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Egitto: Frattini traccheggia ancora una volta, come per la Tunisia
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(03 febbraio 2011) - fonte: blog, camera dei deputati - inserita il 21 febbraio 2011 da 17953
Partendo dal fondo, dico subito: Mubarak se ne deve andare. Lo ho sentito ripetere in Aula, ma non mi pare di averlo sentito nelle parole del Ministro degli affari esteri, il quale ancora una volta traccheggia. È la stessa situazione che si è determinata in Tunisia: c’è voluta prima la fuga di Ben Ali e poi vi è stato il timido sostegno all’inevitabile processo di transizione democratica, dopo aver sostanzialmente auspicato che la situazione tenesse, invece che precipitare. Stiamo facendo più o meno la stessa cosa: il Ministro è venuto qui a raccontarci dei suoi incontri, delle sue telefonate, ma sostanzialmente ci ha detto che lui risponde positivamente a quella che è la domanda che gli è venuta dal vice di Mubarak, Suleiman, che gli ha chiesto un sostegno alla road map. Questo significa «no» al vuoto di potere, «no» alla guerra civile e «sì» ad un accordo politico per le riforme, il che vuol dire tutto e il contrario di tutto. Ho già avuto modo di dirlo una settimana fa, quando una prima informativa al Parlamento è venuta dal sottosegretario Craxi – allora però c’era un elemento che poteva giustificare, perché le questioni erano in movimento, era soltanto questione di ore – e risultava soltanto una vera e propria informativa, senza un’analisi, una proposta o una presa di posizione. Stamattina, invece, il Ministro ancora una volta rifugge dall’analisi, dalle cause, dagli sviluppi, dai rischi, dalle ricadute. Capisco perfettamente quanto sia difficile rispondere alla domanda sul cosa fare. A questa domanda al momento non sa rispondere nessuno. Non sa rispondere Obama, non sa rispondere Netanyahu, non sa rispondere la Merkel, non sa rispondere Sarkozy. Non pretendo che risponda il Ministro degli affari esteri italiano, ma pretendo almeno uno sforzo per capire e per far capire al Parlamento e all’Italia che cosa è successo in quel Paese, che cosa sta succedendo, come e perché. Basta aprire il Corriere della Sera oggi e vedere due pagine dedicate all’intero mondo arabo in ebollizione, a tutto quello che sta avvenendo nella sponda sud del Mediterraneo, mentre questo Ministero non vi ha fatto il minimo riferimento. Siamo in presenza di una polveriera che sta per esplodere e Frattini, oggi in Aula, non ha fatto un minimo riferimento a quelle che possono essere le ricadute, non un accenno alle difficoltà, al balbettio, alle contraddizioni della diplomazia americana, non un riferimento ai timori di Israele, non un riferimento alle prese di posizione dell’Iran, e non ha fatto un riferimento a quella che può essere la deriva fondamentalista, se non esprimere una preoccupazione: bisogna scongiurare una deriva fondamentalista. Bella forza! Un riferimento al ruolo dell’Unione europea serve per dire che cosa? Che bisogna provare a proporre un progetto Erasmus per i giovani egiziani? Ma di cosa stiamo parlando? Gli «effetti annuncio» possono ancora risultare utili in questo nostro Paese, ma non certamente in Egitto. Siamo seri! Il Ministro ha voluto riconoscere che sono stati compiuti degli errori, bontà sua. Ma qui gli errori sono due, o meglio uno: o il suo ruolo è deficitario per quanto riguarda gli analisti alla Farnesina, oppure è deficitario per quanto riguarda le prese di posizione politiche. Allora, pur condividendo la necessità che si porti avanti una transizione democratica, voglio sperare che vi sia un qualche segnale di più netto nelle prese di posizione italiane. Il riferimento non può essere alla Commissione di Venezia del Consiglio di Europa, di cui appunto l’Egitto non fa parte. Vanno bene, è chiaro, la democrazia, i diritti umani e i primati del diritto, ma per quanto riguarda il Patto europeo per la sponda sud del Mediterraneo e una riunione che si farà ad aprile, si rende conto dell’inadeguatezza? Il fatto è che lì i morsi della crisi internazionale hanno fatto sollevare le popolazioni, che hanno sopportato le dittature e la corruzione, ma non sopportano più la fame. È lo stesso motivo per cui sarete travolti voi: potete imporre il regime mediatico, potete continuare in un mondo di corruzione, ma il 29 per cento dei cittadini, i giovani disoccupati italiani, vi presenteranno presto il conto, così come le famiglie che hanno visto ritornare il potere d’acquisto in Italia indietro di 15 anni
Fonte: blog, camera dei deputati | vai alla pagina » Segnala errori / abusi