualità. In questi giorni, ho letto diverse critiche in merito ad un mio presunto atteggiamento da ex cathedra, da ultimo arrivato che impone lezioni di moralità e politica.

    MI DISPIACE perché non è così, anzi spesso ho avuto l'impressione di esser percepito, da una parte della dirigenza, come corpo estraneo disgregante. Non mi sento tale. A questo partito ci tengo e in questo partito voglio stare. Soprattutto, insieme a questo partito voglio lavorare, per la sua crescita, per quella del centrosinistra e di tutto il Paese, per costruire l'alternativa al berlusconismo. E' ciò che sto facendo fin dalla campagna elettorale senza sosta: centinaia di iniziative su tutto il territorio nazionale che hanno contribuito a rafforzare l'IdV e che mi hanno portato a un consenso che mi riempie di soddisfazione, tanto quanto mi "pesa" per la responsabilità a cui mi chiama. Saremo sempre più forti se sapremo essere uniti, nelle diversità. Il pluralismo arricchisce, non disgrega.

    Fonte: Il Fatto Quotidiano | vai alla pagina

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