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Dichiarazione di Italo BOCCHINO

Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: FLI) 


 

«Silvio è in trappola, accetti la nostra offerta tavolo per le riforme e legge elettorale» - INTERVISTA

  • (03 gennaio 2011) - fonte: la Repubblica - Carmelo Lopapa - inserita il 03 gennaio 2011 da 31

    Berlusconi in una "trappola". Stretto tra la minaccia di voto anticipato dell’asse Bossi-Tremonti e «l’inutile accanimento terapeutico» su una maggioranza difficile da allargare. Italo Bocchino, capogruppo di Futuro e libertà, è di ritorno dalle vacanze nei mari caldi, prepara la ripresa e il congresso fondativo di Fli a febbraio, e il presidente del Consiglio da lontano lo vede così. Al premier ora i finiani, deposta l’ascia di guerra, offrono «una via d’uscita: sieda al tavolo, accetti l’appello alla responsabilità e metta a punto un patto di legislatura con tre-quattro riforme fondamentali per il Paese».
    Diversamente, «faccia pure come creda, se governerà altri due giorni o due anni a noi interessa poco».

    Come sarebbe a dire interessa poco, onorevole Bocchino. Adesso volete lasciarlo lì a Palazzo Chigi?

    «Noi abbiamo rescisso il cordone ombelicale che ci legava a un partito che avevamo cofondato per renderlo un grande partito moderato. Ci siamo ritrovati su un vagone estremista, con la Lega a fare da locomotiva. Ora siamo oltre, a febbraio lanceremo un grande progetto per l’Italia. Proporremo un patto repubblicano, per chi ha davvero a cuore le sorti di questo Paese che, nonostante l’ottimismo del premier, vede crollare il potere d’acquisto delle famiglie, decrescere l’occupazione, Piazza Affari perdere più di altre Borse europee. Lui vuole andare avanti con tre voti di maggioranza? Faccia pure».

    Il patto voi lo stringete intanto con l’Udc, per il Polo della Nazione. Ma alla ripresa si partirà con la riforma federalista. Casini a differenza vostra ha già votato contro. Rischiate di spaccarvi al primo banco di prova?

    «La nuova coalizione voterà sempre unita. Su alcuni provvedimenti ci siamo divisi in passato, ma questo è un falso problema. Il problema vero è che federalismo realizziamo. Se la riforma consentirà di ridurre gli sprechi, bene, ma se rischia di dividere il Paese e lasciarne per strada un pezzo, allora lo facciano da soli, se ne sono capaci. Noi non ci stiamo. E su questo il nuovo Polo sarà compatto».

    D’accordo. Chiedete al premier Berlusconi di sedere ad un tavolo per mettere a punto poche riforme. Ma quali?

    «Proponiamo al presidente del Consiglio di trasformare una sommatoria di debolezze in un’occasione di rilancio per l’Italia, nell’anno del 150°. Quali riforme? Quella sul mercato del lavoro, tanto per cominciare, la vogliamo affrontare o la lasciamo fare a Marchionne? E poi, la riforma fiscale, per ridurre una buona volta le tasse a carico delle famiglie e delle imprese. Sarebbe inevitabile inserire nel pacchetto la riforma elettorale, chiaro. Infine, una grande riforma centrata sui giovani, come sollecitato dal capo dello Stato a fine anno. Berlusconi adesso ha due strade davanti a sé, anzi tre».

    Ovvero?

    «Può proseguire con l’accanimento terapeutico. Può cedere alla tentazione delle urne, sponsorizzata dalla Lega. Oppure prendere in considerazione l’unica soluzione che serve al Paese e accogliere l’appello alla responsabilità».

    Difficile. Il Carroccio già lo incalza: allargamento della maggioranza e federalismo subito o voto il 27 marzo. Cosa c’è dietro il loro pressing così insistente?

    «Alzano il tono per spaventare Berlusconi, ottenere la riforma, l’unica che interessa loro, e poi andare al voto.
    In questo Bossi fa i suoi interessi, ma ha ragione, legge i numeri, si dimostra più politico del premier: così non si governa».

    Raccontano di un presidente del Consiglio in rotta con Tremonti. Siamo già alla guerra di successione sul dopo-Berlusconi?

    «La conflittualità tra il premier e il suo ministro è evidente. La riforma del fisco è nelle mani del solo Tremonti, il quale però ha altri disegni, d’intesa con Bossi: vuole andare al voto. Perché alle elezioni la Lega vincerebbe, il Pdl uscirebbe a pezzi, e il risultato sarebbe due maggioranze diverse tra Camera e Senato».

    E a quel punto?

    «Andiamo dritti verso una soluzione alla tedesca. E chi meglio di Tremonti potrà guidare un governo di grande coalizione?».

    Fonte: la Repubblica - Carmelo Lopapa | vai alla pagina

    Argomenti: legge elettorale, riforme, Lega Nord, federalismo, tremonti, coalizione, Marchionne, Fli | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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