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«Nelle carte della Procura un premier corruttore morale» - INTERVISTA
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(14 febbraio 2011) - fonte: LaNuovaSardegna.it - inserita il 22 febbraio 2011 da 17319
Cagliari La manifestazione delle donne "Se non ora quando" si è appena conclusa e Federico Palomba si allontana. È rimasto defilato («Oggi è la loro giornata») ma è entusiasta («C'era più del doppio degli elettori del centrosinistra alle primarie, segno che se c'è la motivazione...»).Il deputato sardo dell'Idv ha voglia di sfogarsi: «Certo non potevo mancare dopo aver letto le carte che la magistratura ha inviato alla giunta per le autorizzazioni a procedere della Camera». E incalza: «Spero che questo sia l'inizio della presa della nostra Bastiglia culturale, lui ha già fatto sin troppi danni». «Lui» è Silvio Berlusconi. Palomba è sceso in politica nel 1994, lo stesso anno del Cavaliere, ed è stato il primo a batterlo. Alle elezioni regionali. Berlusconi, fresco del trionfo alle politiche, aveva candidato il proprio avvocato sardo, Ovidio Marras, ma, come per un destino che deve ancora compiersi del tutto, a vincere fu il magistrato scelto dallo schieramento progressista.
Federico Palomba, cosa l'ha colpito di più delle carte della Procura di Milano?
«Il pianeta femminile che ne viene fuori, sono rimasto scioccato».
- Eppure lei da giudice minorile ne avrà viste tante.
«Sì, ma non è soltanto questo».
- E allora cos'è?
«Di Berlusconi, si sa, non avevo un buon concetto, ma pagina dopo pagina ne ho ricavato una conferma molto aggravata, perché è emerso un quadro di abiezione morale indiscrivibile».
- Il centrodestra vi accusa di essere predicatori non credibili e di mischiare politica e morale.
«Parliamoci chiaro. C'è una profonda differenza tra il messaggio del '68 chiamato in causa dalla destra e quello di adesso. Quel messaggio, lo si condivida o no, era di liberazione, anche nella sfera sessuale, dalle convenzioni sociali».
- Ora invece?
«C'è la mercificazione degli stili di vita, la sfera sessuale diventa schiavitù, persino per le minorenni. E leggere il loro disprezzo del "vecchio" che frequentavano mi ha gelato».
- Lei è stato a lungo magistrato minorile, non era vaccinato?
«Già, ma è molto diverso».
- In che senso?
«Non riesco e decodificare questi messaggi sul successo ad ogni costo, della perdita della dignità con la vendita del proprio corpo, questa crisi della famiglia, dei genitori più bulli dei figli...».
- Le carte della Procura di Milano offrono questo spaccato.
«Una di queste ragazze parlava col padre e il padre le diceva: continua che ti sistemi. E un fratello: vai che ci arricchiamo tutti. Aberrazioni culturali e sociali. Questa vicenda è un danno soprattutto per la società».
- Berlusconi dice che è in atto un "golpe morale".
«Da un paio di giorni dice cose che condivido».
- Come sarebbe?
«Il golpe morale c'è, ma lo sta facendo lui. E si ricorda cosa ha detto a Palazzo Chigi?».
- Ne ha dette tante per poter indovinare.
«Ripeto le parole testuali: è tutto uno schifo, è una vergogna. Sottoscrivo ma affermo che il responsabile è lui».
- Sotto il profilo istituzionale e non giuridico quelle carte hanno rilevanza?
«Certo, ci si legge l'assoluto disprezzo per il ruolo che ricopre. Si può dire che occupa abusivamente il ruolo di premier».
- Perché abusivamente?
«Non ha il minimo senso della cosa pubblica, della dignità del nostro Paese, tutto ruota attorno ai suoi interessi e ora attorno ai suoi vizi».
- Lei ha detto: Berlusconi è insieme vittima e carnefice. In che senso?
«In questa vicenda è carnefice perché esercita un potere enorme di persuasione e di corruzione morale nei confronti di queste ragazze che si ispirano ai modelli che lui stesso ha favorito, ad esempio le scorciatoie per andare in tv».
- Vittima perché?
«Si è talmente esposto che è ricattabilissimo. Emilio Fede dice di aver pagato di tasca propria il silenzio di una di queste ragazze. Un'altra viveva con uno spacciatore di droga condannato ad anni di carcere dopo aver utilizzato i mezzi messi a disposizione di persone vicine a Berlusconi. Ma è accettabile?».
