Ti trovi in Home  » Politici  » Sergio Gaetano COFFERATI  » «Anche io non avrei firmato. La Fiom ha fatto bene il proprio lavoro». - INTERVISTA

Chiudi blocco

Altre dichiarazioni nel periodo per gli stessi argomenti



Dichiarazione di Sergio Gaetano COFFERATI

Alla data della dichiarazione: Deputato Parlamento EU  (Gruppo: S&D) 


 

«Anche io non avrei firmato. La Fiom ha fatto bene il proprio lavoro». - INTERVISTA

  • (30 dicembre 2010) - fonte: Il Riformista - Sonia Oranges - inserita il 30 dicembre 2010 da 31

    sc «Suggerisco di mettere in calendario lo sciopero generale a prescindere».

    «La Fiom? Ha fatto bene il proprio lavoro. Io avrei fatto lo stesso»: a parlare non è un esponente della sinistra più radicale, ma un riformista moderato come Sergio Cofferati, ora europarlamentare del Pd, che nella sua stagione da segretario generale della Cgil con la Fiom ebbe molto da discutere. E che ora suggerisce al leader del sindacato Susanna Camusso, d’indire uno sciopero generale, non soltanto per l’affaire Fiat.

    Perché uno sciopero generale?

    Pochi giorni fa, Confindustria ha rivisto i dati economici del 2010 in oprevisione del 2011, concludendo che la crescita sarà più bassa di quanto stimato in precedenza e affermando, nel silenzio di troppi, che la disoccupazione crescerà per tutto il prossimo anno.
    D’altra parte, ha ragione Draghi quando afferma che la disoccupazione è ben sopra l’11%, visto che al dato Istat vanno aggiunti i cassintegrati in scadenza che non rientreranno a lavoro perché quell’impiego non esite più.
    Siamo sopra ai tre milioni di persone. E temo che le previsioni di confindustria siano ottimistiche. Con la crescita l’1%, infatti, non si crea alcuna occupazione aggiuntiva e dunque a queste stime vanno aggiunti i numeri dei giovani che dovrebbero entrare nel mercato del lavoro.
    E non trovano spazio: la disoccupazione giovanile è oramai prossima al 25% e nel 2011 la tendenza peggiorerà. Di fronte a un quadro così, il sindacato non può stare fermo, non in assenza di politiche che proteggano il lavoro e rovescino l’andamento economico. Di queste, nel Governo non v’è traccia.

    In questo quadro quanto pesa la vicenda Fiat?

    Ho suggerito di mettere in calendario lo sciopero generale a prescindere dal caso Fiat. I problemi del Paese sono di ordine generale, appunto, è la vicenda Fiat ne è un corollario delicatissimo sul tema della competitività e diritti. Pomigliano e Mirafiori confermano di non essere eccezioni, come sosteneva qualcuno, ma una strategia della Fiat che personalmente considero sbagliata, e che prevede come unica leva per competere sul mercato, la riduzione dei costi. Così, retribuzioni, condizioni di lavoro, diritti sono ridimensionati perché considerati costi. Si tratta di un modello di competitività bassa, vecchio di mezzo secolo.
    Bisognerebbe invece competere su qualità, innovazione e ricerca. E che la linea Fiat sia perdente, lo dimostrano i dati sulle immatricolazioni in Europa, calate per tutti, ma per Fiat di 15 punti percentuali più degli altri.
    Il problema non è dunque il costo, ma la qualità.

    Insomma, dopo tanto confliggere si ritrova sulle stesse posizioni della Fiom.

    In questi mesi, però, la Fiom ha fatto bene il suo mestiere. Lasciamo perdere per un attimo il caso Fiat dove, con il supporto costante del Governo, si è cercato sistematicamente l’accordo separato. Altrove gli accordi li fa, e tanti. In Emilia Romagna li fa pure separati, nel senso che è l’unico firmatario. Hanno rinnovato le rappresentanze e, piaccia o non piaccia, convincono. Per me, al tavolo Fiat la loro posizione negoziale era ragionevole e moderata. In qualche modo si sta ripetendo quel che accadde con l’articolo 18: si addita come radicale chi difende i diritti.
    E la rottura c’è stata proprio sulla difesa dei diritti collettivi.

    Fassino però non la pensa come lei.

    Non ne ho parlato con Piero. Rispetto la sua opinione, ma dissento. Anzi, aggiungo che bisogna fare attenzione quando si parla di referendum nelle fabbriche. I diritti individuali non possono essere limitati dall’azione sindacale o assoggettati a valutazione referendaria. Pensi al diritto di sciopero. Non si può votare su questo, si violerebbe la Costituzione.

    Così però si apre l’ennesimo dibattito interno al Pd.

    Almeno noi discutiamo. Se la politica non affronta questi temi fa un errore grave. Anzi, avrebbe dovuto farlo per tempo e non a valle di un accordo. Non è un’idea radicale, ma la ragionevolezza riformista.

    Ma al posto di un operaio Mirafiori, lei che voterebbe?

    Preferirei mi domandasse che avrei fatto se fossi stato un dirigente sindacale. E avrei fatto il possibile per non arrivare a questo punto. Come? Negoziando. Però, nel caso di Mirafiori, è sorprendente come non ci sia stato alcun negoziato. Un’innovazione regressiva, con la discussione fatta su carte scritte su cui la Fiat non ha cambiato una virgola. L’azienda agli enti locali dice: fatevi gli affari vostri che la politica industriale la faccio io.
    Mentre il Governo resta silente a svolgere un ruolo ancillare, dopo aver versato tanti soldi pubblici alla Fiat, per le rottamazioni come per le cassintegrazioni.
    Ecco, se su Mirafiori mi fossi trovato al posto della Fiom, non avrei firmato.

    Fonte: Il Riformista - Sonia Oranges | vai alla pagina

    Argomenti: disoccupazione, soldi pubblici, confindustria, Costituzione, Draghi, Cgil, sciopero generale, Fiat, diritto di sciopero, Fiom, Marchionne, diritti dei lavoratori, mirafiori | aggiungi argomento | rimuovi argomento
    » Segnala errori / abusi
    Pubblica su: share on twitter

 
Esporta Esporta RSS Chiudi blocco

Commenti (0)


Per scrivere il tuo commento devi essere loggato