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Dichiarazione di Sergio CHIAMPARINO
«La gente dimostra che vuole riprendersi le istituzioni» - INTERVISTA
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(19 marzo 2011) - fonte: La Stampa - Andrea Rossi - inserita il 19 marzo 2011 da 31
Sindaco Chiamparino, è vero che si è commosso?«Le parole di Napolitano mi hanno emozionato. Il riconoscimento del Presidente della Repubblica, di questo Presidente - insieme con quello dei tanti torinesi che in questi giorni mi fermano per ringraziarmi - è la migliore gratificazione possibile a dieci anni da sindaco».
Rivolgendosi a lei Napolitano ha richiamato al «senso di umiltà che deve guidare chi assolve doveri istituzionali importanti».
«Ha ragione. Prima, però, ha detto un’altra cosa che condivido e mi riguarda in prima persona».
Quale?
«È stato giusto imporre il vincolo dei due mandati ai sindaci. A volte scatta qualcosa che va oltre l’amministrazione. È un rapporto di identificazione con i cittadini. Spesso è virtuoso, ma può anche diventare vizioso. Ecco perché servono forme di bilanciamento».
Ha ragione chi ha fischiato il governatore del Piemonte Cota?
«Il suo discorso è storicamente ineccepibile, rivendica un frammento del Risorgimento che ha avuto rilevanza. Quel che non capisco è il meccanismo che porta lui e altri suoi colleghi di partito a non partecipare alle celebrazioni, o esserci soltanto per dovere di firma. A suscitare le critiche è la sensazione che si voglia disertare una festa che sta coinvolgendo tutta l’Italia».
Insomma, bene il federalismo ma non chi lo torce in chiave anti unitaria?
«Sì. Anch’io sono convinto che sia importante riprendere il filone federalista, ma contrapporlo al processo di unificazione del Paese è incomprensibile. La verità è che il senso patriottico è più radicato di quel che si pensi. Troppi credono che l’orgoglio di essere italiani emerga solo quando gioca la nazionale di calcio».
Pochi però avevano previsto un risveglio così tumultuoso dello spirito d’appartenenza. Lei sì. Cosa gliel’aveva fatto pensare?
«Gli italiani ci stanno lanciando un messaggio: le istituzioni sono roba nostra. Vogliono essere protagonisti. Riappropriarsi delle istituzioni. Ecco perché fischiano chi non si fa coinvolgere in questa riscoperta della coesione nazionale. Qui, almeno secondo me, non siamo di fronte a una critica a questo governo, ma a un sentimento trasversale che ci chiede di recuperare il senso profondo delle istituzioni, che è quello di rappresentare tutti».
L’umiltà invocata dal Capo dello Stato è anche un monito a chi amministra la cosa pubblica?
«È un richiamo a chi governa, a qualsiasi livello, perché recuperi il rapporto logoro, se non frantumato, con i cittadini. E lo faccia con l’umiltà dell’ascolto e la sobrietà del lavoro, che sono poi le virtù che la gente apprezza di più».
Si può ripartire dai sindaci? Sono i politici più popolari. E l’affetto che la circonda in questi giorni lo dimostra.
«Forse è perché siamo quelli che ci mettono la faccia, i rappresentanti più vicini dello Stato, quelli che indossano la fascia tricolore e da sempre rappresentano al tempo stesso la diversità e l’unità del Paese».
Diversità e unità: Torino è invasa di bambini che sventolano il tricolore. Molti non sono nati in Italia. Cosa significa?
«Che la sfida da vincere è dentro le scuole, tra questi bambini che si sentono italiani. Non possiamo permetterci di farli sentire diversi. Magari qualche loro parente commette reati, non vuole integrarsi, ma è una situazione transitoria, prima o poi si esaurirà. Questi bambini, invece, si sentono italiani; se non li mettiamo nelle condizioni di esserlo per davvero potrebbero sviluppare sentimenti di rancore. La vera sfida per l’Italia è riconoscere loro quel che gli spetta. Altrimenti si produrrà una grave frattura sociale».
Fonte: La Stampa - Andrea Rossi | vai alla pagina » Segnala errori / abusi