- Berlusconi dice di essere un perseguitato.
«Non lo è. È un perseguito. I magistrati quei fatti non se li sono mica inventati».
C'è stato un eccesso di zelo?
«No, c'è l'obbligo dell'azione penale. I magistrati applicano la legge, i giornalisti informano e l'opposizione esercita il controllo. Ciascuno fa il proprio mestiere, tranne lui, che soffre i controlli di legalità».
- Lei ritiene che abbia ancora la forza di andare avanti?
«Berlusconi è un uomo disperato, si è accorto che questa devastazione morale può determinare la sua caduta. Vuole demolire chi lo attacca. E i colpi di coda possono essere pericolosi».
- Come spiega che mantenga tanto consenso?
«La verità è che la sua campagna elettorale è iniziata trent'anni fa, prima con le televisioni private poi, nelle fasi di governo, anche con quelle pubbliche. Ha iniettato nella società modelli improntati alla sua personale e amorale visione delle cose, ha creato assuefazione, ha introdotto un relativismo etico che spiega come persone insospettabili lo appoggino ancora».
- Difendono lui per difendere i loro interessi?
«Quest'uomo senza regole ha convinto tanti italiani che si può vivere senza regole, che si possono non pagare le tasse. Le leggi ad personam inculcano l'idea che c'è qualcuno al di sopra degli altri, i trenta condoni dal 2001 esercitano corruzione morale, i suoi attacchi ai magistrati fanno sì che tutti gli indagati si sentano vittime. Sta distruggendo lo Stato dalle fondamenta».
- Da cattolico come giudica l'atteggiamento della Chiesa su queste vicende?
«Con dispiacere, lo considero esitante. Vorrei che la Chiesa fosse meno trattenuta da valutazioni di carattere politico e meno attenta ai compromessi con il potere e più attenta al messagio evangelico del rispetto della persona e del buon esempio».
- L'alto numero di processi a Berlusconi può fargli parlare di accanimento.
«Chi disprezza il controllo di legalità e chi si sente al di sopra delle regole è facilmente portato a violarle».
- Lei fa parte della giunta per le autorizzazioni a procedere. Non c'era niente da fare?
«Ormai la giunta è diventata un salvificio per la casta. Mai un'autorizzazione, per nessuno. I giudici ogni volta si rivolgono alla Corte costituzionale e al 90 per cento vince e la Camera paga».
- Ci sono stati scontri in giunta sul caso della perquisizione all'ufficio del segretario di Berlusconi?
«Scontri no, la battaglia è stata aspra ma i numeri parlano chiaro. La maggioranza difende il capo».
- E ci sono state "compravendite" di membri della giunta?
«Sì, ma per la fiducia a dicembre, quindi prima di questo voto».
- Come opposizione perché siete contrari che Berlusconi sia processato dal Tribunale dei ministri?
«Intanto perché non è un reato ministeriale. E poi perché la farebbe franca».
- Come?
«Per i reati ministeriali è la Camera che deve dare l'autorizzazione a procedere. Non la darebbe mai».
- Pietro Soddu ha detto di recente che la cosa più incredibile è che nel centrodestra alla Camera non ci siano 10-15 uomini giusti che gli dicano basta. Davvero non ci sono?
«Non ci sono, perché Berlusconi ha messo insieme un enorme sistema di potere e di complicità: il gruppo di comando cadrebbe con lui e i peones perderebbero il seggio. E lui teme soprattutto i peones».
- Perché?
«In caso di crisi sarebbero i primi a tradirlo, a votare un altro governo, pur di salvare la legislatura».
- Però quelli di Fli sono usciti. Perché l'Idv ha creduto meno di altri a Gianfranco Fini?
«Abbiamo salutato con speranza sia la nascita di un partito della destra europea sia il tentativo di far cadere Berlusconi. Abbiamo solo contestato le esitazioni e i voti di fiducia».
- Ora un'intesa è possibile?
«Francamente, noi siamo bipolari, Fini pensa a rifare il centrodestra o a fare un terzo polo».
- È possibile una grande alleanza anti Berlusconi?
«Solo in caso di rischi per la democrazia, di deriva autoritaria, siamo pronti a fare un governo di tutte le opposizioni».
- E in caso di elezioni?
«Un'alleanza da Fini a Vendola? Non siamo d'accordo».
Fonte: LaNuovaSardegna.it | vai alla pagina » Segnala errori / abusi