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Dichiarazione di Massimo Cacciari


 

«Cittadini noiosi. Rompiscatole incapaci di arrangiarsi» - INTERVISTA

  • (11 marzo 2011) - fonte: Corriere della Sera - Fabrizio Roncone - inserita il 11 marzo 2011 da 31

    «Impediscono di pensare ai grandi progetti»

    E’stato politicamente scorretto.

    «Io li detesto quelli politicamente corretti».

    Comunque ci è andato giù duro.

    «Mah...».

    Insomma, Cacciari: a Radio24 ha detto che i cittadini, certe volte, «rompono le palle». Lei è stato sindaco di Venezia per 12 anni e...

    «E allora? Non è forse vero? Guardi, mi creda: i cittadini hanno spesso delle pretese assurde... si sì, rompono proprio il caz…»

    Il filosofo non si affida alla retorica, parla diretto prima ai microfoni e anche adesso, non smussa non attenua, sempre cortese e però fermo, professore universitario allergico al politichese e, se possibile mai banale (come del resto dimostra la sua biografia: laurea a Padova in Estetica con una tesi su Immanuel Kant, Toni Negri docente di riferimento e molti cortei con Potere operaio; poi il Pci, di cui diventa deputato e poi ancora gli anni da primo cittadino, che s’avvicina alla Margherita per essere tra i fondatori del Pd, da cui però è già in lento e disilluso distacco. Fama da seduttore, snob quanto basta, raccontò: «a casa ho ventimila libri, un letto e un mini frigo. La cucina non c’è, perché non mi sono preparato da mangiare una sola volta, in vita mia».

    Adesso si riprende i titoli dei giornali (concluse il suo mandato da sindaco nell’aprile del 2010).

    «Ripeto: non si ha la più pallida idea di cosa significhi, ogni santa mattina, avere la cosiddetta società civile che ti invade il Comune, gli uffici, che ti sommerge la scrivania con questo o quel problema…».

    Li elenca, prende fiato, ha un tono tra il sarcastico e il disilluso.

    «Arriva quello che non vuole le prostitute nel vialetto, quell’altro invece si lamenta perché sotto casa c'è un bar dove fanno rumore la sera... ma poi compare quello che ce l'ha con i mendicanti, con i venditori ambulanti... e alla fine magari bussa ed entra uno che si lamenta perché davanti al suo portone la stradina è dissestata e, accidenti! E una vergogna assoluta...».

    Così, spiega Cacciari, il tempo operativo di un sindaco viene in parte assorbito da piccole questioni quotidiane

    «no, scusi, non in parte...se ne va per una buona parte» - e allora poi un primo cittadino «non può dedicarsi come dovrebbe alle cose grandi, importanti, ai progetti che richiederebbero impegno, dedizione, e che davvero finirebbero per qualificare una città, per migliorarne la vita».

    Ragionamento crudo, netto: e i problemi piccoli dei piccoli cittadini?

    «Sa qual è il vero guaio? E’ il malessere complessivo del Paese: la gente è in perenne disagio, è stanca, esausta, isterica, nervosa e perciò non riesce più a distinguere ciò che nella vita di una città è una sciocchezza, e ciò che invece è importante e grave. Così, alla fine, avanza un esercito di incapaci...».

    Beh, incapaci...

    «Mi faccia finire, la prego: sono cittadini incapaci di arrangiarsi su qualsiasi vicenda umana e terrena... figure tragiche e pietose che io da sindaco, e tanti altri sindaci come me, sentiamo fino alla noia e poi, appunto, annoiati, stravolti, decidiamo e diciamo: va bene, d'accordo… cosa volete? Volete una bella ordinanza? Eccola qui, eccovi la vostra bella ordinanza».

    Lei è severo

    «Sì ecco, infatti: non mi faccia continuare, perché tanto lo so, me ne rendo conto, sto dicendo cose sgradevoli»

    Una volta disse: «Io sono postumo». Poi gentilmente spiegò:

    «Comunque non è una frase mia. E’ di Nietzsche che la mise in bocca al suo superuomo»

    Fonte: Corriere della Sera - Fabrizio Roncone | vai alla pagina

    Argomenti: amministrazione comunale, politici, amministrazioni locali, sindaco di Venezia | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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Commenti (1)

  • Inserito il 11 marzo 2011 da 31
    La strategia di Massimo Cacciari è in progressione continua. L’associazione o meglio, il movimento politico ‘Verso Nord’, ne è il cardine costitutivo portante. Altrimenti perché stilare in un manifesto di 10 punti “un’agenda di priorità, alta ed ambiziosa” dove bene in vista vi si legge “serve, il prima possibile, una nuova offerta politica” ?

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