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Dichiarazione di Marco PERDUCA

Alla data della dichiarazione: Senatore (Gruppo: PD) 


 

Se il dissenso non è tollerato - INTERVISTA

  • (18 gennaio 2011) - fonte: La Voce Repubblicana - Lanfranco Palazzolo - inserita il 19 gennaio 2011 da 31

    Sessanta giorni per la transizione democratica non bastano per la Tunisia. Lo ha detto alla "Voce Repubblicana" il senatore Radicale Marco Perduca.

    Senatore Perduca, cosa pensa di quello che sta accadendo in Tunisia dopo la fine del regime di Ben Ali? E che ruolo dovrebbe svolgere l’Italia?

    "Quella che abbiamo visto è una rivolta che ha avuto come casus belli l’aumento dei beni alimentari. Chi conosce bene le vicende politiche della Tunisia sa perfettamente che in quel paese non era consentito il minimo dissenso perché si temeva che il paese potesse cadere nelle reti del fondamentalismo islamico, come è accaduto nella vicina Algeria. Si temeva che le Tunisia potesse diventare un avamposto occidentale nel Maghreb. E gli unici interessi che sono andati avanti non sono stati quelli dell’Occidente, ma quelli del clan di Ben Ali. L’Italia è sempre stata vicina al regime di Ben Ali e ai regimi socialisti che volevano l’autodeterminazione dei popoli africani. Questa impronta politica ha portato alla nascita di una grossa fetta di parastato. L’esercito è stato il simbolo di ogni forma di cambiamento e della distribuzione delle terre al popolo. La Tunisia si è sempre considerata un bastione dell’Olp, che qui aveva il suo quartier generale. In questo paese non ci sono state grosse riforme economiche. Ci troviamo di fronte ad una dittatura soft che si conclude nel sangue. Questa rivolta è contenuta rispetto a quello che è accaduto in Romania e in Jugoslavia".

    Rispetto a questi paesi, però, le ragioni di tali moti sono prettamente economiche. La "rivolta del pane" del 1984 in questo paese del Maghreb ci insegna che in Tunisia i rivolgimenti politici hanno una ragione esclusivamente economica...

    "La ricchezza di questo paese è concentrata nelle mani di poche oligarchie. Ma c’è anche uno scontento politico generalizzato. Nelle piazze di Tunisi e di altre città tunisine ci sono anche molti studenti che oggi non hanno un avvenire perché non c’è un sistema di opportunità che possa dare a questi ragazzi una speranza concreta per il futuro".

    Per anni si è detto che l’Italia ha avuto un ruolo politico nel colpo di Stato costituzionale del 1987 che ha portato alla deposizione di Bourghiba. È giusto che l’Italia possa avere un ruolo in questo delicato momento della Tunisia?

    "Il sottosegretario agli Esteri Stefania Craxi ha fatto delle dichiarazioni molto caute di apertura verso la transizione democratica in quel paese. Ma il ministro degli Esteri non ha manifestato ancora una posizione precisa. L’Italia, la Francia e la Spagna avrebbero dovuto preoccuparsi di indicare una transizione politica più lunga dei 60 giorni proposti per il cambiamento. Questi paesi dovrebbero preoccuparsi del ruolo che potrebbe svolgere la Libia in questo quadro".

    Fonte: La Voce Repubblicana - Lanfranco Palazzolo | vai alla pagina

    Argomenti: economia, politica estera, rivoluzione, Libia, dissenso, oligarchie, tunisia, regime | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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