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Dichiarazione di Andrea BOSSI

Alla data della dichiarazione: Consigliere  Consiglio Comunale Casalpusterlengo (LO) (Lista di elezione: LISTA CIVICA) 


 

Tagli al nido e al Crep: altro duro colpo alle famiglie di Casalpusterlengo

  • (20 aprile 2011) - fonte: Sito unicobas scuola Lodi - inserita il 27 luglio 2011 da 20747
    Al termine della seconda seduta della commissione servizi sociali dedicata alla trattazione delle modifiche al servizio di asilo nido possiamo con certezza affermare che, le misure messe in campo dalla giunta Parmesani, altro non faranno che infliggere un duro colpo alle famiglie casaline e all’intero comparto delle prestazioni rivolte alle famiglie. Per il prossimo anno avrà luogo una sperimentazione che ridurrà i posti a disposizione di 4 unità. Questa scelta è stata motivata dal sindaco-assessore ai servizi sociali da esigenze di economie di bilancio: non rinnovando l’appalto con la operativa Koinè per la gestione dello spazio gioco, l’amministrazione intende dirottare una unità di personale su questa attività, mantenendo le rimanenti 7 (5 a tempo pieno e 2 partime) alla cura dei bambini del nido. Una scelta opinabile e complessa da supportare: tenendo conto della divisione dei bambini in tre fasce in base all’età e considerando le differenti esigenze di attenzione che queste fasce richiedono, distribuire l’intero corpo educatrici privato di un componente sul totale degli utenti della struttura diventerà impresa molto ardua e complicata che rischia di influire negativamente sull’armonica cura dei bambini e degli spazi loro concessi. In più si rischia di vedere definitivamente compromesso il servizio di partime. Introdotto definitivamente l’anno scorso esso sarà pregiudicato dalla modifica all’erogazione della prestazione determinata dalla “scomparsa” di una educatrice dalla attività quotidiana appresso ai bambini; in più, per chi si troverà in lista d’attesa, non sarà più possibile usufruire (come accadeva sino ad oggi) del servizio partime in sostituzione del tempo giornaliero. Il sindaco ha ventilato risparmi nell’ordine dei 50.000 €, derivanti dal non rinnovo dell’appalto della Koinè. Cifra che dovrà essere rivista al ribasso in quanto, privo del supporto della cooperativa sociale il comune dovrà affrontare da solo lo spinoso problema delle sostituzioni del personale in caso di assenza. La rassicurazione del primo cittadino in merito ad un possibile accordo con un'altra cooperativa non fa altro che confermare il nostro pensiero: un accordo si baserà sulla corresponsione di una quota economica da parte dell’ente e dunque le economie oggi sbandierate avranno una portata decisamente inferiore. Ma a rendere il saldo ulteriormente negativo sarà il pregiudizio arrecato alle famiglie: dopo aver subito i rincari tariffari determinati dalla frammentazione dell’orario (almeno 10 famiglie pagano 550 € in più all’anno, altre 10 devono pagare una cifra che si attesta tra i 200 € e i 400 € in più all’anno) senza alcun potenziamento del servizio, con la rimodulazione della fasce ISEE, i casalini fruitori del nido si vedranno costretti a sostenere una maggiorazione anche della quota fissa della retta. A questo si aggiunge la perdita della preziosa esperienza del Crep. Così facendo la città perde la possibilità di seguire quasi 40 bambini, in età da scuola elementare e media, alcuni dei quali provenienti da realtà familiari difficili e complesse. Il comune risparmierà quasi 90.000€ ma quale sarà la ricaduta sociale di questo taglio? Come è possibile far seguire ai più piccoli un progetto di cooperativa di strada come quello programmato per il 2011? Perdendo il Crep si creeranno ulteriori squilibri  ghettizzazioni derivanti dal carattere parziale e dalle particolari appartenenze che connotano gli istituti del volontariato a cui l’amministrazione chiede aiuto, si  perde così un punto neutrale di incontro e socialità. Il mondo del volontariato e dell’associazionismo non sarà poi in grado di fornire soggetti qualificati alla cura dei casi più problematici. A risultare inopportuno è poi l’approccio culturale che il centro destra sostiene nei confronti dei servizi alla persona. Per un amministratore una città non è una azienda; una città è un progetto, un progetto di vita condivisa, una sfida etica. Al centro dei pensieri di chi gestisce la cosa pubblica deve essere sempre presente la governance, che mai come oggi necessita delle più spiccate accezioni di giustizia, pluralità, condivisione e partecipazione. Il