Ti trovi in Home  » Politici  » Sergio Gaetano COFFERATI  » «Prima tutti zitti, ora tutti in guerra» - INTERVISTA

Chiudi blocco

Altre dichiarazioni nel periodo per gli stessi argomenti



Dichiarazione di Sergio Gaetano COFFERATI

Alla data della dichiarazione: Deputato Parlamento EU  (Gruppo: S&D) 


 

«Prima tutti zitti, ora tutti in guerra» - INTERVISTA

  • (30 marzo 2011) - fonte: Il Manifesto - Daniela Preziosi - inserita il 30 marzo 2011 da 31

    «Guerra umanitaria, «intervento armato», «partecipazione attiva ad una missione militare». La conversazione che segue inizia con una trattativa sul termine da usare, come si fa con un sindacalista. Anche se Sergio Cofferati non è più il segretario della Cgil da quasi dieci anni. «Io la chiamo guerra, punto», è la sua prima risposta. «E la condivisione di una guerra è un errore molto grave. Peraltro destinato a creare conseguenze non tutte prevedibili, che pagheremo».

    Ci sarebbero, oltre le altre, persino ragioni di opportunità per evitare di partecipare alla guerra in Libia?

    Sì. Sono contrario all'uso della guerra come strumento per definire i rapporti fra i paesi o per stimolare la democrazia in un paese. E aderisco alla manifestazione del 2 aprile. La via deve essere sempre quella della diplomazia. Ma in questo caso ci sono anche novità preoccupanti: abbiamo accettato la risoluzione Onu senza battere ciglio, non vedendo che contiene un paio di grandi contraddizioni. La prima: non è esplicito cosa si vuole ottenere, e questo lascia aperte varie interpretazioni. La seconda: nella risoluzione c'era già la guerra. «No-fly zone» è una definizione di un atto militare e di guerra. Aggiungo che la ritorsione avviene dopo un periodo non breve durante il quale non si sono tentate le altre vie possibili, come l'interposizione.

    Secondo lei cosa bisognava fare quando i fedeli di Gheddafi hanno cominciato a minacciare gli insorgenti?

    Non accetto questa domanda. A quel punto non si doveva arrivare. E si poteva. Gheddafi è un dittatore sanguinario, e non dalla scorsa settimana. E quelli che oggi sono i più determinati nella guerra sono gli stessi che non solo sono stati zitti sulla mancanza di democrazia in Libia, ma lo hanno armato. Una connivenza oggettiva.

    Tra i quali l'Italia.

    Sì. E questo mette in luce il nostro enorme problema di politica estera. Quella italiana, supina alle regole della realpolitik. Faccio un esempio: siamo silenti nei confronti della Cina, dove non c'è democrazia né libertà. Abbiamo rimosso Tienanmen. Trattiamo la Cina come se fosse un paese normale, perché è un grande mercato. E invece prima o poi, in qualche maniera, la democrazia e la lotta di classe anche lì arriveranno. E noi ci 'sorprenderemo', senza che aver fatto nulla per accentuare quelle contraddizioni e aiutare la democrazia. Il silenzio sulla Libia è ugualmente dettato da rapporti economici.

    Molti commentatori sostengono che il pacifismo, questa volta, sia stato più debole. Le voci contro la guerra in oggi sono più isolate di altre volte?

    Credo che quelli che da tempo hanno attenzione al tema della pace, in questo caso abbiano sottovalutato le dinamiche che si stavano innescando. Questo ritardo ha portato all'esplosione della fase cruenta, e cioè quando Gheddafi aggredisce i rivoltosi. L'afasia della galassia pacifista nasce da lì. Il tema della pace, normalmente, «riesplode». Non avendo una struttura organizzata, il pacifismo non è in grado di indicare per tempo i fenomeni che possono portare a una guerra. O li indica, ma poi non riesce a costruire azioni di intervento.

    C'è, credo, un altro elemento determinante nell'isolamento dei pacifisti: il fatto che il presidente della Repubblica Napolitano si sia posto dall'inizio come garante del nostro intervento militare.

    Sì, è possibile che la posizione netta e convinta del presidente della Repubblica abbia giocato una parte. Anche perché in questi anni ha svolto un ruolo saggio e delicatissimo di garanzia per il Paese. Per questo oggi distinguersi dalle sue posizioni è più difficile di altre volte.

    Il Pd si è schierato per la risoluzione dell'Onu, con pochissime eccezioni.

    Io, nel parlamento europeo, ho votato contro il testo che faceva riferimento alla risoluzione Onu. Intanto perché vi era già il tema della guerra, con la no-fly zone; poi perché sul tema umanitario non c'era nulla. E non penso solo all'aiuto per i rivoltosi, ma anche sull'accoglienza a chi sarebbe scappato. Da parte degli europarlamentari italiani, dire che l'Europa non ci aiuta è giusto. Ma allora non si deve votare a favore di quel provvedimento. Comunque, oggi tutto è superato: in Libia siamo ai carrarmati, che certo non volano. E intanto il nostro credito internazionale è bassissimo, il nostro ruolo marginale. E lo paghiamo: il dramma di Lampedusa è in parte anche frutto delle contraddizioni del nostro governo. Se gli immigrati sono da contrastare, quando arrivano perché gli altri governi di destra dovrebbero aiutarti? Il governo Berlusconi è vittima delle sue insensate teorie.

    Cofferati, la pace, Pomigliano e Mirafiori, l'adesione al Pse. Poco fa ha parlava della lotta di classe in Cina. Le sue non sono opinioni diffuse, nel suo partito. C'è una domanda di sinistra, nel Pd?

    Penso di sì. Che fa fatica a interloquire con le altre culture che sono nel partito.
    Penso che nel Pd e, per capirci. nella sensibilità di una sinistra storica, le opinioni più moderate debbano avere anche altri interlocutori. I quali debbono trovare la voglia di presentarsi e la disponibilità ad essere ascoltati. Non mi rassegno all'idea che alcuni valori debbano essere rappresentati solo fuori dal Pd. Perché devo delegare ad altri, a Nichi Vendola per esempio, la loro rappresentanza? Sono valori anche miei. Miei e, credo, di tanti altri.

    Fonte: Il Manifesto - Daniela Preziosi | vai alla pagina

    Argomenti: missioni internazionali, guerra, immigrati, sinistra, onu, pd, cina, Presidente della Repubblica, Libia, lampedusa, missione militare | aggiungi argomento | rimuovi argomento
    » Segnala errori / abusi
    Pubblica su: share on twitter

 
Esporta Esporta RSS Chiudi blocco

Commenti (0)


Per scrivere il tuo commento devi essere loggato