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Dichiarazione di Luciano VIOLANTE
«Ora dialogare è perdere tempo» - INTERVISTA
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(08 marzo 2011) - fonte: La Stampa - Jacopo Iacoboni - inserita il 09 marzo 2011 da 31
«Non ci sono le condizioni politiche, di merito e morali»No, stavolta no. Neanche Luciano Violante, uno dei meno ossessionati dall’antiberlusconismo, crede possibile dialogare sulla riforma della giustizia del tandem Alfano-Ghedini. «In queste condizioni sarebbe una perdita di tempo», dice l’ex presidente della Camera. Il quale nel suo Magistrati (Einaudi) cita Francis Bacon invocando sì «un equilibrio» tra potere politico e giudiziario («I giudici devono essere leoni, ma leoni sotto il trono»): solo che «oggi il trono ambisce a schiacciare i leoni», scrive.
Come mai è così secco ora?
«Vede, le condizioni politiche impediscono qualsiasi apertura, in questo momento. E questo sia per ragioni legate al contesto, sia per ragioni di merito delle proposte. E poi ci sono le motivazioni di tipo morale».
Nel quadro di cui lei parla c’entra anche il giudizio morale sul premier per la vicenda Ruby?
«Naturalmente sì. Uomini politici si sono dimessi per molto meno, altrove. Mentre il presidente del Consiglio neanche ci pensa. E questo è imbarazzante. Non ci può dialogare con un indagato di reati così infamanti, che non ha neanche questa sensibilità elementare: difendersi da semplice cittadino».
Però i suoi avvocati ora dicono che si presenterà in tribunale i lunedì, e la vendono come massima dimostrazione di disponibilità, non solo processuale ma in fondo anche politica.
«Ma il punto è che poi la sua linea sulla giustizia - o il rapporto con la magistratura - non la danno gli avvocati, la dà il premier, e sappiamo di cosa è fatta. Delle solite storie sulle sinistra legata ai pm, sull’accordo tra Fini e l’Anm, su tutta una complottologia per riscrivere la vicenda italiana...».
Qualcuna delle idee di cui parla Alfano non era così distante da certe cose che anche il Pd voleva fare, o no?
«L’alta corte è una mia idea da anni, ma gettata lì, in mezzo a tante altre cose, acquista tutto un altro significato. Anche la separazione delle carriere dei pm, fatta così, è un pericolo. Il vero problema riconosciuto da tutti, ossia la terzietà del giudice, non viene certo risolto creando una corporazione di pm, sganciati dalla magistratura, che di fatto diventano dei superpoliziotti, per di più senza il vaglio terzo, o peggio, sottoposti al controllo del potere politico».
E se inserissero alcune riforme che voi giudicate davvero utili? Giustizia civile, snellimento dei tribunali...
«Certo il testo influisce negativamente, ma influiscono anche le mancate riforme, cioè tutto quello che - mentre dice di riformare la giustizia - la maggioranza non fa: il Senato federale, la riduzione dei parlamentari o, per stare alla giustizia, un solo esempio: noi abbiamo 134 tribunali in Italia, e ottanta di questi sono privi del numero di magistrati sufficiente e farli funzionare. Se si facesse un tribunale ogni provincia, il problema sarebbe risolto. Ma di questo, ovviamente, non sento parlare. Tra l’altro basterebbe una legge ordinaria, non una modifica costituzionale».
A cosa, a parte le vicende personali del premier?
«Servirà, come il presunto federalismo, a politicizzare le uniche vere elezioni in vista: le amministrative; nelle quali il Pdl farà campagna dicendo “vedete? stiamo facendo le riforme che prima Fini non ci faceva fare”...».
Fonte: La Stampa - Jacopo Iacoboni | vai alla pagina » Segnala errori / abusi