comune non deve essere un semplice ragioniere ma deve essere il regista delle solidarietà pubbliche e private che il territorio è in grado di sviluppare. Concepire la città come progetto significa avere presente il quadro complessivo della complessità cittadina, significa avere la percezione chiara di come le tessere di questo intricato mosaico dovranno incastrarsi, significa aver la capacità di programmare interventi incisivi nel tempo. Il centrodestra casalino naviga a vista: come alla guida di una protezione civile allo sbaraglio si limita a dei provvedimenti emergenziali al limite dei tempi: così non si assicura continuità, non si posano le basi per un welfare conosciuto e condiviso, così si crea solo disgregazione e si sfilaccia il collante del tessuto sociale. Quando pensiamo ai servizi sociali oltre a chiederci quali costi avranno sui bilanci comunali dovremmo interrogarci sulla ricaduta che le nostre scelte avranno sui bilanci familiari. Un comune in regola con i conti ma che per dare retta alla matematica abbandona a se stesse i suoi cittadini più in difficoltà, non ha portato a termine i suoi doveri. Al neo assessore al bilancio Mussida che non perde occasione di ricordare che l’Italia è afflitta da un elevatissimo debito pubblico e che in momenti di crisi a tutti è richiesto un sacrificio, vorrei ricordare che il nostro paese spende per le politiche sociali la metà, in rapporto al Pil, di quanto non fanno i nostri vicini europei; non è la spesa sociale e lo stato sociale che ha promosso l’universalità delle prestazioni sociali la causa dei dissesti finanziari nostrani.  Dall’insediamento del Governo Berlusconi 3 ad oggi le risorse da destinarsi al Fondo per le politiche della famiglia sono passate da 346,5 milioni di euro a 185,3 milioni di euro e la manovra finanziaria 2011 prevede un’ulteriore decurtazione a 52,5 milioni di euro (il che rende pura retorica ogni promessa di welfare familiare); dal 2008 sono stati azzerati il fondo per l’inclusione degli immigrati, il fondo per i servizi dell’infanzia e, dall’anno venturo, anche il fondo per la non autosufficienza (inammissibile in un paese che conta 2,6 milioni di cittadini non autosufficienti), mentre quello per le pari opportunità è stato quasi completamente smantellato. Il fondo per le politiche giovanili subirà nel 2011 un ridimensionamento del 65% rispetto agli anni precedenti. Il Fondo nazionale per le politiche sociali, che nel 2008 ammontava a 929,3 milioni di euro e che già nel 2010 era scemato a 380,3 milioni di euro, subirà un taglio netto nel prossimo anno che lo porterà alla cifra irrisoria (ed irrispettosa) di 75,3 milioni di euro. Negli ultimi tre anni la politica economica del centro destra ha decurtato circa 1,3 miliardi di euro destinati al sociale, il tutto nel bel mezzo di una crisi civica ed economica drammatica per molte persone. Sentire un’assessore al bilancio parlare di tagli verticali ai servizi spacciandoli per contenimento di sperperi e pronunciarsi con tanta aggressività circa l’inammissibilità delle richieste di chi chiede un mantenimento dei medesimi livelli dei servizi è disarmante, nonché offensivo delle istanze dei cittadini. Spreco è avere un asilo nido che potrebbe ospitare strutturalmente 60 bambini e costringerlo ad un regime ridotto di 40. Spreco è investire, in un momento di crisi, 100.000 € l’anno nel progetto telecamere, senza considerare che la sicurezza passa prima di tutto dalla cura degli spazi e delle relazioni sociali. Spreco è destinare 11.000 l’anno al presidente del consiglio comunale. Spreco è spendere 30.000  € in più all’anno per la modifica, non necessaria e di nessun giovamento per i cittadini, dell’orario del personale comunale.  I tagli ai servizi non sono forzati dalle sole congiunture economiche, ma sono scelte derivate dalle priorità che questa amministrazione ha deciso di seguire.  Sono convinto che l’ente pubblico debba essere fattore costitutivo e rafforzativo della coesione sociale. La coesione è essenziale per il welfare state il quale, a sua volta è spina dorsale dello sviluppo economico di una comunità. Gli istituti della cittadinanza sociale, si quelli rivolti alle fasce più deboli che quelli rivolti alle famiglie e alla formazione dei loro figli, potenziano la produttività di un paese, incrementano sia il capitale economico che, soprattutto quello sociale: la risorsa più preziosa e in esportabile di cui dispone ogni città Andrea Bossi
    Fonte: Sito unicobas scuola Lodi | vai alla pagina
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